LA REPUBBLICA PALERMO - MARTEDÌ, 06 NOVEMBRE 2007
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Se i reati degli stranieri indignano più di Cosa nostra
FRANCESCO PALAZZO
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Se i reati degli stranieri indignano più di Cosa nostra
FRANCESCO PALAZZO
Faceva impressione l´altro giorno sentire delle persone, intervistate ad Alcamo, ma può accadere ovunque, che si dichiaravano contro lo «straniero», possibilmente dell´Est, perché si sono verificati brutti episodi di aggressioni in ville, ancora peraltro non chiariti in quanto ai responsabili. Dopo il tragico e luttuoso fatto di Roma che ha visto protagonista il rumeno che ha brutalmente causato la morte di una donna, si cavalca la tigre. Ed ecco che anche in Sicilia spunta la psicosi dello sconosciuto che può farti del male. Porgendo distrattamente l´orecchio al bar o al supermercato, capita di sentire lamentele: dovrebbero andarsene tutti da dove sono venuti, tuonava una signora domenica mattina inzuppando la brioche nel latte macchiato. Ma lei ha subito aggressioni, fa il barista. No, risponde, ma ho paura. Paura dell´ignoto. A Palermo, ad Alcamo, a Catania, in Sicilia. Si teme lo straniero, colui che può fare del male, pure se non ti ha mai tolto un pelo. Anche se sono altri i soggetti da temere. C´è la mafia che tiene sotto controllo il territorio siciliano, paese per paese, città per città, via per via. Che controlla l´economia, apre negozi e centri commerciali, distribuisce sotto le nostre case persino i posteggiatori abusivi. In alcuni luoghi, addirittura per comprarsi una casa bisogna chiedere il permesso. Non al rumeno, ma alla cosca locale. Non parliamo poi se devi aprire un qualsiasi esercizio commerciale. E anche se hai già un appartamento tuo e non vuoi entrare nel mondo del commercio, puoi verificare senza problemi nel territorio la presenza dei mafiosi e dei loro consistenti interessi economici. Ammesso che non ti vada di passeggiare e te ne voglia stare a casa, ecco che vieni informato dell´ultimo omicidio mafioso, avvenuto a Borgetto. Vi pare normale che nessuno in questi casi si senta preoccupato per la propria incolumità o per quella dei propri familiari, quando si uccide in pieno giorno? Come del resto accaduto il 17 ottobre al Cep, un quartiere palermitano. Evidentemente tutto questo viene percepito dal ventre molle del nostro popolo, lasciamo perdere per un attimo la borghesia mafiosa, come una presenza rassicurante, un punto di riferimento esistenziale che non lambisce il senso di sicurezza, anzi, quasi lo rafforza. Sapere che in giro, per venticinque anni o quaranta, vi sono terribili criminali mafiosi, l´ultimo della serie catturato ieri, non indispone più di tanto. Piuttosto, in molti casi, scatta una sorta di protezione. Andate in qualsiasi paese della Sicilia e fate qualche domanda sui mafiosi che comandano e sui loro referenti politici. Vedrete che il volto pieno di paura irrazionale nei confronti dello straniero si trasformerà in un sorriso da sfinge. Signor mio, ma quale mafia, ormai è solo delinquenza, una volta sì che erano uomini d´onore e d´ordine. Risposte di un tempo passato? Se la pensate così andate a leggervi alcune risposte delle interviste fatte ad alcuni preti palermitani. Sono contenute nel libro "Le sagrestie di cosa nostra", in commercio da qualche mese (Newton Compton Editore autore Vincenzo Ceruso). Oppure ponete attenzione alle dichiarazioni di qualche sindaco siciliano, che ritiene la delinquenza immigrata il più grande problema della nazione e, quindi, siciliano. Insomma, nascere e abitare in una regione, di fatto, a sovranità limitata per la presenza diffusa del potere mafioso, nei cui confronti non pochi esponenti di partiti e istituzioni si mostrano più che vicini, è qualcosa che permette di vivacchiare tranquilli a tantissimi siciliani e siciliane, che sono molti più di quanti immaginiamo. La quiete non è scossa nemmeno, ed è accaduto pochi mesi fa alla Noce, per un uomo crivellato di colpi, sempre alle nove di mattina, appena uscito da un commissariato di pubblica sicurezza. La Noce è un altro quartiere popoloso e popolare di Palermo, quasi al centro cittadino del quinto comune italiano. Se qualcuno, però, rubasse in quel rione in un appartamento, e si facesse sfuggire, scappando, qualche parola straniera, ecco che le invettive contro la delinquenza feroce degli stranieri non si conterebbero più. Tutti pronti a farsi intervistare. Forse si attiverebbero delle ronde notturne. Non c´è dubbio che qualcuno punterebbe sulla mafia. Per ristabilire l´ordine e riguadagnare, finalmente, la tranquillità.
Bel pezzo: più che condivisibile.
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