lunedì 4 giugno 2007

Chi determina i costi della politica

LA REPUBBLICA PALERMO - SABATO, 02 GIUGNO 2007

Pagina I

L´INTERVENTO

I costi della politica nel sistema clientelare
FRANCESCO PALAZZO


In questo momento il primo posto nella classifica dello sdegno popolare è rappresentato dai costi della politica. È in corso - il tema l´ha lanciato proprio "Repubblica" - la polemica sulla scarsa produttività dei deputati regionali a fronte di emolumenti non proprio da fame. Le accuse in realtà colpiscono tutti i livelli di rappresentanza, dalle circoscrizioni al parlamento. Certo, non siamo di fronte a quella che si direbbe una novità assoluta. Il primo atteggiamento dei cittadini, quando si parla di politica, è di disgusto per gli alti guadagni e ai privilegi di chi abita i palazzi del potere. Ciò che difficilmente si ammette, da parte di coloro che s´indignano per stipendi e prebende altrui, sono i conti salatissimi che a volte essi stessi presentano alle pubbliche amministrazioni. Talvolta nel rispetto formale delle regole, spesso ricorrendo a procedure illegali. In ogni caso facendo lievitare in maniera esponenziale e davvero insostenibile le spese pubbliche che in teoria si vorrebbero ridimensionare. Proprio l´altro giorno abbiamo appreso che l´Inps, che gestisce soldi di tutti, ha subito un danno di circa 3 milioni di euro a causa dei falsi braccianti scoperti in provincia di Palermo. Superfluo sottolineare che si tratta della punta di un enorme iceberg. In Sicilia c´è un fiume di gente che ha mani illibate eppure certifica decenni di lavoro nei campi. In fondo è facile puntare ferocemente i costi delle istituzioni pubbliche, è come sparare sulla Croce rossa. Basta che poi le vite private di ciascuno possano muoversi liberamente alimentando la prassi predatoria di tutto ciò che ricade sulle tasche della collettività. Se passiamo dall´agricoltura alla formazione professionale, perché non riflettere sull´enorme spesa pubblica che finanzia corsi che mai hanno prodotto un solo posto di lavoro? E non ci sono solo le risorse interne. Ci si potrebbe chiedere, a esempio, quanto denaro, dell´enorme flusso arrivato con Agenda 2000, è andato ad alimentare rivoli minuscoli o grossi torrenti di spesa inutile fine a se stessa. E se i fondi che arriveranno nei prossimi anni seguiranno la stessa strada. Scendendo poi nello spicciolo, si possono citare i tantissimi, e in Sicilia ne vengono scoperti continuamene, che dichiarano un reddito inferiore per non pagare il ticket sulle medicine, aggravando il buco profondo del settore che poi le casse pubbliche devono in qualche modo coprire. Oppure i giovani che certificano stati patrimoniali da fame per evitare di pagare le tasse universitarie. O quelli che certificano stati familiari inesistenti per incassare corposi assegni. Non parliamo, poi, della ricerca spasmodica di entrare, da parte di molti giovani della nostra regione, tra le fila del precariato. Dove tale approdo non è inteso come la ricerca di un vero lavoro e il premio alla propria professionalità da mettere al servizio della comunità, ma come la possibilità di ottenere un gratuito assegno mensile proveniente sempre dal forziere pubblico. Gli esempi potrebbero proseguire all´infinito. Ricordiamo le continue truffe scoperte nella nostra regione sull´utilizzo dei fondi della legge 488. Che, da strumento per distribuire aiuti statali alle aziende, si trasforma di sovente in un grande supermercato del raggiro e della distrazione di milioni di euro. In tutti gli ambiti citati c´entra sempre la politica, certo. Ma nel senso che i rappresentanti del popolo dirigono un´orchestra sociale che già conosce a memoria lo spartito. Il popolo, da parte sua, critica aspramente chi dirige la compagnia. Guai però a mettere in discussione la musica, perché ciò significherebbe la fine dei tanti pezzetti di spreco individuale che compongono un totale gigantesco. Al cui confronto anche i costi, pur esosi, delle istituzioni impallidiscono. Quante volte ci capita di assistere a veementi proteste corporative davanti agli assessorati regionali contro chi intende abbattere, anche di poco, qualche spesa? Basta ricordare, per tutti, il settore della sanità. In genere l´approccio è il seguente: si tagli pure, si tagli tutto, purché non si tratti del mio orticello. Vista così, la vicenda dei costi della politica assume una dimensione diversa. È più complessa da affrontare, ma lo si può fare con meno ipocrisia.


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