La Repubblica Palermo – 22 giugno 2019
L’illegalità vista dal parcheggio
Francesco Palazzo
L’ultima operazione
antimafia a Licata pare abbia portato alla luce che la mafia sia interessata al
parcheggio abusivo. Nulla di nuovo. Nella stessa Palermo è abituale vedere
sempre le stesse facce negli stessi posti, sia nelle zone residenziali che
vicino agli ospedali (Policlinico, Civico, Villa Sofia) e nel centro. Se le
medesime persone, spesso gruppi familiari, controllano militarmente pezzi di
territorio, talvolta anche in luoghi videosorvegliati, è chiaro che lo fanno
sotto la regia di chi è specializzato nel controllo del territorio e ne detiene
la licenza, ossia Cosa nostra. Talvolta registriamo pure episodi in
qualche modo strani. Come l’interessamento verso la (brutta e fuori contesto)
casetta di legno messa davanti al teatro Massimo, della quale comunque è stato
ordinato lo smontaggio, e il disinteresse plateale per ciò che avviene dietro e
nei dintorni del teatro. Con la presenza, appunto, di alcuni parcheggiatori,
sempre le stesse sagome, che ti dicono, evidentemente essendo sicuri del fatto
loro, che nelle zone blu non c’è bisogno di utilizzare il tagliando del
parcometro, perché quella è zona di lavoro che gli appartiene. Dappertutto, sia
chiaro, ma a cominciare dalla zona dove risiede la più importante istituzione
culturale siciliana, non si dovrebbe permettere tale arbitraria supremazia
territoriale, incoraggiata anche da moltissimi palermitani, i quali pagano come
se abdicare alle estorsioni fosse la cosa più naturale al mondo. E parliamo
pure di ceti benestanti, con o senza macchinoni, che avrebbero tutti gli
strumenti culturali per dire di no. Ecco, togliamo la pagliuzza contingente
(l’improbabile manufatto montano) ma non disinteressiamoci della trave. Ossia
di tutto ciò che accade, e non solo per quanto riguarda i parcheggiatori
estorsivi (potremmo parlare di come riduce la movida piazza Verdi e le vie
limitrofe) dalle parti del Massimo.
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