LA REPUBBLICA PALERMO - SABATO, 17 NOVEMBRE 2007
Pagina XIX
Raccontare Cosa nostra è necessario per sconfiggerla
FRANCESCO PALAZZO
Pagina XIX
Raccontare Cosa nostra è necessario per sconfiggerla
FRANCESCO PALAZZO
Sull´argomento mafia c´è una polemica che non passa di moda. Cova sotto la cenere, pronta a riemergere in qualsiasi momento. L´eterna disputa sulla Sicilia offesa ogni qualvolta si parla di mafia, attraverso film, fiction, documentari e via elencando, è un classico del quale mai vorremmo privarci. Le feroci invettive sulla Piovra televisiva sono lontane nel tempo, tuttavia vivono e lottano ancora insieme a noi. Sulla decima edizione, l´ultima, nell´agosto del 2000, quando si giravano le ultime scene in Sicilia, registrammo le proteste del centrodestra. Che riteneva la serie troppo di sinistra perché difendeva i giudici. E siccome doveva andare in onda a pochi mesi dalle elezioni politiche del 2001, poteva sconvolgere il corpo elettorale. Poi la serie fu trasmessa regolarmente e il centrodestra vinse comunque le elezioni. E tutti tirammo un sospiro di sollievo. Già nel 1994 si sosteneva che la Piovra oltraggiava la Sicilia e offuscava l´immagine dell´Italia all´estero. È accaduto pure con una puntata di Report, sulla mafia che non spara, del gennaio 2005. C´è andata di mezzo una trasmissione riparatrice di un altro programma Rai, che ci ha profondamente confortati. L´elenco delle produzioni artistiche travolte da discussioni sarebbe lungo, ma non tanto sterminato come la lista di coloro che a turno s´indignano non appena qualcuno, chissà perché, collega la parola mafia alla Sicilia. In un articolo uscito lo scorso anno la chiamavamo la compagnia dei difensori. Che è tornata alla carica prendendo di mira la fiction "Il capo dei capi". Anche questa volta lo spunto polemico è trasversale agli schieramenti politici, toccando sinora il Partito autonomista siciliano, Italia dei valori e il Partito democratico. Ma non è escluso che altri si accodino, visto che lo sceneggiato prevede altre due puntate. L´oggetto della discussione è sempre l´onore infangato della Sicilia, con una variazione creativa sul tema. Ossia il fatto che la finzione televisiva riprodurrebbe un Totò Riina dalla faccia simpatica, un personaggio quasi da imitare. Se tale pericolo fosse fondato, ci sarebbe da ipotizzare che i mafiosi siano tutti nati e cresciuti guardando la televisione, anche quando questa non era ancora entrata nelle nostre famiglie. Scoperta sconvolgente. Alla quale si abbina una notizia che giunge dalla provincia di Caltanissetta, precisamente da Niscemi. Pare che lì i ragazzi si rincorrano appellandosi con i nomignoli dei protagonisti mafiosi dello sceneggiato. Chi ha notato tali comportamenti, un consigliere comunale autonomista, ha dichiarato che la saga, al fine di evitare tali spiacevoli conseguenze, non si doveva trasmettere. Punto e basta. Poiché non ci facciamo mancare niente, le cronache c´informano di un´eguale presa di posizione di un deputato regionale del Partito democratico, che addirittura proporrebbe, ma stentiamo a crederci, di vietare l´installazione di set cinematografici sul bel suolo regionale nei casi di film che parlano di mafia. I due erano stati preceduti da un parlamentare nazionale di Italia dei valori. Ai tre uomini politici, e a quanti a loro vorrebbero accodarsi, diciamo che noi comprendiamo il problema. Effettivamente, non si spiegherebbe come mai in Sicilia la mafia abbia messo radici così forti se non avesse saputo creare dei seguaci. Pronti a ricalcare e ripetere, se possibile più ferocemente, le orme dei progenitori. Il punto è che non è stato purtroppo l´etere a causare tutto ciò, bisogna farsene una ragione. Altrimenti basterebbe spegnere i ripetitori in tutto il territorio regionale per risolvere definitivamente il problema. Oppure, in alternativa, trasmettere incessantemente produzioni televisive che invitino a comportamenti virtuosi. Un soggetto di sicura presa potrebbe essere San Francesco d´Assisi, che ci scuserà per l´irrispettosa citazione. Ma può essere che, dopo qualche mese, i ragazzi e le ragazze della nostra regione comincino, guardando sino a stordirsi, a parlare con gli uccelli e ad ammansire i lupi. Si può provare.
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