venerdì 2 maggio 2014

La mafia non sta bene, ma l'antimafia manco babbia.

La Repubblica Palermo
1 Maggio 2014 - Pag. I

LA MAFIA È ANCORA FORTE, SPIEGATELO ALL'ANTIMAFIA

Francesco Palazzo


La mafia magari non ha vinto, ma l'antimafia mica sta tanto bene. E' uno slogan che, come tutte le sintesi estreme, dice un pezzo di verità che non si discosta molto dalla situazione che viviamo. Che la mafia non abbia vinto può essere vero se guardiamo l'aspetto militaresco.  QUELLO che fa scorrere il sangue, anche se in realtà gli omicidi continuano, da Brancaccio alla Zisa. Ma basta spostarsi nei settori economico e politico della secolare storia di Cosa nostra per correggere il tiro. Per quanto riguarda il frangente finanziario, possiamo registrare sequestri e confische e prendere atto che si utilizza male, e in minima parte, quanto viene sottratto ai mafiosi. Resta un fiume di denaro che ormai ha preso le sembianze dell'economia legale. Sul versante politico non ci pare che Cosa nostra abbia mostrato la corda. Il consenso elettorale dei candidati alle varie elezioni e gli appalti pubblici interessano molto le cosche, ricambiate probabilmente in maniera meno appariscente dai singoli politici e dalla burocrazia. Se questo quadro è verosimile possiamo dire che la mafia, pur non vincente su tutti i fronti, sinora pareggia e forse non è mai scesa in campo per far suo tutto il bottino. Non gli conviene e non avrebbe la forza per farlo. Utilizza le proprie energie per curare gli affari e continuare ad occupare il territorio. Perché, questo, se qualcuno si fosse distratto, continua ad avvenire come prima e più di prima. Cosa nostra ha bisogno dello Stato, della politica, dell'economia legale per infilarvisi dentro e contagiarli. Non se ne farebbe nulla di una vittoria, vuole tutt'attorno semmai un mondo che ha la parvenza della legalità per viverci dentro. E l'antimafia, ha vinto o perso? E' posizionata nell'associazionismo, in centri e fondazioni, in magistratura, nel mondo degli intellettuali, tra gli studiosi, nei partiti, nelle istituzioni, nelle università e via elencando. Un universo in cui c'è gente valorosa e capace. Tuttavia, complessivamente, ognuno di questi frammenti recita il proprio vangelo, fatto anche di dogmi e anatemi. E' un mondo protagonista di un dibattito che ci investe a ondate periodiche e che, supponiamo, ha come finalità inconfessata la scissione dell'atomo antimafioso. Sport che poco interessa sia quella parte della popolazione siciliana (una netta ma consistente minoranza) che ha sviluppato negli ultimi decenni una direzione di marcia contro le cosche senza perdersi nel proprio labirinto mentale, sia quelli che (ancora una sensibile maggioranza) donano ancora il loro consenso a Cosa nostra. Forse sarebbe il caso che quanti cercano la pietra filosofale dell'antimafia si recassero per un periodo, come si faceva con la leva obbligatoria, nei quartieri popolari delle città siciliane e misurassero lì le loro ipotesi di scuola. Immergendo nella dura realtà le infinite paturnie che ci regalano a regolari ondate e le profonde lesioni di un piccolo pezzo di movimento antimafia che sembra rappresentare il tutto e ha invece l'ampiezza di qualche metro quadro. Sicuramente, in quei luoghi, lontani dagli ambienti rarefatti dell'intellighenzia, dove il bianco e il nero son ben visibili e non c'è bisogno di convegni per individuarli, troverebbero molto da fare e da lavorare, ripartendo dall'abc della legalità, e poco da polemizzare. Allora l'antimafia ha perso? No, è l'altra formazione che pareggia, che non fa mai squadra e tesoro, in maniera unitaria e coesa, dei passi in avanti compiuti. E si perde in infinite discussioni e lacerazioni dentro quello che sembra un oceano, ma è soltanto una piccola tinozza dove ciascuno vuole innalzare il proprio pennone di leader. Perché all'ombra di un pareggio infinito tutti possono sventolare la propria antimafia demolendo quelle altrui. 

1 commento:

  1. Come sai, abito tra Brancaccio e piazza Guadagna. So di che parli. So cosa intendi quando parli di controllo del territorio. Ad esempio, qualche anno fa, in via Paratore sono stati bruciati un sacco di alberi - agrumi, resti della Conca d'oro. Al posto degli alberi ora c'è un deposito di camion: ma quello, che io sappia, era terreno demaniale e doveva essere adibito a parco giochi e chiesa ...

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