La Repubblica Palermo – 1 giugno 2019
Le paure sui migranti per coprire la nuova emigrazione
Francesco Palazzo
L ’Istat ci dice in questi giorni che dal
2012 al 2017, a fronte di un primo posto di giovani che non studiano e non
lavorano (i cosiddetti Neet), e di un ultimo posto per numero di laureati nella
fascia giovanile, la percentuale dei giovani laureati che va via dalla Sicilia
per completare il corso di studi dopo la triennale o per andare a lavorare
oltre lo stretto, veleggia verso il 30 per cento. Per carità, con tutto il
rispetto per l’istituto che ci dà questi dati, basta guardare le tante stanze
vuote delle nostre case per capire la portata del fenomeno.
È il vero flusso migratorio che dobbiamo temere,
questo in perenne, e sinora inarrestabile, uscita. Le altre storie, che ci
portano via parecchio tempo, sono soltanto, prima o poi dovremmo capirlo, armi
di distrazione di massa.
Abbastanza efficaci, dobbiamo rilevare, visto poi
l’esito delle schede elettorali che i siciliani depositano nelle urne. Quei
pochi che vanno a votare.
Perché le recenti elezioni europee mettono all’ultimo
posto come percentuale di votanti la circoscrizione isole.
Insomma, la nostra
agenda del presente e del futuro è, dovrebbe essere, abbastanza chiara. Fare in
modo che molte più persone arrivino alla laurea, ridimensionare di molto il
numero dei tantissimi tra i giovani che hanno smesso di studiare e non hanno
più voglia di cercare lavoro, e trattenere i giovani laureati.
Vasto e impegnativo programma, non c’è dubbio. Ma è
l’unica via per dare a questa terra un presente e un futuro diversi.
Investiamo
sulla formazione e sulle possibilità lavorative dei nostri giovani e non sulle
irrazionali paure. Se non ci faremo fuorviare da altre, non importanti,
questioni, abbiamo qualità, intelligenze ed energie per farcela.
Sottoscrivo parola per parola.
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