venerdì 2 dicembre 2011

Primarie a Palermo: dentro i gazebo non c'è pace. E neanche fuori.

CENTONOVE
Settimanale di Politica, Cultura, Economia
2 Dicembre 2011
Perchè è importante il 29
Francesco Palazzo

Sembra abbastanza ragionevole la proposta del tavolo che sta organizzando le primarie a Palermo. Si mantenga la consultazione nell'alveo del centrosinistra ma si dia agli elettori la possibilità di scegliere non solo tra i nomi, ma anche tra le diverse proposte politiche che questi incarnano. Siamo già arrivati a cinque candidati. Non sappiamo quando sarà dato lo stop per la presentazione delle candidature. Ogni elezione che si rispetti ce l'ha. Altrimenti si trasforma in un inutile gioco di società. Ciascun soggetto della cinquina rappresenta un ampio ventaglio di proposte politiche. Si va dalla sinistra dura e pura alla totale apertura ad ipotesi terzopoliste. Il votante ai gazebo del 29 gennaio, avrà dunque di che scegliere. Questa potrebbe risultare una soluzione più che sensata anche per il PD. Lasci perdere gli ultimatum alla Borsellino, che peraltro sembra aver modificato sensibilmente la propria posizione. Ha al suo interno ben tre candidature abbastanza eterogenee tra loro, l'eurodeputata, Davide Faraone e Ninni Terminelli. Ciò dovrebbe bastare ai democratici per finirla con i viaggi romani verso la segreteria nazionale, alla quale si chiede lo scioglimento di chissà quale rebus. Se si crede davvero alle primarie come strumento di scelta, l'ultima parola la deve dire il corpo elettorale che farà le file, e pagherà, per esprimere il proprio parere. Se qualcuno dei big sponsor democratici di Lombardo alla regione, ritiene che tre candidature in un partito sono poche, o poco rappresentative, la smetta di fare melina. Prenda il coraggio a quattro mani e aggiunga il suo nome ai cinque già in lizza. Sottoporsi al voto popolare è il miglior modo per trovare conferma, o meno, alle proprie idee e prospettive politiche. Questa ipotesi di percorso proposta da Palermo è ora, per scongiurare qualsiasi messa in soffitta dell'elezione primaria, dovrebbe sembrare più che giudiziosa pure a Italia dei Valori. O, se dobbiamo dirla senza giri di parole, a Leoluca Orlando. Non è mettendo pregiudiziali che si costruisce la politica, così si edifica soltanto il deserto. E ci pare che una parte dell'eredità lasciata dalla primavera di Palermo e dalle due legislature degli anni novanta, insieme a tanti aspetti positivi, è consistita proprio nel fare terra bruciata nel vicino di casa. Regalando a questa città dieci lunghi anni di un pessimo centrodestra. Se l'ex sindaco ritiene che le sue ragioni politiche siano maggioritarie tra i simpatizzanti del centrosinistra palermitano, non deve fare altro che sottoporle al vaglio delle primarie. Che, così concepite, dovrebbero andare bene anche al terzopolo, che continua a lanciare ultime condizioni al PD da una parte e alla Borsellino dall'altra. Attenda con rispetto che il popolo del centrosinistra si pronunci a fine gennaio, senza far intendere di avere chissà quanti candidati pronti a scendere in campo a Palermo. Per la verità, di tutta questa folla pronta a correre sotto le insegne di autonomisti e company nel capoluogo, per la poltrona di primo cittadino, sinora non ne abbiamo avuto sentore. Ci risultano, al contrario, prese di distanza e gentili dinieghi. Se avessero avuto l'asso nella manica, il nome a cui non si può dire di no, quello fortemente rappresentativo e in grado di vincere, l'avrebbero già tirato fuori. Stessa cosa poteva fare il PD prima di proporre la candidatura a Rita Borsellino, una persona che è sempre stata più che chiara circa il matrimonio tra i democratici e Lombardo. Il PD poteva, cioè, semplicemente, trovare un nome che fosse il rappresentante della maggioranza che al momento governa (?) l'ARS. Se non l'ha fatto, un motivo ci sarà stato. Non sono del tutto convinti, loro stessi, di quanto teorizzano? Oppure hanno paura di portare alle urne, in un appuntamento più che significativo, come le elezioni nella quinta città d'Italia, il loro progetto politico? Tornando alle primarie, si deve ricordare che dovrebbero essere uno strumento in mano agli elettori, non una clava in mano ai partiti per picchiarsi meglio. E non possono costituire nemmeno, al contrario, quando il mare non è agitato, il giro di giostra che i notabili di partito, giovani o anziani che siano, concedono ai votanti, tanto tutto è già deciso. Se i partiti del centrosinistra palermitano, allargato, ristretto, con o senza panna, non riescono a trovare una strada percorribile e unitaria circa il perimetro della coalizione, ed è sotto gli occhi di tutti, e pensare che hanno avuto dieci anni per allenarsi, lascino agli elettori la decisione ultima scegliendo una delle cinque, sei o sette proposte politiche, provenienti tutte dal centrosinistra, che però propongono soluzioni diverse. Si ha forse paura di ciò? Lo comprendiamo. E' più semplice essere quattro amici al bar e sfinirsi con polemiche al vetriolo e veti oltranzisti. O si ritiene che quanto sono in grado di decidere una decina di persone sia più importante e significativo di quanto possono fare ventimila e più votanti ai gazebo?

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