mercoledì 8 dicembre 2021

Palermo, quartieri di edilizia popolare: le carenze di analisi sul passato e la carità a vuoto di oggi.

 


Creare enclave di edilizia popolare allo Sperone, allo ZEN, a Brancaccio, a Passo di Rigano, e l'elenco potrebbe proseguire, con altre zone di Palermo o considerando altre città siciliane. Questa la prima, sbagliata, mossa. Quella di mettere dentro territori, già con una loro storia o creati ex novo, tutto il disagio possibile. È come fare due più due. Con pessimi risultati e macerie assicurati nel medio e lungo periodo. Con intere generazioni consegnate alla devianza e alcuni territori, si pensi allo Sperone dentro la costa sud, del tutto snaturati rispetto alla loro vocazione naturale. Tanto poi si attivano la carità, le agenzie del volontariato, le parrocchie, le scuole. Ogni tanto la visita di qualche ministro, sottosegretario, segretario di partito, premier.  I quali impartiscono benedizioni con diremo, faremo, provvederemo. Quando la misura è colma si può anche organizzare una bella marcia piena di buone intenzioni. E cosi il cerchio più o meno si chiude lasciando le cose come sono. E non per cattiva volontà degli attori in campo. Ma in quanto occorrerebbe partire innanzitutto da un'analisi onesta delle incresciose scelte politiche, urbanistiche, abitative, sociali, fatte in passato. Se mancano le corrette e precise considerazioni di partenza, la palestra, il giardinetto, la piazzetta, la panchina, il pacco di pasta, il reddito di cittadinanza, il tram che benedice qualche periferia, magari accompagnato pure un bel centro commerciale, le scuole che tentano di svuotare il mare con il secchiello, servono soltanto a mettere qualche pezza caritativa, stile ottocento, in tele ormai irrimediabilmente consunte, squarciate, disintegrate. Se invece si parte da una corretta ricostruzione degli errori compiuti si può innanzitutto chiedere scusa e giurare che mai più si faranno cose simili. Il secondo passo dovrebbe essere quello di svuotare tali contesti. Intanto intervenendo sui più giovani. Bene dunque sta facendo, penso vada affermato con chiarezza, la magistratura a togliere i bambini e le bambine alle famiglie per consentire loro un presente e un futuro diversi. Ci si chiede. Questi interventi testimoniano e mettono la firma sotto fallimenti derivanti da colpevoli scelte politiche, abitative e urbanistiche, che del resto non potevano fornire che questi risultati? Certo. Se così è perché non prenderne atto onestamente invece di continuare ad alimentare il fuoco tenendo in piedi determinate situazioni? Magari sperando, invano, perché così è e la realtà effettuale ce lo mostra, di ottenere chissà quale miracolo dopo l'applicazione di pietosi rammendi. Che sicuramente placano le nostre coscienze. Ma che non modificano sostanzialmente nulla. Nello stesso tempo va pensata e attuata, oltre che per i più piccoli, una diversa collocazione, caso per caso, dei nuclei familiari. Evitando ovviamente di creare altrove enclave dello stesso tipo. In modo che i bambini possano trovare ambienti familiari e non strutture di clan, che li facciano crescere come hanno diritto. Ci vuole più tempo a mettere in campo questa operazione? Certo. Ma del resto sono trascorsi diversi decenni senza che si facesse nulla di strutturale. Non perdiamo dunque altro tempo.

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