mercoledì 16 febbraio 2022

Primavera 2022, Palermo al voto. Come Napoli 2021 o come Palermo 2001?

 La necessità di andare oltre la primavera di Palermo

Repubblica Palermo – 16 febbraio 2022

Francesco Palazzo

Pochi mesi dal voto a Palermo, c’è molta confusione sotto il cielo. Nel centrodestra ci sono le conseguenze della battaglia per il Quirinale. Nel centrosinistra si moltiplicano le candidature. Se dovessimo valutare la consistenza dell’album potremmo già chiudere i giochi per overbooking. Ma siccome di mezzo ci sta Palermo, il metodo non può essere questo. La nostra città si presenta al voto non in splendide condizioni. Di tutto ha bisogno tranne che di una gara tra candidati, civici o politici che siano, ammesso che vi sia differenza. Un giorno si parla di primarie, il giorno dopo si buttano nel cestino. Ora sono tornate in agenda. Anche se a questo punto non sappiamo a cosa possano servire se non ad allargare il campionario di biografie. Per carità, tutte specchiate e di buonissima volontà. Ma la strada può pure essere un’altra. E non può coincidere con la strategia di chi alza steccati. L’onorevole Boccia, nell’interessante intervista di domenica firmata da Carmelo Lopapa, parla di modello Napoli per Palermo. Dove non si è ricorso alle primarie. Può essere un riferimento. Ma bisogna fare attenzione. Mi chiedo infatti, visto che dalle urne escono voti e non belle idee, se oggi a Palermo abbiamo la stessa situazione del capoluogo partenopeo. Cioè un Pd che supera il 12 per cento, i Cinque Stelle quasi al 10, una lista del sindaco in grado di sfiorare il 10 e altre 10 liste capaci di prendere il 34 per cento. Se è così, può essere la strada giusta. Anche perché per vincere al primo turno in Sicilia non è necessario arrivare al 63 per cento, come ha fatto, saltando di molto oltre l’ostacolo del 50, il sindaco di Napoli, ma mettere in saccoccia un voto in più del 40. Tuttavia, questo è il punto, il quadro elettorale che verosimilmente si presenterebbe tra pochi mesi a chi dovesse rappresentare a Palermo solamente il PD, i Cinque Stelle, la Sinistra e i Civici, potrebbe essere molto scarno. E dipingere più che una replica di Napoli 2021, un’amara fotocopia di Palermo 2001. Quando la coalizione di centrosinistra non superò il 24 per cento e il centrodestra fece bingo. Un cappotto che oggi forse a Palermo potrebbe calzare a pennello a quanti magari guardano al proprio più che alla città. Sarebbe il caso di mettere un punto alla lunghissima stagione della primavera. Non perché non sia servita. Ma in quanto alla lunga sta diventando più un limite che una risorsa. I protagonisti in campo devono pensare e agire non quali eredi di un’epoca, ma come chi deve costruire l’oggi e il domani. Nella considerazione che nelle ultime due legislature non tutto è andato bene e che su taluni aspetti occorra più discontinuità che continuità. Si dirà che ci vuole il programma prima, poi il perimetro della coalizione, di seguito vedere se fare o meno le primarie e alla fine approdare a un nome. Non si vota però tra due anni, ma tra novanta giorni più o meno. E perdendo ancora tempo, sostanza essenziale della politica, si concede luce ad altro. Perciò si potrebbe per il centrosinistra percorrere una via ragionevole e rapida. Quando la politica vuole sa essere veloce e assennata. Occorrerebbe verificare se Pd, Cinque Stelle, Sinistra, Civici, Azione, +Europa, ex grillini e Italia Viva riescono a individuare una figura in grado di parlare a tutti. Di federarli, come ha fatto il primo cittadino che guarda il Vesuvio. Servirebbe certamente un profilo di alta esperienza. Che raccolga voti più che seminare veti. E, perché no, attiri altro consenso moderato in uscita dal centrodestra. Prendere più voti in genere è una festa. Non si capisce perché a Palermo dovrebbero suonare le campane a morto se dovesse accadere. Tra l’altro, il campo largo, non strettissimo come quello che parti del Pd e i Cinque Stelle vorrebbero a Palermo, è quello perseguito a Roma dall’attuale leadership del Partito Democratico. Se per una volta non fossimo laboratorio, che poi vorrei capire tutti questi laboratori a cosa sono serviti in questa terra, e invece ci attestassimo sulla linea della normalità, non penso morirebbe nessuno. Potrebbe invece, immaginate un po’, sopravvivere meglio Palermo.

 





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