giovedì 13 novembre 2008

Antimafia differente tra Comiso e Palermo

LA REPUBBLICA PALERMO - GIOVEDÌ 13 NOVEMBRE 2008

Pagina XV
SOCIETÀ CIVILE SILENZIOSA SUL FRONTE DELL´ANTIMAFIA

FRANCESCO PALAZZO

C´era un tempo in cui il sostegno della società civile palermitana, organizzata o meno, ai magistrati antimafia era scontato e palesato con partecipatissime manifestazioni di piazza. Bastava un minimo accenno di attacchi alla Procura perché si mettesse in moto la macchina organizzativa. Negli anni successivi alla morte di Falcone e Borsellino ci è capitato molte volte di assistere a eventi del genere organizzati davanti al palazzo di giustizia, soprattutto, ma non solo, in occasione degli anniversari delle due stragi del 1992. Nel corso di quest´anno due appelli accorati e allarmati del procuratore Francesco Messineo sembrano invece caduti nel vuoto. Il primo a gennaio: il procuratore si chiedeva, parlando di «genocidio giudiziario», come si potevano mandare avanti gli uffici con una riforma dell´ordinamento giudiziario che stava facendo decadere uno dietro l´altro buona parte dei magistrati che avevano già maturato, come procuratori aggiunti, otto anni sempre nello stesso posto. Con, in più, una stretta alle risorse che per il 2008 avrebbe decurtato del 90 per cento i fondi destinati allo straordinario del personale. E tenendo conto che ai giovani magistrati - freschi vincitori di concorso - il nuovo ordinamento impediva di chiedere come prima sede la procura. Per la verità, già nel luglio del 2007, il procuratore Messineo aveva parlato di una procura che nel giro di pochi mesi sarebbe stata decapitata. Il mese seguente aveva lamentato che il disegno di legge del centrosinistra, che riduceva a tre mesi le intercettazioni ambientali utilizzate nelle indagini antimafia, dava una mazzata alle indagini che invece arrivano anche a oltre i due anni. Leggendo un articolo di questo giornale del 6 novembre abbiamo appreso che i pericoli previsti dal procuratore hanno infine preso corpo. In procura sempre più stanze restano vuote, solo uno dei dieci posti vacanti è stato assegnato. Nessuno vuole più venire a Palermo. Quelli che c´erano, a parte i limiti posti dall´ordinamento, sono andati via sfiduciati. Ci pare una circostanza di un peso enorme. Perciò è ancora più pesante il silenzio, pubblico ma anche privato, di quella che un tempo era la società civile impegnata sul fronte dell´antimafia. Possibile che nessuno senta il bisogno di chiamare pubblicamente a raccolta associazioni, movimenti e singoli? Come mai non si vedono, come in passato, striscioni, cortei, fiaccolate? E non è che, per altre questioni, si sia persa la forza della mobilitazione. Recentemente si è svolta a Comiso una sacrosanta manifestazione affinché l´aeroporto della cittadina torni a chiamarsi Pio La Torre. Se sia più pesante il deserto attuale della procura, o la condannabile reintroduzione del vecchio nome all´aeroporto di Comiso in sostituzione di quello di Pio La Torre non lo sappiamo. Certo lo stesso La Torre se oggi vedesse lo svuotamento degli uffici giudiziari palermitani preposti a perseguire Cosa nostra, dopo essere andato a protestare a Comiso, correrebbe di corsa a Palermo per tentare di affrontare l´emergenza antimafia.

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