La Repubblica Palermo
27 aprile 2019
Se Foscolo andasse ai Rotoli
Francesco Palazzo
All’ombra dei cipressi e dentro l’urne è
forse il sonno della morte men duro? si chiede Ugo Foscolo nei Sepolcri.
Facile
tornare a questo incipit leggendo il reportage di Repubblica sul cimitero dei
Rotoli, con 267 salme in attesa.
No, risponde il poeta, ma aiuta chi resta
a intrattenere un dialogo con i propri cari in una situazione di rispetto per
chi non c’è più.
Il morire, per chi non ha una sepoltura familiare, non può diventare
un dramma che si somma al dolore.
A quanto pare saremo costretti nel capoluogo,
mentre ci occupiamo dei problemi dei vivi, a continuare a pensare a queste vie
crucis che vivono tante famiglie nell’incrociare l’ineluttabile fine vita.
Dovremo dotarci anche noi di un Foscolo del ventunesimo secolo che sappia
dirci, con sapienza e pietà, parole aggiornate e adeguate ai nostri tempi?
Siamo ben distanti dal 1806, anno in cui venne esteso al Regno d’Italia
l’editto napoleonico di Saint Cloud, contro il quale scrive il Foscolo.
Il provvedimento stabiliva che le tombe,
tutte uguali, dovevano essere poste al di fuori delle mura cittadine. Ciò per
il vate era motivo di scandalo. Ma c’erano almeno le tombe. Le quali, peraltro,
si disponeva che dovessero sorgere in luoghi soleggiati e arieggiati. Contesto
ben distante da quello presente adesso, nel 2019, per centinaia di deceduti e
rispettivi nuclei familiari nel deposito del cimitero palermitano.
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