venerdì 23 dicembre 2011

IL BUON NATALE DELLA SICILIA DIPENDE DA NOI.

CENTONOVE
Settimanale di Politica, Economia, Cultura
N. 49 del 23 12 2011 - Pag. 2
BUON NATALE SICILIA
Francesco Palazzo

Il Natale è una festa che ha caratteri eminentemente religiosi, ma che tutti ci coinvolge. Forse perché Gesù era solo un uomo di buona volontà, che solo dopo, senza che ciò coincidesse col suo volere, è diventato il fondatore di chiese che in lui si riconoscono. In Sicilia, tanti uomini e donne di questo tipo hanno profuso il loro impegno permettendoci di riempire di calore e speranza il futuro. Tanti nomi potremmo inserire nel nostro presepe. Da Pippo Fava, giornalista e scrittore che lottò con estro a Catania contro le mafie, a Rosario Livatino, magistrato silenzioso e coraggioso interprete della legge. Da Danilo Dolci, intellettuale uomo del nord che volle capire e combattere dal basso, a Placido Rizzotto sindacalista uomo del sud che si batteva per dare dignità ai lavoratori senza diritti. Da Pio La Torre, comunista, che seppe colpire concretamente la mafia, a Piersanti Mattarella, uomo politico cattolico che, dalle stanze del potere, volle costruire una Sicilia dignitosa e pulita. Da Beppe Francesce a Mauro De Mauro, giornalisti che non vollero cambiare una virgola dei loro pezzi. Da Giovanni Falcone a Paolo Borsellino, da Nino Caponnetto a Rocco Chinnici, da Gaetano Costa a Cesare Terranova, magistrati che vollero dare dignità quotidiana alle toghe che indossavano. Da Leonardo Sciascia a Giuliana Saladino, autori che ci regalarono pagine che ancora ci accompagnano. Da Pino Puglisi a Peppino Impastato, sacerdote il primo, militante politico il secondo che, con fedi diverse, in tempi diversi, interpretarono un impegno comune. Da Graziella Campagna a Rita Atria, uccise in modo diverso dalla violenza mafiosa. Tante biografie, facce, vite, tanti natali. La lista potrebbe essere molto più lunga, lo sappiamo. Non sarebbe, però, completo il presepe, o risulterebbe di troppo facile e retorica composizione, se non guardassimo anche all’oggi. Cioè ai natali quotidiani di quanti vorrebbero una Sicilia più bella e di coloro che ancora la vogliono trattenere in mezzo al guado, a motori spenti in mezzo alla storia che corre veloce. Nel presepe secolarizzato senza stelle comete del nostro presente di siciliani, troviamo entrambi le tipologie, in un miscuglio che appare confuso ma che può anche presentare ambiti d’impegno su cui misurarsi e orientarsi. Partendo da un dato preliminare. Che vede la nostra Regione, ancora, inchiodata tra gli ultimi posti in importanti indicatori che misurano la qualità della vita. Non è e non sarà facile invertire questi numeri. Ci sono gli indigenti con i quali costruire percorsi di affrancamento ma anche la borghesia di grandi e piccole città con cui dialogare. La cultura e le pratiche mafiose da combattere, ma anche la necessità che s’individuino linee di sviluppo economico e sociale che non crescano soltanto nell’ambito della contrapposizione alla criminalità organizzata. Le poche oasi di civiltà da custodire ma anche il raggiungimento di un patto di regole che possa rendere tutte le città siciliane non giungle ma aggregati di vivibilità. La critica, puntuale, coraggiosa, laica, alle istituzioni rappresentative e ai partiti, ma anche una cittadinanza attiva che sappia misurarsi con le difficoltà del governo delle cose e con le dinamiche partitiche, che spesso sono meno viziose, anche se più plateali, di quelle sommerse che si registrano nella società civile che agisce fuori dai partiti. Tutto ciò per continuare e cominciare, per donare e costruire natali ed epifanie di giustizia e sviluppo. Per mettersi sempre più su un terreno che non sappia cantare solo la nenia della speranza, ma anche la prosa di un faticoso quotidiano operare. Occorrerebbe uno sforzo supplementare, che quasi tutte le biografie prima citate hanno svolto sino in fondo, entrando nelle dinamiche, soprattutto quelle istituzionali. Vivendo, con radicale pazienza, la fatica e il coraggio di “sporcarsi le mani”. Il bambino che era nato in una mangiatoia aveva poche possibilità di sopravvivere, era affamato, senza fissa dimora, escluso, povero. Solo le cure di coloro che in quel di Betlemme vollero partecipare a un percorso collettivo, lasciando le proprie incombenze, permisero che un pargolo nato in una stalla avesse futuro e con lui il suo progetto. Buon natale a loro che ci hanno indicato la via e a noi che, oggi, abbiamo il compito di proseguirla fattivamente con creatività, coerenza, dignità e concretezza. Buon Natale alla Sicilia. Nella speranza che lasci presto la palude del particolarismo e si senta, e agisca, sempre più, in una prospettiva moderna, europea, con forti radici mediterranee. Ma che questo accada o meno, lo sappiamo, dipende da tutti noi.

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