venerdì 23 giugno 2017

Antimafia: sicurezza ed estetica. Palermo non è Stoccolma.

La Repubblica Palermo
22 giugno 2017

I lavori in corso al palazzo di giustizia se la sicurezza prevale sull'estetica

Francesco Palazzo

 Quando entrano in conflitto sicurezza ed estetica bisogna sempre contestualizzare. Una cosa è mettere nel calderone della polemica questi due aspetti a Stoccolma, un'altra discuterne a Palermo. E, visto che non siamo in Svezia, dobbiamo chiederci se devono più preoccuparci i timori di un magistrato come Roberto Scarpinato oppure le, ragionevoli e per carità rispettabili, critiche di insigni urbanisti e architetti palermitani. Ci riferiamo alla polemica in corso sui lavori dentro la cittadella giudiziaria. Si stanno collegando palazzine con dei passaggi in vetro blindato e ferro, interrompendo in quei tratti la viabilità che era stata virtuosamente progettata e realizzata. Si dice che tali collegamenti già esistono nei sotterranei e in alto e che non c'era bisogno di crearne altri. Ma, evidentemente, se i lavori sono stati approvati vuol dire che le motivazioni della sicurezza hanno avuto, giustamente, il sopravvento su altre pur fondate ragioni. Afferma Scarpinato che, viste le minacce degli ultimi tempi, si deve ricorrere a tali ulteriori schermature. Quando verranno meno le preoccupazioni, continua, che non possiamo che ritenere gravi e presenti, vista l'autorevolezza del magistrato che parla, si toglieranno tali ulteriori passaggi protetti. Ora, tenuto conto che comunque il sito complessivamente manterrà la sua fisionomia, dobbiamo riflettere, come società civile, più che sull'estetica sul fatto che ancora vi siano magistrati così esposti. Tanto da non poter star sicuri sin dentro il palazzo di giustizia più protetto d'Italia. E, di rimando, se ci rimane tempo dopo la polemica che ci impegna, focalizzare la circostanza che ci sia ancora una criminalità organizzata così forte da minacciarli sin lì. Infine, altri due rilievi. Il primo si riferisce all'affermazione che la cittadella giudiziaria è stata così concepita perché devono essere i cittadini a proteggere i giudici. Bella prospettiva. Se fossimo appunto a Stoccolma. A Palermo, con tutto il sangue che abbiamo alle spalle, sembra più un auspicio, posizionato chissà in quale futuro. Inoltre si ritiene, ed è vero, che tale opera urbanistico-architettonica ha ridisegnato, e non si può negare, un nuovo rapporto tra i luoghi dove si amministra giustizia e la città, riqualificando la zona. Anche se qualche dubbio si può avanzare. Il mercato del Capo è a due passi, non sarà difficile per nessuno notare che, più o meno a tappeto, regna il far west dal punto di vista dei titoli d'acquisto, più volgarmente detti scontrini fiscali. Difficile uscire con sacchetti pieni di spesa e i corrispettivi pizzini attestanti l'esborso. Alcuni esercizi commerciali non hanno neppure la cassa da dove fare uscire i mitici pezzetti di carta. Estendendo lo sguardo a tutto il quartiere non è che si possa dire che la bellezza trionfi in maniera lampante sol perché si è insediato un manufatto di pregio. A Palermo le cose sono complicate, per usare un eufemismo. A pochi passi dal Palazzo di Giustizia è stato ucciso platealmente a legnate un penalista. Teniamo dunque in considerazione estetica, assetto architettonico e visione urbanistica. Ma non dimentichiamo tutto il resto.



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