mercoledì 12 marzo 2008

SICILIA, REGIONALI 2008: IL CENTROSINISTRA TORNA SUL VOTO DISGIUNTO

LA REPUBBLICA PALERMO - MERCOLEDÌ 12 MARZO 2008

Pagina I
L´ANALISI
L´errore del centrosinistra puntare sul voto disgiunto
FRANCESCO PALAZZO




A ogni elezione regionale, sulla ruota del centrosinistra, c´è un numero fisso che immancabilmente esce. Ha fatto il suo esordio domenica mattina in un incontro del Pd. È il voto disgiunto. Il primo voto per un candidato del centrodestra all´Ars, il secondo per il candidato alla presidenza del centrosinistra. Nelle due elezioni svolte col metodo dell´elezione diretta del presidente, ciò non è servito al centrosinistra per vincere. Nel 2001 Orlando ottenne un 6,4 per cento in più del suo schieramento. Nel 2006 Rita Borsellino totalizzò il 5,53 per cento in più. In entrambe le tornate elettorali vi fu però un piccolo inconveniente. La distanza tra centrodestra e centrosinistra era talmente marcata (nel 2001, 30,2 centrosinistra, 65,2 per cento centrodestra, nel 2006 quest´ultimo 61,6 e centrosinistra 36,1 per cento), che il risultato finale era già scritto in partenza. La richiesta di voto disgiunto ha senso solo quando i due schieramenti sono vicini e non è il caso della nostra regione. Ora, dunque, ci risiamo. E ogni volta è come se implicitamente si comunicasse il seguente ragionamento: guardate che le nostre liste non sono granché, lo sappiamo bene, noi che le facciamo, meglio di voi, non vi chiediamo perciò di votarle ma di riempire di consensi il nostro uomo o la nostra donna in cima alla piramide. Il risultato, viste le condizioni di partenza, non può che essere sempre deludente. Ma l´operazione voto disgiunto serve a tenere artificialmente viva la corsa sino alla fine presso l´elettorato di riferimento. Il centrodestra, dal canto suo, sapendo come stanno realmente le cose, lascia fare. Alla vigilia delle regionali del 2006 si fantasticava intorno a un voto disgiunto a due cifre, che l´apertura delle urne lasciò nel mondo dei sogni. C´è peraltro da rilevare che un invito pressante all´elettorato a esprimersi in maniera sconclusionata, indica un´azione politica basata non sul consenso diffuso, ma solo sulla forza del leader. Una prospettiva che dovrebbe essere molto distante dal centrosinistra. Che inoltre sia anche un tentativo inutile elettoralmente, bastano i numeri citati a dimostrarlo abbondantemente. Ovviamente l´elettore ha il diritto di votare come vuole. Tuttavia, una coalizione che vuole costruire un serio progetto politico dovrebbe invitare alla coerenza delle scelte. Il punto è che questo non può essere fatto perché le liste siciliane del centrosinistra sono, tranne poche individualità, deboli. E qui non c´entra niente il Mezzogiorno che vota centrodestra. Nelle altre regioni del Sud governano maggioranze di centrosinistra che hanno saputo vincere, non in forza del voto disgiunto o indicando salvatori della patria, ma cercando e ottenendo un quadro politico omogeneo. Perché in Sicilia il centrosinistra non riesce a mettere in campo liste forti? Un indizio ci viene dalla provincia di Caltanissetta e riguarda una polemica di questi giorni sulla composizione della lista provinciale del Partito democratico. A un deputato regionale uscente, con molte legislature alle spalle, viene osteggiata la candidatura perché deve fare spazio a uno più giovane. Ci chiediamo: essendoci il voto di preferenza e non i vergognosi elenchi bloccati del porcellum, non si può mettere in lista tutto quello che si ha per aumentare il consenso? Non fa così il centrodestra? Fare questo ragionamento logico viene evidentemente difficile perché, più che aumentare i voti, si tende ad amministrare gelosamente quelli che già si hanno, con la conseguenza di viaggiare elettoralmente sempre a scartamento ridotto. Allora, non rimane altro da fare che innalzare sistematicamente il vacuo totem del voto disgiunto. Una specie di mantra recitato collettivamente, un rimedio in grado forse di liberare la mente dai pensieri. Ma una pistola scarica sul tavolo elettorale e un messaggio sbagliato e fuorviante su quello della politica.

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