LA REPUBBLICA - GIOVEDÌ, 15 MARZO 2007
Pagina I
L´INTERVENTO
Unioni civili l´arcivescovo ascolti i fedeli
FRANCESCO PALAZZO
Pagina I
L´INTERVENTO
Unioni civili l´arcivescovo ascolti i fedeli
FRANCESCO PALAZZO
Il sì alle unioni civili che non siano etichettabili come matrimonio da parte dei fedeli di due parrocchie, è un altro colpo che batte le chiesa palermitana e va accolto, così come avvenuto per l´interessamento dei vescovi sul ticket per i farmaci, con l´attenzione che merita. Questa volta il messaggio non giunge esclusivamente dai vertici gerarchici, cosa in sé già importante, ma da quella che con un linguaggio politico potremmo definire la «base», ossia il popolo dei cattolici praticanti. Addirittura nella rettoria di San Francesco Saverio all´Albergheria si è proceduto a una specie di referendum consultivo tra i fedeli che frequentano quella comunità. Su quasi quattrocento schede consegnate, circa trecento sono tornate indietro con un parere favorevole. Che non è una negazione del matrimonio tradizionale, ma un serio tentativo di accogliere anche il molto altro che vive al di fuori di esso. Chissà cosa accadrebbe se a un´intera diocesi fosse concessa la possibilità di esprimersi serenamente su temi così importanti. Le unioni civili, ma anche l´eutanasia, la fecondazione assistita, la comunione ai divorziati e tutto ciò che attiene alla sfera relazionale che riguarda la sessualità: argomento, come sappiamo, molto frequentato nei documenti dei vertici religiosi romani. Accadrà? Non c´illudiamo. Tuttavia, sarebbe questo un naturale sviluppo dell´intervento dell´arcivescovo di Palermo teso a far tornare sui suoi passi il governo regionale sulla questione del ticket. Diciamo questo perché, così come il governo della Regione non è stato sordo ai richiami vescovili, allo stesso modo il nuovo arcivescovo di Palermo non dovrebbe rimanere impassibile di fronte a questa matura presa di posizione sulle unioni civili da parte delle due parrocchie palermitane. Altrimenti si spezzerebbe un filo logico iniziato con l´intervento dei vescovi della settimana scorsa. E il ragionamento è il seguente. È corretto richiamare altri ai loro doveri verso i più indigenti: questo, insieme a tanti altri, è uno dei compiti peculiari della chiesa. Ma se il monito ai governanti rimane solo un fatto esterno, senza che si abbia la capacità di riformarsi all´interno, allora ecco che il percorso appena intrapreso dai vescovi siciliani si spezza subito, perde di significato, rimane un gesto poco comprensibile, ancorché significativo. Per i laici che non frequentano le sacrestie queste non sono questioni interne alla chiesa, così come vorrebbero coloro che con la sciabola intendono mettere da una parte il trono e dall´altra l´altare. Le comunità religiose, a qualsiasi confessione appartengano, fanno parte della società in cui operano, la influenzano e ne sono influenzate. E ciò avviene sempre, anche a prescindere delle nostre opinioni che intravedono spaccature nel tessuto sociale, dove invece gli studiosi c´informano che tutti gli strati che interagiscono nella società sono gli uni con gli altri legati a rete, senza che ci siano, nella sostanza, e talvolta anche nella forma, forti ed evidenti soluzioni di continuità. Saprà il nuovo arcivescovo essere pubblicamente conseguente e accogliere, con la stessa forte motivazione etica e spirituale con la quale si è speso per gli indigenti, la richiesta di confronto aperto su temi per tutti importanti che gli proviene dal suo popolo? Siamo certi che, a fronte di due comunità parrocchiali che espressamente si confrontano e dicono come la pensano, tante altre vorrebbero farlo. E non è per dire sì alla regolamentazione legislativa delle unioni civili, ma anche per esprimere delle forti perplessità o dei palesi rifiuti. Se dalla diocesi di Palermo partisse un confronto alla luce del sole tra i cattolici a partire da questa tematica, incoraggiato e sostenuto dagli ambienti curiali, per tutti noi sarebbe un fatto d´enorme rilievo. Ci rifletta il nuovo primate di Sicilia Paolo Romeo. Metterebbe a segno, dopo qualche mese dal suo insediamento, e successivamente alla sua presa di posizione sulla beatificazione di padre Puglisi, indicato non come santino ma esempio da seguire, e all´intervento sui ticket, un terzo tassello che farebbe capire meglio a tutti noi verso dove sta indirizzando il suo episcopato nel capoluogo.
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