domenica 6 gennaio 2008

Centrosinistra in Sicilia, politiche e voti al posto dei nomi


LA REPUBBLICA PALERMO – DOMENICA 06 GENNAIO 2008
LA POLEMICA
Ma adesso il centrosinistra cerchi consensi e non nomi
FRANCESCO PALAZZO


In vista di possibili e molto ipotetiche elezioni regionali, essendo la sentenza Cuffaro in dirittura d´arrivo, il centrosinistra comincia a farsi del male da solo. Come tradizione vuole. Invece di sfruttare le tensioni che dilaniano il centrodestra siciliano, cercando di rafforzarsi al proprio interno, si ricomincia dai nomi, creando non poche divisioni e polemiche. Il capogruppo del Partito democratico all´Ars, Antonello Cracolici, prendendo le mosse dall´esigenza del nuovo, fa il nome di Anna Finocchiaro come possibile candidata di tutto il centrosinistra alla presidenza della Regione. È chiaro che la proposta viene fatta avendo come meta elezioni imminenti. Giacché non avrebbe senso avanzare adesso un nome così autorevole, se la legislatura dovesse concludersi naturalmente nel 2011. Sappiamo, tuttavia, quale ruolo delicato svolge la Finocchiaro quale presidente al Senato della rappresentanza parlamentare del Partito democratico. Fare adesso il suo nome equivale praticamente a supporre una caduta a breve del governo Prodi e un liberi tutti nei due rami del Parlamento. Può essere che così sarà, e che c´è chi la sa più lunga di tutti noi. Ma se invece dovesse andare al contrario, ossia che il governo Cuffaro rimanga in sella e che l´esecutivo Prodi abbia filo politico da tessere ancora per qualche anno, ecco che sul terreno della politica siciliana, oltre i cocci delle divisioni che in questo momento caratterizzano quella che fu la Casa delle libertà, occorrerà raccogliere anche quelli del centrosinistra. Che però rispetto all´altra coalizione, seppure al momento frammentata, ha un piccolo problema in più. Quello del consenso. È facile, infatti, ritenere che qualsiasi nome dovesse succedere, domani o fra tre anni, al presidente Cuffaro, quale candidato alla guida del governo regionale, avrebbe dalla sua uno schieramento in grado di raccogliere voti a sufficienza per garantire l´elezione a chiunque. L´abbiamo visto alle ultime regionali e alle amministrative palermitane, sono i partiti del centrodestra a trainare e non coloro che rivestono i panni di primo piano. Ciò dovrebbe caratterizzare anche il centrosinistra siciliano, affinché possa avere qualche chance di vittoria a qualsiasi livello di rappresentanza in Sicilia, e ci riferiamo anche alle vicine elezioni provinciali. Creare spaccature ora, proponendo nomi al momento improbabili, e che comunque non risolvono il problema anche quando sono pure autorevoli (vedi, nel recente passato, Leoluca Orlando e Rita Borsellino), pone le condizioni e prepara il terreno a nuove sconfitte. Mentre invece non si è ancora capito quali siano in Sicilia la consistenza e le politiche delle due gambe del centrosinistra, l´appena nato Partito democratico e l´ancora più giovane aggregazione che è stata battezzata La Sinistra-L´arcobaleno. Così come non ci perviene da tempo lo stato di salute del movimento Un´altra storia, nato intorno a Rita Borsellino. La cui visibilità acquisita tra l´elettorato sarebbe insensato disperdere senza neanche farla passare dalle primarie. Senza, ovviamente, strapparsi le vesti se dovesse venire fuori una candidatura più legata al mondo partitico. Se magari, piuttosto che parlare di nomi, destinati in ogni caso a perdere in Sicilia, stante l´attuale quadro di forze in campo, si capisse un po´ di più chi sono, cosa vogliono e quale forza elettorale sono in grado di mettere insieme queste tre parti del centrosinistra siciliano, si potrebbe fare qualche passo in avanti. Sia che si voti per la Regione tra qualche mese, sia che, come ragionevolmente si può pensare, si arrivi alla scadenza naturale del governo Cuffaro e dell´imponente maggioranza parlamentare che almeno formalmente lo sostiene. In Sicilia al centrosinistra, più che il leader, servono la politica e i voti. Quando ci saranno questi ultimi, ci si accorgerà che i nomi hanno molta meno importanza di quanto si è generalmente portati a credere.

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