martedì 5 giugno 2007

Matteo Bonello


Il mese scorso abbiamo appreso che prossimamente più di duecento strade palermitane, vecchie e nuove, cambieranno o avranno un nome. Così ha deciso la commissione toponomastica del comune. Tra i nuovi arrivati il cardinale Pappalardo, il filosofo Norberto Bobbio, madre Teresa di Calcutta e altri personaggi più o meno noti. Sull’argomento è interessante riflettere su un caso, non sappiamo se unico, ma certamente molto raro. Una delle vie più conosciute di Palermo è dedicata a chi una sera di tanti secoli addietro, con tutti i dubbi che una ricostruzione storica di un fatto così lontano nel tempo presenta, avrebbe pugnalato a morte una persona. Parliamo della Via Matteo Bonello, che scorre tra il palazzo arcivescovile e la cattedrale. I fatti sono (o sarebbero) questi. Siamo nel dodicesimo secolo, capo del regno normanno di Sicilia è Guglielmo I, asceso al trono dopo la morte di re Ruggero II. Egli passa alla storia come "Il Malo", chiamato così dai baroni ai quali limita i privilegi feudali. Per perseguire tale obiettivo politico da carta bianca al suo Gran Cancelliere, Maione da Bari, di estrazione plebea. Quest’ultimo per un periodo è primo ministro e quindi la persona più potente dopo il re stesso, al quale si suppone volesse subentrare. Su di lui gravano le accuse, non si sa quanto fondate, di tirannia e malgoverno. Avvia comunque varie riforme che colpiscono economicamente i baroni. Tutto questo sfocia in un rivolta, guidata da Matteo Bonello e progettata dai nobili nel castello di Caccamo. Lo stesso Bonello era stato inviato in Calabria, come ambasciatore dalla corte normanna, per cercare una soluzione diplomatica alle controversie con la nobiltà locale, anche lì in subbuglio. Proprio durante la missione cambia idea. Il 10 novembre 1160, come capro espiatorio della crisi, Maione è assassinato in pubblico. Una tradizione popolare vuole che sia stato ucciso davanti al palazzo arcivescovile, dove ancora oggi sul portone d'ingresso si troverebbe infissa l'elsa della spada del suo giustiziere. L’impugnatura nel portone c’è davvero, non coinciderebbe tuttavia con quelle in uso al tempo dei fatti. Il popolo va in soccorso del Re, che è stato fatto prigioniero, lo libera e costringe Bonello e i baroni a rifugiarsi nel castello di Caccamo, di proprietà della famiglia dei Bonello. Guglielmo I giura vendetta, organizza un esercito e attacca il castello, ma quest’ultimo risulta inespugnabile. Allora fa credere a Bonello di averlo perdonato, cancella le riforme contro i baroni e gli permette di frequentare nuovamente la corte. Bonello casca nel tranello, è assalito, rinchiuso e torturato sino alla morte. Una leggenda vuole che lo spettro di Matteo Bonello vaghi per le stanze del castello di Caccamo. Sulla vicenda storica c’è, inoltre, da dire che Bonello è imparentato con Maione, questi infatti gli ha promesso la mano della figlia. Sembra pure che l’agguato mortale avviene con il silenzio, forse complice, dell’arcivescovo di Palermo Ugo. Il quale, poco prima dell’uccisione di Maione, pare intrattenga con lui, che sembra volesse avvelenarlo, un dialogo molto duro, accusandolo di non proteggere i baroni. In ogni caso la vittima è malvista sia alla nobiltà che dal clero. In qualsiasi modo siano andate le cose, pare dunque che il “merito” più grande per il quale è ricordato Matteo Bonello, a torto o a ragione, è quello di aver ucciso un esponente delle istituzioni, amato o odiato non è questo che importa. Ed è davvero singolare che, non solo gli sia stata dedicata una via, ma che questa ricada proprio nel luogo dove s’ipotizza sia avvenuto il delitto, sottolineando di fatto il motivo dell’intitolazione. Questo è accaduto in quella che ancora oggi si chiama Via Matteo Bonello e che, a prescindere da chi sia stato il suo uccisore, dovrebbe almeno, più correttamente, chiamarsi "Del Gran Cancelliere Maione", al quale comunque è stata dedicata una via ricadente nel quartiere Brancaccio. Oppure si potrebbe intestare la strada, che passa nel cuore della cattolicità palermitana, proprio al Cardinale Salvatore Pappalardo. In quanto all’elsa ancora piantata nel portone dell’arcivescovado, pur non essendo riconducibile a quell’agguato, ma ricordando a tutti un eclatante omicidio politico, non sarebbe male che dalla curia partisse l’iniziativa di estirparla definitivamente. Francesco Palazzo

3 commenti:

  1. Alla Kalsa una strada intitolata al boss

    PALERMO - Sarà una coincidenza, uno strano scherzo della toponomastica, ma il nome di una strada della Kalsa, la via Spadaro, fa subito venire in mente agli abitanti del quartiere, il boss Tommaso Spadaro, capomafia della zona, trafficante di droga e sigarette, condannato all'ergastolo per omicidi. Spadaro, alla Kalsa, ha un solo significato che si collega alla mafia, all'immagine del boss che durante il maxi processo a Cosa nostra amava definirsi l'Agnelli del Sud perchè negli anni Settanta e Ottanta dava lavoro a più di cinquemila persone con il contrabbando delle sigarette. Il nome della via è stampato su una targa in marmo, a poche centinaia di metri dallo Spasimo, meta quotidiana di centinaia di turisti, ma la toponomastica cittadina non spiega la provenienza di questa dicitura, si sa soltanto che nello stradario del 1903 esisteva già via Spadaro.
    Adesso che 220 strade di Palermo cambieranno nome, chissà se la commissione toponomastica si è ricordata della via Spadaro e della concomitanza di fatti. Agli esperti che fanno parte della commissione sono bastate tre sedute per deliberare la nuova mappa delle vie, per dare un nuovo volto a vecchie e nuove strade che saranno ribattezzate con i nomi di rappresentanti del mondo della cultura, dell'arte, della politica, dello spettacolo, della tradizione popolare, della scienza, dell'industria, del commercio, ma anche martiri della lotta alla mafia.

    da www.lasicilia.it

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  2. mi sono sempre chiesto il perchè di quella elsa di spada inchiodata al portone, grazie per la lezione di storia

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  3. passavo di frequente da via matteo bonello, manco da palermo da 40 anni ma non recordo dove fosse l'elsa della spada di cui parli, c'é qualche foto che potrei consltare. grazie. claudia

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