mercoledì 14 dicembre 2011

Unioni civili all'ARS: quelli che proteggono la "famigghia" non ci stanno.

LA REPUBBLICA PALERMO - MERCOLEDÌ 14 DICEMBRE 2011
Pagina XXIII
UNIONI CIVILI, UN PICCOLO PASSO SULLA STRADA DELLA CIVILTÀ
Francesco Palazzo


Non c´è dubbio che la famiglia, quella naturale s´intende, in Sicilia abbia una forte rilevanza. Sarà per questo che il disegno di legge sulle unioni civili, presentato all'ARS, ha fatto nascere un fuoco di sbarramento trasversale. Le motivazioni sembrano essere tre. In primo luogo, si afferma che il disegno di legge è discriminatorio nei confronti della famiglia tradizionale, quella tutelata dalla Costituzione. Ma nei quattro articoli della legge non c´è traccia di tale attentato. Poi c´è la classica opposizione di chi sostiene che di altro la Sicilia ha bisogno. E figuriamoci se non lo sappiamo. Sarà per questo che all'ordine del giorno della seduta dell'Assemblea Regionale di ieri è stato inserito un ddl sul «riconoscimento e la valorizzazione della funzione educativa e sociale svolta dalle parrocchie e dagli enti ecclesiastici della Chiesa cattolica». Tematica di sicuro interesse, ma non si può dire che costituisca esattamente la principale preoccupazione dei siciliani. Specialmente in questo momento. Dunque, perché si utilizza l´argomento del "benaltrismo", giusto sul provvedimento che riguarda le unioni civili, che riguarda credenti e non credenti, e invece nulla si obietta circa un ambito che presenta un segno spiccatamente confessionale? Vai a capirlo. La terza critica giunge da sinistra. E forse è quella di cui vale la pena discutere. La tesi è che questo testo sarebbe vuoto, pura propaganda e niente concretezza. Ma è proprio così? Possiamo capirlo leggendo meglio gli articoli (1, 2 e 3) che contengono le disposizioni effettive. All'articolo 1 troviamo l´istituzione di un elenco regionale delle unioni civili presso l´assessorato regionale per la Famiglia, le politiche sociali e il lavoro. Sulla stessa scia si è mosso il consiglio comunale di Palermo, votando, l´8 novembre, l´istituzione di tale omologo registro cittadino. Che, per essere operativo, attende il pronunciamento della Regione. All'articolo 2 il disegno di legge prevede un´adeguata formazione del personale regionale, al fine di eliminare qualsiasi discriminazione nell'ambito dell'orientamento sessuale e dell'identità di genere. Chi non ha mai sentito negli uffici, non solo regionali è ovvio, i risolini e i commenti più che sarcastici, travestiti di bonarietà, ma in realtà spietati, che escono dalle bocche dei sessualmente "normali", può ritenere questo aspetto secondario. Ma non lo è affatto. L´articolo 3 contiene quello che è forse l´ambito più delicato e importante. Tante volte abbiamo letto di persone che non sono state ammesse ad assistere congiunti, con i quali hanno vissuto nella stessa casa per decenni, perché non avevano un vincolo ufficiale da esibire. Ebbene, con questa norma si stabilisce che chiunque abbia raggiunto la maggiore età può designare, se vuole, la persona che può avere accesso presso le strutture sanitarie, pubbliche e private, al fine di portare assistenza e ricevere le informazioni da parte del personale sanitario. A tale riguardo, peraltro, ci si è rifatti ad un´analoga legge della Regione Liguria del novembre 2009. Che era stata impugnata dal governo, ma è stata riconosciuta valida da una sentenza della Corte Costituzionale, la numero 94 del marzo scorso. Anche la critica sulla scarsità dei contenuti, alla luce di quanto scritto nella legge, ci pare dunque francamente non fondata. Per carità, si può discutere di tutto. Ma sulle norme basilari di civiltà, a prescindere dalle posizioni religiose e politiche di ciascuno, si dovrebbe concordare senza alzare inutili e infondati polveroni.

1 commento:

  1. E poi quelli che insorgono a difesa della famiglia tradizionale sono gli stessi che votano senza vergogna che Ruby è la nipotina di Mubarak.

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