martedì 26 giugno 2007

Abolire l´ergastolo scelta sbagliata

LA REPUBBLICA PALERMO MARTEDÌ, 26 GIUGNO 2007
Pagina IX
Abolire l´ergastolo la scelta sbagliata
Cosa nostra ne trarrebbe un vantaggio non tanto nell´impunità quanto nell´immagine
FRANCESCO PALAZZO


I rapporti tra Cosa nostra e lo Stato vivono anche di segnali e di percezioni. Quasi sempre questi ultimi incidono, in positivo o in negativo, soltanto all´interno della sfera emotiva di entrambi i soggetti, altre volte generano sostanziali modifiche. Non sappiamo in quale versante collocare la proposta dell´abolizione dell´ergastolo, che potrebbe inserirsi nella più generale riscrittura del codice penale. Che l´argomento sia sensibile non ci vuole molto a dimostrarlo. Si sostiene che i mafiosi non hanno mai avuto problemi a stare in cella. Non si può negare, tuttavia, che se qualche decina d´anni può addirittura costituire una medaglia al valore, quando il tempo reclusivo è senza fine la cosa comincia a farsi seria anche per le pelli più dure. Del resto, che il numero dei collaboratori di giustizia sia stato notevole proprio nel periodo in cui lo Stato è riuscito ad attuare un giro di vite sulla situazione carceraria e repressiva in generale, qualcosa vorrà pur dire. L´argomento cancellazione ergastolo, insomma, è di quelli sensibili e potrebbe essere interpretato dalla mafia, a torto o a ragione, come una risposta a esigenze non secondarie. E ciò a prescindere dalla volontà e dalle motivazioni della politica, sicuramente adeguate e convincenti in punta di diritto. L´abolizione del 41 bis e dell´ergastolo, oltre che la revisione dei processi per cancellare appunto le pene più pesanti, stavano in cima al famoso papello che Cosa nostra avrebbe agitato sotto il naso delle istituzioni repubblicane dopo le stragi di Capaci e di via D´Amelio. Papello firmato platealmente con gli attentati dinamitardi dell´estate del 1993 sull´asse Roma-Firenze-Milano. Le altre emergenze per il governo mafioso erano la confisca dei beni e la delegittimazione dei collaboratori di giustizia. Sullo stato dell´arte concernente questi due ultimi temi ognuno può farsi l´opinione che vuole, a un occhio profano sembra che non si navighi nell´oro. Tornando all´ergastolo, che comunque nell´ipotesi di riforma sarebbe sostituito con la pena di 38 anni, è giusto pure soffermarsi sull´impatto che la sua cancellazione può avere su un comune cittadino, magari nato in un quartiere periferico ad esclusiva signoria mafiosa. Vedere tornare i mafiosi che contano a spadroneggiare nel territorio, dopo che ci si era affrancati definitivamente almeno della loro presenza fisica, può motivare e giustificare nel popolo minuto, il quale pure esso vive di segnali e percezioni, la consapevolezza, grezza ed errata finché si vuole, che alla fine vincono sempre loro. Avranno tempo i giuristi a spiegargli che oggi l´ergastolo non se lo fa più nessuno e che dopo 26 anni si può ottenere la libertà condizionata. Ci sarà pure modo di tirare in ballo la Costituzione nel punto dove parla di rieducazione del condannato, affermando che la frase "fina pena mai" non prevede nessun tipo di recupero del reo. Ma alla fine prevarrà il ragionamento spicciolo, il capomafia era in carcere e adesso è di nuovo tra i piedi, non tanto per redimersi, ma per riacciuffare il potere e guadagnarne ancora. Capiamo che una riforma di questo tipo non può essere letta solo attraverso le deformanti e deformate lenti siciliane o meridionali. Inoltre, ci paiono discutibili le ragioni di coloro che ipotizzano una nuova guerra di mafia dopo un´eventuale revoca degli ergastoli. Di guerre di mafia ve ne sono state in abbondanza, sostengono alcuni, anche in presenza del carcere a vita. Detto tutto questo, non si può eludere una questione politica generale, che va al di là dei codici. Da un governo di centrosinistra, pur se azzoppato in uno dei due rami del parlamento, ci si attende molto contro le mafie. Che si esordisca mettendo sul piatto del confronto politico la forte pietanza dell´abolizione dell´ergastolo non è un buon segno. Nelle intercettazioni i mafiosi si dichiarano contrariati degli effetti seguiti all´indulto. Possiamo star certi che questa discussione sull´abrogazione della massima pena detentiva li stia rendendo un po´ più contenti e meno contrariati.

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