domenica 13 aprile 2008

Elezioni 2008: Sicilia al voto con più disicanto del 2006

Il voto siciliano di oggi e domani sarà l’epilogo di una campagna elettorale che, almeno nell’isola, non ha molto entusiasmato. Nelle precedenti elezioni regionali e nazionali del 2006 il clima dei mesi precedenti il voto era molto diverso. Perché diverse e più radicali erano le sfide. Nel paese, il duello Berlusconi – Prodi, in assenza di altri contendenti (questa volta siamo arrivati a contarne quindici), fu visto anche dai siciliani, a torto o a ragione, e forse al di là dei contenuti programmatici, come una reale contrapposizione tra due modi di intendere la politica. La contrapposizione odierna Berlusconi-Veltroni, a parte che la ristretta cerchia di siciliani che vivono di politica e per la politica, non ci pare che abbia provocato in Sicilia forti scosse emotive. Se valgono alcune personali verifiche, la gente comune, giovane e anziana, istruita e colta, ha persino difficoltà a individuare nella scheda i simboli delle nuove formazioni maggiori, PDL e PD. Ma probabilmente l’annacquamento della campagna per il voto politico nella nostra regione è stato anche determinato dalla contemporanea, imprevista e inedita chiusura della legislazione regionale. Per la prima volta i portoni di Palazzo dei Normanni e di Palazzo D’Orleans hanno chiuso i battenti anzitempo. Un accadimento, a suo modo, storico. Se ormai alla politica si potesse applicare questa chiave di lettura e non invece quella della cronaca, che le è più congeniale, visti i fatti sin troppo ordinari che registriamo in Sicilia. E ciò lo diciamo perché abbiamo avuto la sensazione che tale soluzione di continuità rispetto al passato, che doveva a nostro avviso provocare uno scontro elettorale all’insegna del cambiamento epocale, sia stata subito metabolizzata. Ciò ha riguardato in primo luogo i partiti, che ormai non sono altro che la somma delle squadre che si raccolgono attorno ai più forti candidati. Non so se ricordate, nelle ultime settimane, qualche dichiarazione significativa dei segretari regionali delle formazioni politiche. I partiti scompaiono sempre più dalla scena, per far posto ai ras del voto e ai candidati alla poltrona più ambita, quella di presidente della regione. Ma anche in quest’ambito, non ce ne vogliano i cinque contendenti in lizza, ci è parso di registrare, soprattutto tra i due maggiori candidati, toni e argomenti che non sono stati in grado di mobilitare il cuore e il cervello dei siciliani. Che ormai si entusiasmano solo per i singoli candidati all’assemblea regionale, i quali, evidentemente, sono in grado più concretamente di dare risposte, come si diceva una volta, ad interessi immediati e personali, leciti o clientelari, e dunque illeciti, che siano. Ci sbaglieremo, ma abbiamo l’impressione che alla stragrande maggioranza dei siciliani importi poco se vincerà Lombardo, come molto probabile, o la Finocchiaro. Moltissimi festeggeranno se il loro onorevole ce la farà ad “acchianare” e a portare a compimento le promesse che immancabilmente avrà fatto, se non a tutti certo alla maggior parte dei suoi elettori. Del resto, per avere una conferma che tale sia la tendenza, bastava vedere venerdì sera la folla da stadio che in un locale palermitano stava in febbrile attesa di un candidato del centrodestra. Traffico bloccato, cori da curva e giochi di fuoco. Manco fosse Obama. Questa è una tendenza di lungo periodo. Tuttavia, nel 2006, più che adesso, molte attese si trasferirono sui due candidati, Cuffaro e Borsellino, molto più diversi, nella sostanza, di quanto non lo siano ora, in quanto ambedue provenienti da lunghe militanze politiche, Raffaele Lombardo e Anna Finocchiaro. Abbiamo, perciò, l’impressione che i siciliani che oggi e domani si recheranno alle urne per decidere sulla guida politica dell’Italia e della regione, lo faranno con molto più disincanto e meno attese dell’ultima volta.

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