lunedì 5 marzo 2012

La vera posta in palio delle primarie.

LIVESICILIA
lunedì 5 marzo 2012

Francesco Palazzo


Fu vera gloria? Ai posteri di maggio l’ardua sentenza. Perché, vedete, ancora il bello deve venire. E ciò che sarà difficilmente il centrosinistra potrà costruirlo sulle macerie che lasciano queste primarie. Già i visi deformati dall’urlo della vittoria e poi i commenti dei tifosi di una parte del Pd, che non vincendo mai niente gli sembra un miracolo aver strappato un’affermazione per il rotto della cuffia, dicono tanto. Ma cosa lascia a terra l’ululato che stanotte è partito da una parte della curva? Intanto, ci pare, la fine dell’Orlandismo. L’ex sindaco non è riuscito a dare più di tanto alla sua candidata. Anzi, potrebbe pure averle fatto talmente ombra da nuocerle in termini di consenso. Sì, perché in fondo Rita Borsellino, una che alle ultime europee ha rianimato il Pd con più di 220 mila consensi, quei diecimila voti li avrebbe presi comunque. Tanto che non si capisce a cosa sia servito, oltre l’apporto orlandiano, l’appoggio di Sinistra è Libertà e di un pezzo del Pd. A proposito, questa parte di democratici ha dato l’impressione d’impegnarsi più per non fare uno sgarbo a Bersani, che perché convinta di ciò che faceva. E il risultato è lì a dimostralo. Mentre gli sponsor democratici di Ferrandelli, che dal canto suo ci ha creduto tantissimo, sapevano di giocarsi la partita finale e sono scesi in campo con i parastinchi e i paradenti. Erano motivatissimi e hanno utilizzato tutti i mezzi che avevano a disposizione. E’ la politica, bellezza. Del resto il segretario nazionale l’aveva detto. Le primarie non sono un pranzo di gala. Se rimaneva qualche ora in più si sarebbe accorto che l’eufemismo, nel caso palermitano, proprio non reggeva. Adesso gli riconsegnano, dalla Sicilia, un partito che esce veramente con le ossa rotte da questa competizione. Non è che andasse molto meglio prima, ma almeno respirava. Si tratta pur sempre di quella formazione politica talmente stordita da non riuscire a capire di avere nella propria formazione uno come Davide Faraone. Che prende quasi ottomila voti da solo. Dicevano che non l’avrebbero sostenuto perché lui vuole rottamare il partito. E non si sono accorti che proprio le due candidature esterne al Pd, che sono arrivate al traguardo insieme sul filo di lana, il partito lo hanno polverizzato. Altro che rottamazione. Qui ci vorrà l’aspirapolvere. Servirà anche per raccogliere quel che resta della leadership regionale. Che, dalle primarie del 2009, ha ondeggiato troppo e alla fine è caduta nella via di mezzo. Quella che ti fa straperdere e non ti da neanche l’onore delle armi. Poi c’è qualche dettaglio. Nella notte piovosa di una domenica di marzo, rimangono a terra i soliti dubbi di combine e brogli, schede in meno o in più. Ma fa parte dell’armamentario che segue la guerriglia. Tra un po’ nessuno si ricorderà più di queste bazzecole. A meno che qualcuno non prepari un colpo di scena. Ma lasciamo questo aspetto ai giorni a venire. Quello che rimane tra le mani, nitido, è piuttosto un centrosinistra che sembra vivo con i suoi quasi trentamila elettori che hanno sborsato contenti l’obolo nei gazebo, e invece non sapevano che si stava celebrando il funerale di una coalizione che da oggi non può essere più la stessa. Perché questa era la vera posta in palio. Sì, c’è il patto di ferro siglato al Delle Palme circa l’illibatezza dei confini del perimetro entro cui si dovrà muovere il candidato a sindaco. Ma, suvvia, cosa volete che valga oggi quel patto. Niente. Nemmeno la carta su cui è scritto. E non perché qualcuno cercherà subito d’infrangerlo. Potete giurarci. Le garanzie di rispettare, da una parte, il risultato delle primarie, dall’altra l’entente cordiale marchiato a fuoco nell’albergo palermitano, si sprecheranno. Ma ormai la fase è un’altra. Le carte le danno sempre i vincitori. E vedrete che saranno carte nuove. Certo, c’è la nuova legge elettorale, con il voto confermativo sul sindaco. Lì la miccia dei feriti e perdenti di stanotte potrebbe riaccendersi e il viaggio concludersi al primo turno. Del resto gli elettori non hanno fatto patti con nessuno. Se così sarà, il trionfo della prima domenica di marzo si trasformerà in qualcos’altro. Per informazioni chiedere a un certo Pirro.



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