sabato 22 marzo 2008

POLITICA SICILIANA BLOCCATA


LA REPUBBLICA PALERMO – SABATO 22 MARZO 2008

Pagina I
L´ISOLA NELLO STAGNO
FRANCESCO PALAZZO



Le considerazioni che seguono si potrebbero fare a urne aperte e a risultati acquisiti. Avremo tempo per dilungarci su di essi. Nel frattempo un dato emerge, ancora una volta, in questa doppia campagna elettorale. Non è legato al momento presente o alle persone proposte oggi dal centrodestra e dal centrosinistra per governare l´Isola o per sbarcare a Roma. Il punto è che in Sicilia le regole dell´alternanza non riescono ad attecchire. Tale problema investe in pieno quella parte, il centrosinistra, che si trova perennemente a sostenere sfide impossibili. Dove il dilemma non è se si sarà sconfitti, ma come si perderà, se meglio o peggio dell´ultima volta. Alla Regione il centrosinistra ci ha provato e ci prova, nelle ultime tre tornate elettorali, compresa anche questa, con personalità molto diverse, come Leoluca Orlando, Rita Borsellino e Anna Finocchiaro. Il centrodestra può avanzare qualsiasi nome e gli va sempre bene, prima ancora che si incrocino le armi della dialettica politica e a prescindere da queste. A livello nazionale, dal 1994, i governi non sono mai riusciti a confermarsi la volta successiva. La Sicilia, tranne qualche aggiustamento, non si è accorta di niente, il centrodestra ha sempre brindato. Nelle regioni a noi vicine c´è stato il ricambio. È accaduto, per citare i casi più eclatanti, in Calabria, in Puglia e in Campania. Dove il centrosinistra è riuscito, oltre che a prevalere nel voto politico del 2006, cedendo soltanto il premio al Senato in Puglia, a imporsi alla guida di quelle Regioni. Parliamo sempre di società meridionali, luoghi dove, a differenza che da noi, la struttura del consenso è evidentemente mobile. Prendiamo la Campania. È amministrata da molto tempo dal centrosinistra. Pensate che, se votassero domani per la Regione, i campani non si ricorderebbero della questione rifiuti votando in massa per il centrodestra? Pare che lo faranno a cominciare dalle politiche.In Sicilia, se prendiamo il voto regionale e politico, tralasciando gli enti locali che meritano un discorso a parte, non c´è mai vera gara. L´abbiamo detto altre volte, pesa molto la debolezza strutturale dei partiti del centrosinistra. Ma detta così è sin troppo banale, bisognerebbe capire perché ciò accade sistematicamente soltanto per una parte. In fondo, tutti i partiti hanno problemi simili. Pure altri argomenti sono deboli, come quelli che si soffermano sull´esiguo reddito pro capite, sul basso tasso di occupazione, sul clientelismo o sulla presenza invasiva della criminalità. Forse che in Calabria, in Campania e in Puglia si è più ricchi, si lavora di più o c´è meno clientelismo? Si può affermare che in quei territori le mafie siano meno presenti?Del resto, è impensabile che, appena passato lo Stretto, i partiti del centrosinistra acquistino doti di acchiappavoti da noi irraggiungibili. A confermare il ragionamento c´è la cronaca politica recente. Le rovinose dimissioni del governo nazionale hanno dato una spinta verso l´alto, probabilmente quella decisiva, al centrodestra. Evento normale. Da noi neanche un´interruzione drammatica della legislatura, dopo le dimissioni del governatore per i noti motivi, riesce a produrre un calo di gradimento per la parte politica che ha subito l´evento. È come se niente fosse accaduto. Insomma, pure in questo aspetto della vita sociale siamo davvero speciali e poco comprensibili. A noi stessi, prima ancora che agli altri. Tale quadro bloccato è quello che genera, come sottoprodotti, le distorsioni che conosciamo e che si duplicano costantemente nelle viscere della vita pubblica regionale. Una società statica politicamente non può che crogiolarsi nei suoi peggiori difetti, i quali non appartengono solo alla maggioranza, ma anche all´opposizione. Che, stando così le cose, finisce per cadere in un fatale circolo vizioso. Solo un continuo ricambio nella gestione della cosa pubblica può fare intravedere le luci della buona amministrazione. Unica via d´uscita per far compiere ai siciliani, non retoricamente, passi in avanti. Ma per raggiungere tale fine è tutta una società, non solo quella partitica, che deve muoversi. Sinora le bocce sembrano ferme. Qualche onda che si muove di tanto in tanto si rivela, quando si contano i voti, solo una fugace e superficiale increspatura. In un mare che circonda l´Isola e che sembra essere sempre più uno stagno.

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