La Repubblica Palermo – 17 aprile 2019
La gang ossarotte e la città da guarire
Francesco Palazzo
Guardando lo spaccato di Palermo che viene
fuori da questa indagine che ci racconta di persone con le ossa rotte, di
violenza, di mutilazioni a pagamento di disperati al fine di truffare le
assicurazioni dobbiamo chiederci che tipo di città ci consegna.
Se è marginale
questa fascia di umanità disumana nella nostra comunità o se è il caso di porre
qualche punto di domanda su un capoluogo che si vorrebbe quasi guarito da tutti
i suoi mali e finalmente in fase di redenzione da tutte le sue sofferenze.
Talvolta, senza accorgercene, possiamo correre il rischio di coprire,
allungando a dismisura la parte di Palermo che ha fatto passi in avanti, tutte
le altre sezioni ancora doloranti di questa metropoli.
Probabilmente dovremmo affrontare con più
attenzione le contraddizioni del passato e i nodi irrisolti del presente, mafia
compresa. Altrimenti le une e gli altri rischiano di rimanere lì mentre ci
raccontiamo la buona novella del migliore dei mondi possibili che Palermo
starebbe diventando.
Capiamoci. È innegabile che vi siano diversi aspetti
incanalati nel verso giusto. Nella capitale dell’Isola si respira un’aria
diversa. Negarlo sarebbe da stolti.
Ma proprio per questo il movimento
migliore e più saggio da mettere in campo adesso è quello, partendo dai diversi
pezzi del mosaico cittadino che funzionano, di posizionare al loro posto,
risanando il tanto che c’è da guarire, tutte le altre tessere. Col tempo che ci
vuole, ma con decisione e chiarezza. E qui nessuno può stare a guardare.
Per
farlo, bene, occorrerebbe conoscere tutti gli angoli, quelli delle stanze di
rappresentanza e quelli dei ripostigli dove vengono messe tutte le cose che si
vogliono sottrarre alla vista.
Ma siamo in grado di darci una narrazione
completa ed esaustiva della Palermo di oggi?
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