La Repubblica Palermo – 15 agosto 2019
La rinascita del Palermo, un esame anche
per la città
Francesco Palazzo
Dario Mirri, e chi con lui ci ha
messo dentro il proprio patrimonio, ha acceso una luce sul Palermo calcio.
Con la conferenza stampa allo stadio, parlando da tifoso, confermando che non
lascerà il suo posto in gradinata e rivelando che ogni abbonato avrà il suo
nome sulla sediolina. L’imprenditore ci dice, dando l’esempio nell’unico modo
concreto che esiste, ossia mettendoci quattrini ed entusiasmo, che è finito il
tempo delle belle intenzioni e che ciascuno deve contribuire al presente e al
futuro della società calcistica. Non soltanto con il tifo appassionato o
festeggiando la squadra nel luogo del ritiro precampionato sulle Madonie. Ma,
soprattutto, e qua le chiacchiere stanno a zero, mettendo una mano sui cuori
rosanero e l’altra in maniera decisa, ma sicuramente non rovinosa per le
finanze familiari, ai portafogli. In Europa, in Italia, in Sicilia, nel mondo
del calcio, esistono esempi di azionariato popolare. Il nuovo statuto del
Palermo lo prevede espressamente. Già ci sono proposte avanzate a chi guida il
Palermo. Peraltro, cosa importante, si assegna a tale presenza, a prescindere
dalla quota sborsata, un ruolo del 10 per cento nel consiglio di
amministrazione e un posto sui tre previsti in un organismo di controllo. Si
può anche partecipare, se abbiamo ben capito, con quote minime. Ai palermitani
e ai tanti in giro per la Sicilia e nel mondo, che si dichiarano innamorati
alla follia dei colori rosanero, non rimane che passare dalle frasi piene
di trasporto e dedizione, belle e roboanti, non c’è dubbio alcuno, ai più
prosaici e utili accrediti. Stessa cosa vale per i tanti imprenditori
palermitani, anche piccoli, che non vogliono soltanto stare a guardare, e
sembra ve ne siano pronti ad uscire allo scoperto. Tra l’altro, se il Palermo
dovesse, come ci auguriamo, salire subito di categoria e scalare l’olimpo del
calcio italiano sino alla massima serie, l’esposizione economica di Viale del
Fante crescerebbe a dismisura. In ogni caso sarebbe, qualora si riuscisse ad
attivare al meglio l’azionariato popolare, una interessante esperienza corale
che andrebbe ovviamente, ci vuole poco a capirlo, oltre l’ambito strettamente
sportivo. Dimostrerebbe che i palermitani sanno fare qualcosa insieme per la
città. Finendola una buona volta di lamentarsi rimanendo immobili. Si
tratterebbe, non c’è migliore occasione di questa, di uscire dai particolari
dei propri orticelli e di scommettere su un progetto comune. Insomma, da questo
punto di vista potrebbe essere subito serie A per tutta la comunità. La quale,
questa volta, più che puntare il dito contro qualcuno, magari proveniente da
fuori, movimento assai facile e talora ingeneroso se il passato è stato pure
pieno, come nel caso specifico, di tante soddisfazioni calcistiche, può quel
dito alzarlo, dicendo noi ci siamo. Vedremo presto se si saprà passare dalle
parole ai fatti. Facendo diventare questo apporto non una cosa di nicchia, ma
una pratica di massa veramente popolare.
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