venerdì 14 ottobre 2011

Palermo, il PD torna al passato

CENTONOVE
Settimanale di Politica, Economia, Cultura
N. 39 del 14/10/2011
Pag. 2
Se il PD gioca la carta Borsellino
Francesco Palazzo

Che qualcuno abbia messo un segno sul calendario, il 29 gennaio del 2012, per la celebrazione delle primarie del centrosinistra a Palermo è già un, faticoso per i tempi di gestazione, passo in avanti. Un punto fermo nel tempo e nello spazio. Restano da risolvere i nodi politici della questione. In primo luogo, ovviamente, i rapporti con il PD di questa area comprendente IDV, SEL, Sinistre e Movimenti vari. Va detto che la galassia democratica, più che un partito, è ormai un insieme di fazioni e ci ha messo molto di suo per arrivare disorientata a questa fase. Il problema che pone, in una città come Palermo, e in una Sicilia dove il centrosinistra ha sempre perso di brutto nell'ultimo decennio, è reale. Senza un allargamento della base elettorale, difficilmente alle prossime amministrative, a Palermo e altrove, il centrosinistra potrà raccogliere risultati soddisfacenti e favorire il ricambio. Come questa nuova messe di voti vada cercata, se mettendo dentro parti di ceto dirigente di altri partiti, come sembra voler fare il PD, oppure cercando di parlare alle città, è il punto della questione. Su tutto il ragionamento pesa come un macigno il modo con il quale i democratici, da una direzione all'altra, stanno gestendo gli equilibri politici alla regione. Ora che il terzo polo dice sì al governo politico, la frantumazione di questo partito è ancora più evidente. Ma anche negli enti locali, questo accordo con il terzo polo per la tornata amministrativa non si capisce bene cos'è. Quando ne parlano, i democratici non citano un solo abboccamento su Palermo, che è la posta in gioco più importante, con queste forze che vorrebbero fare entrare nel recinto. Come si fa a proporre agli altri qualcosa che neanche si conosce nella sua reale portata? Detto questo, le primarie di gennaio, senza il PD, costituirebbero la conta interna a una minoranza che non avrebbe i numeri per arrivare lontano. E' appena il caso di ricordare che questa area, alle regionali del 2008, complessivamente, non ha superato in tutta la Sicilia l'otto per cento. Diciamo in tutta la regione, perché va ricordato che si voterà non solo a Palermo, che come al solito sta fagocitando tutte le attenzioni, ma in 150 enti locali. Si dirà che dal 2008 i contorni politici locali, regionali e nazionali sono molto mutati. E questo è vero. Quel consenso sarà di certo aumentato. Ma è molto difficile, per non dire impossibile, che quella percentuale si sia moltiplicata in maniera miracolosa. Con tutti i movimenti, che però sono una caratteristica soltanto palermitana, da non spalmare su tutta la regione, questo raggruppamento politico, anch'esso abbastanza diviso ed eterogeneo al suo interno, anche volendo attribuire ai partiti più strutturati, IDV e SEL, il massimo di quanto ipotizzato su tutto il territorio nazionale dagli ultimi sondaggi, e sappiamo che è una forzatura quasi inammissibile, perché in Sicilia i numeri sono ben altri, non andrebbe oltre il 20 per cento. Con questa percentuale non si vincono le elezioni, persino banale scriverlo. Ora, molto dipende dalle prossime mosse dei democratici su Palermo. Se riescono a dare un segnale meno confuso, cercando di costruire un percorso unitario con questo schieramento alla sua sinistra, che intanto esiste, possono, eventualmente, porre le condizioni non già per includere il terzo polo, che appare poco interessato a primarie e quant'altro, ma per proporre un cammino che potrebbe, casomai, in un secondo momento, per esempio nell'eventuale molto possibile ballottaggio, attrarre fette di elettorato esterne. E contemporaneamente, perché no, qualche forza politica. A cominciare dai finiani. La kermesse organizzata sabato 8 ottobre, in occasione della visita del presidente della camera nel capoluogo,si è caratterizzata, almeno a parole, per un chiaro messaggio di legalità e rinnovamento. Non c'è motivo per non raccoglierlo da parte di forze che aspirano al cambiamento. Pare che negli ultimi giorni, con l'ipotesi della candidatura Borsellino a sindaco di Palermo, il PD, o una sua parte, stia imprimendo una svolta alla discussione. A meno che ciò non significhi anestetizzare o mandare a monte le primarie, (cosa già attuata con risultati fallimentari per le regionali del 2008, quando il PD impose la Finocchiaro), potrebbe questa soluzione favorire un confronto aperto con quanti, magari di un'altra generazione rispetto all'eurodeputata (o allo stesso Leoluca Orlando), volessero cimentarsi dentro i gazebo.

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