domenica 11 novembre 2007

Dopo cattura dei Lo Piccolo, mafia alle corde?

LA REPUBBLICA PALERMO – DOMENICA - 11 NOVEMBRE 2007

Pagina I

L´ANALISI

Il coraggio di una svolta, la politica rimane assente

FRANCESCO PALAZZO





Mafia alle corde o in buona salute? Il dibattito non è nuovo. Ogni volta che le forze della repressione giungono a risultati eclatanti si parla di mafia moribonda, da abbattere con una spallata, l´ultima. È accaduto con la cattura di Riina, con quella di Brusca, poi Provenzano e adesso di Lo Piccolo. Dopo l´ondata emotiva seguita alle stragi del ‘92 e agli attentati dell´estate del ‘93, a cui si accompagnò un fiorire sterminato di collaborazioni con la giustizia, si sentenziò che si era prossimi alla vittoria. Nel corso degli anni abbiamo avuto la brutta notizia di una mafia sempre più ricca. È datato 22 ottobre, non di un anno del secolo scorso ma del 2007, un rapporto di Sos Impresa che stima, molto per difetto, la ricchezza prodotta dalle mafie intorno a 90 miliardi di euro. Dati simili avevamo registrato nel 2005 e nel 2006. Non sembra la cifra di una holding in piena crisi. Equivale a tre-quattro finanziarie del governo di questo Paese. La fetta che la mafia siciliana prende da tale monte premi criminale, che corrisponde al 6-7 per cento del prodotto interno lordo, pare si avvicini a 30 miliardi di euro. Cifra superiore alla finanziaria regionale per l´anno in corso. La mattina del 23 ottobre scorso, quando i dati vennero presentati, vi furono commenti giustamente allarmati sullo stato di salute finanziario delle mafie in generale e di Cosa nostra in particolare. Dopo alcune settimane, ma non è una novità, essendo il registro emotivo totalmente mutato, si dice che la mafia è sostanzialmente all´ultimo respiro. La mattina del 6 novembre, ossia il giorno seguente alla cattura dei Lo Piccolo, i festeggiamenti hanno travolto tutto. Si prospetta una nuova era dell´antimafia, una sorta di anno zero. Se proprio vogliamo guardare ciò che abbiamo davanti, qualche novità importante occorre registrarla. I commercianti e gli imprenditori pronti a sganciarsi dalla vessazione del pizzo, che aumentano numericamente ogni giorno, rappresentano una svolta. Se definitiva o provvisoria, lo vedremo. Non sono però più i cortei oceanici che esprimevano solo una rivolta morale ma non mutavano molto. Qui ci troviamo di fronte a concrete, coraggiose, scelte individuali. In tal senso c´è da accogliere con soddisfazione la prima associazione antiracket di imprenditori palermitani, Libero Futuro, che già ha raccolto l´adesione di un buon numero di soggetti. Detto questo, non può essere taciuto che l´altissima percentuale di coloro che pagano il pizzo è stata appena scalfita. Così come non può sfuggire, a un´analisi che non si fa irretire nella rete dell´entusiasmo pur comprensibile in taluni momenti, che nell´ampia fascia popolare la mafia, come mentalità e come concreta opportunità di vita quotidiana, è una scelta che non è messa minimamente in discussione. Va aggiunto che la politica, partiti e istituzioni regionali, nel migliore dei casi, sta ancora a guardare. Ripetiamo ancora una volta l´incredibile vergognosa assenza di una commissione Antimafia regionale seria, competente, che aiuti i processi di cambiamento che pur s´intravedono. Inoltre, taluni comportamenti di uomini politici, oggettivamente incompatibili con una decisa lotta al potere mafioso, non sono perseguiti dalla politica come occorrerebbe. Anzi, a fronte di processi, rinvii a giudizio, requisitorie di pubblici ministeri che descrivono contesti incredibilmente gravi, ammissioni degli stessi protagonisti, si assiste alla solidarietà, siciliana e romana, nei confronti degli imputati. Come se la magistratura esercitasse il proprio potere al di fuori del dettato costituzionale e chiunque è raggiunto dai suoi provvedimenti debba essere confortato. Come si fa quando la vecchietta subisce uno scippo o un negoziante una rapina. In ultimo, se vogliamo rimanere nell´ambito criminale, va ricordato che le patrie galere sono sempre state piene di mafiosi, piccoli e grandi. Ma la mafia, dall´unità d´Italia ad oggi, ha saputo tenere ferma la barra del crimine. Modificando quanto necessario e mantenendo quanto fondamentale per essere ancora presente e forte. È corretto quindi rallegrarsi quando si raggiungono risultati. Non si dovrebbe tuttavia permettere a questi ultimi di buttare fumo, pena lo scoramento successivo, sulla realtà dei fatti. Che ancora oggi rimane pesante e resta, per il domani, molto incerta sui possibili esiti.

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