La Repubblica Palermo – 9 dicembre 2018
L’antimafia dei distintivi e quella dei
fatti
Francesco Palazzo
La denuncia della richiesta di pizzo del costruttore
Giuseppe Piraino non ha coinvolto, nemmeno come privata solidarietà, suoi
colleghi imprenditori. Lui stesso ce lo dice.
A 27 anni dall’assassinio di
Libero Grassi, che faceva solo il suo dovere di uomo libero in mezzo a tanti
che stavano zitti, ci pare di non esserci spostati poi molto. Soprattutto
se consideriamo la circostanza che non si è costruita, in quasi tre
decenni, una rete di protezione e consenso che renda normali tali reazioni di
fronte a chi minaccia la libertà d’impresa. L’antimafia, in questo settore, ha
smosso più chiacchiere e distintivi che fatti.
Come allora, il gesto di Piraino
è più unico che raro.
Intanto,
dall’ultima operazione antimafia viene fuori che Cosa nostra è cercata per
i bisogni più vari. Anche qui registriamo che non c’è soluzione di continuità
rispetto al passato.
Abbiamo, dunque, da un lato, una condotta coraggiosa, che
indica a tutti la via da seguire, dall’altro scorgiamo non evidenti
cambiamenti.
La forza del singolo in un sistema sociale tornato ad essere
distratto nel contrasto alle cosche.
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