mercoledì 14 marzo 2007

Professione volontariato in Sicilia

La Repubblica Palermo - VENERDÌ, 05 GENNAIO 2007
Pagina I
L´ANALISI
Professione volontariato
FRANCESCO PALAZZO


È stato recentemente diffuso dall´Istat il rapporto sul volontariato in Italia (www.istat.it/istituzioni). È la quinta relazione sulle organizzazioni iscritte, a tutto il 2003, nei registri delle regioni e delle province autonome. Dopo le analisi generali c´è una sezione composta di tavole statistiche che forniscono dati regionali e per singola provincia. La Sicilia ha il più basso numero di volontari ogni diecimila abitanti (41,6). Il Trentino è in cima con 933,4. Il Mezzogiorno tocca il 74,5 (la media italiana è il doppio), molto meno del Nord-Ovest (154,3), del Nord-Est (239,2) e del Centro (158,9). Le associazioni siciliane rilevate sono 642. Nel Sud veniamo abbondantemente superati dalla regione a noi più paragonabile, cioè la Campania, che presenta 964 associazioni. La partita insulare va anche peggio, la Sardegna con 1.068 associazioni è una regione dove tutti i parametri sono altissimi. La realtà geografica dove c´è un fortissimo radicamento associativo è sempre il nord (Lombardia 3.499, Emilia Romagna 2.180, Toscana 2.144, Veneto 2.018). Vi sono delle costanti che toccano tutto il volontariato italiano. Il numero di volontari per organizzazione è in calo. In Sicilia si va dai 62 del 1997, ai 44 del 1999, passando per i 36 del 2001 per arrivare ai 32 del 2003. C´è una prevalenza, quindi, di piccole dimensioni. I settori più gettonati sono la sanità e l´assistenza sociale, seguono, molto distaccati, la ricreazione, la cultura e la protezione civile. Nettamente prevalenti i volontari puri rispetto ai dipendenti a tempo pieno o parziale. In ogni caso l´impegno è sistematico e non episodico. Prevalgono le associazioni specializzate in un solo campo d´attività. L´età che va dai 30 ai 54 anni riguarda poco più del 40 per cento dei volontari, sino ai 29 anni troviamo quasi il 23 per cento, dai 55 ai 64 rintracciamo un dato superiore di poco al 23 per cento, mentre il 13,5 per cento sono i soggetti oltre la soglia dei 64 anni. Scendendo nello specifico siciliano focalizziamo un indicatore significativo, ossia il numero di organizzazioni per diecimila abitanti. Enna si situa al primo posto con 1,9, Agrigento al secondo con 1,4 e Siracusa al terzo con 1,6. Caltanissetta è ultima con 0,9. Il valore medio siciliano è di 1,3 (il più basso in Italia insieme a quello di Puglia e Lazio), raggiunto da Palermo e Catania e sfiorato da Trapani e Ragusa (1,2 a testa). Trapani tocca l´1,0. I volontari siciliani recensiti sono 20.824. In Italia, gli uomini (449.715) fanno più volontariato delle donne (376.240), in Sicilia la mela di genere si spacca quasi a metà. Prevalgono i volontari con il diploma, seguono quelli che hanno un titolo di studio inferiore e poi i laureati. In Sicilia si registrano 11.316 diplomati, 6.385 possessori di titolo di studio inferiore e 3.123 laureati. Nel territorio siciliano, come nelle altre regioni, è più facile fare volontariato se si è occupati, al secondo posto al Nord ci stanno coloro che si sono già ritirati dal lavoro, nel Mezzogiorno invece questi ultimi sono superati da coloro che non hanno ancora un´occupazione. Nella nostra regione si rivolgono alle strutture di volontariato 144.264 persone. La fascia più gettonata riguarda i malati e i traumatizzati (45 per cento), seguono, molto distanziati, anziani autosufficienti, minori, immigrati, poi tutto il resto, anche se 12.032 sono utenti senza disagi particolari. Si tratta di una rilevazione alla quale sfugge, soprattutto al Sud, un certo numero di associazioni non presenti nei registri. Sembra che al Nord i numeri sono molto più alti anche (ma non solo) perché le pubbliche amministrazioni destinano al volontariato una fetta consistente di risorse, per cui tantissimi sono spinti a iscriversi. In tema di finanziamenti pubblici va segnalato, tuttavia, un fatto stranoto. Nelle regioni meridionali il volontariato foraggiato dal pubblico è spesso un parcheggio per i disoccupati, che sperano così di entrare negli organici delle pubbliche amministrazioni. A Milano o a Firenze la gestione dei volontari non incide molto sui costi complessivi, che invece sono destinati al funzionamento delle strutture e alla realizzazione dei progetti. Nel Mezzogiorno molte risorse vanno via per il pagamento di coloro che prestano servizio nelle associazioni. Senza contare poi le modalità incredibili, opache e clientelari che, a esempio in Sicilia, presiedono all´assegnazione dei finanziamenti pubblici nel settore. Tornando alla rilevazione Istat, gli esperti dicono che, a fronte di 642 associazioni censite, il numero reale in Sicilia arriva quasi a mille. Dando per buona tale stima sommaria, una rilevazione che copre più del 60 per cento dell´esistente e che posiziona comunque la Sicilia come fanalino di coda per ciò che concerne importanti indicatori, pure se raffrontata soltanto alle altre regioni meridionali o all´altra regione insulare, disegna una mappa abbastanza rappresentativa. Un lavoro di questo tipo dovrebbe essere conosciuto e studiato dal mondo del volontariato siciliano, anche per integrarlo dei dati mancanti. Le passioni e le motivazioni sono importanti, ma di tanto in tanto confrontarsi con i numeri non può fare che bene, per capire cosa si è (e non cosa si pensa di essere) e dove si vuole andare. Non solo con il cuore, ma anche, e soprattutto, con la testa.

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