lunedì 11 giugno 2007

Palermo, i brogli e la politica

LA REPUBBLICA PALERMO - SABATO, 09 GIUGNO 2007

Pagina XIII

Una strategia nell´Unione per riconquistare la città
FRANCESCO PALAZZO


C´è il rischio che il centrosinistra palermitano trascorra i prossimi cinque anni a parlare dei brogli elettorali che avrebbero condizionato e pilotato verso l´esito finale le elezioni amministrative di maggio. Intendiamoci, che anche un solo voto possa essere stornato verso altri lidi e che non si rispetti la precisa volontà dell´elettore, è un fatto che va approfondito affinché non ci si abitui a tali prassi. Che però quella dei brogli sia stata sinora l´unica cifra di confronto politico dalle parti dell´Unione, a quasi un mese dal risultato elettorale, pensiamo non porti da nessuna parte. Sia chiaro, se fossimo davanti ad irregolarità tali da mettere in dubbio i 31.131 voti in più di Diego Cammarata rispetto a Leoluca Orlando e gli 82.662 voti che dividono la coalizione di centrodestra da quella di centrosinistra, ci sarebbero da fare tutte le battaglie di questo mondo. Ci pare, invece, che i fatti portati dal centrosinistra a sostegno delle anomalie non possano alimentare l´aspettativa che il risultato del voto venga sostanzialmente modificato. Ci penseranno, in ogni caso, gli organi preposti a mettere in atto i controlli dovuti per dirimere i singoli casi sospetti e per chiarire alcuni evidenti e incredibili errori. I partiti del centrosinistra farebbero bene, nel frattempo, a tornare alla politica. Prima che la questione brogli si trasformi in un grande alibi, utile per non confrontarsi sulla sconfitta e per non discutere del lavoro che c´è da fare al fine di conquistare democraticamente il governo cittadino alle prossime elezioni. Su tutto questo, per primo, dovrebbe riflettere Leoluca Orlando, che a suon di consenso personale si è dimostrato vero leader, in grado di ingaggiare da solo una battaglia, tanto titanica quanto ardua, contro i battaglioni elettorali della Casa della libertà. Cosa intende fare politicamente l´ex sindaco a Palermo e per Palermo nel futuro immediato e prossimo? È ovvio che Orlando non è l´unico soggetto in grado di riprendere il ragionamento sul filo della politica. Punti di domanda collettivi e possibili risposte pubbliche dovrebbero provenire anche dai diciannove consiglieri comunali che l´opposizione schiererà a Palazzo delle Aquile. Come valutano il risultato elettorale? Come intendono interpretare il ruolo che l´elettorato ha ad essi assegnato? Che programmi comuni hanno? Come intendono interagire con la società palermitana? Cosa impedisce loro di parlare unitariamente alla città in un luogo pubblico prima dell´insediamento al Palazzo di città? È possibile sperare, visto che hanno avuto la soddisfazione di essere eletti, che almeno loro non siano impantanati esclusivamente nella controversia sulle scorrettezze elettorali. Vi sono altri due attori dai quali è lecito attendersi nel capoluogo qualche parola di lucida analisi dopo la sconfitta e più di qualche pensiero sul futuro: i partiti dell´Unione e la cosiddetta società civile a loro esterna. Ma i primi non sanno sfuggire alla consegna del silenzio che li ha contraddistinti durante la campagna elettorale e dopo le elezioni. Alcuni sono muti perché sono quasi scomparsi, gli altri, per intenderci i maggiori azionisti del Partito democratico, non si capisce cosa attendano per uscire fuori dalla lunga notte elettorale. I componenti della società che formalmente agiscono fuori dai partiti, pur avendo spesso casacche politiche ben riconoscibili, si sono tuffati come un sol uomo nella confortante e rassicurante piscina dei brogli. Invece di avviare e stimolare una riflessione stringente sulla presenza a Palermo del centrosinistra e sul ruolo che essi stessi vogliono ritagliarsi al suo interno, hanno costituito un comitato a difesa della democrazia. Benemerito quanto si vuole, ma che non costruirà un briciolo d´alternanza nei prossimi anni. E invece di quest´ultima la città ha fortemente bisogno, più di qualsiasi altra cosa. Il clientelismo e le storture elettorali si sconfiggono e la democrazia si difende con la politica, non crogiolandosi al sole nel ruolo di vittime sacrificali.

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