La Repubblica Palermo
22 agosto 2018
E se vendessimo gadget contro la mafia?
Francesco Palazzo
In estate capita ai siciliani di fare i turisti in Sicilia. È quindi più agevole accorgersi dei gadget aventi come soggetto la mafia. Ne ho visto uno con padre, madre e due figli, con la dicitura "A famiglia mafiusa" e le mete di Trapani, Palermo, Cefalù, Taormina, Agrigento. Non so chi acquisti questa oggettistica. Per essere esposta ovunque, dalla maglietta al cavatappi, dal quadretto alla pistola che fa da impugnatura a una tazza, per fare solo alcuni esempi, avrà un suo mercato. Oltre che biasimare tale modo di vendere il male, facendolo apparire folkloristico e dunque accettabile, occorrerebbero proposte opposte. Accanto alla famiglia mafiosa, al non vedo, non sento e non parlo, alla scritta in Sicilia fui, con la lupara, mettiamo i visi e le parole di Puglisi, Grassi, Falcone, Borsellino, La Torre, Impastato, Mattarella e degli altri. Ma anche di Libera, della Fondazione Falcone, del Centro Impastato e via elencando. In modo che il turista possa scegliere. La censura sarebbe inutile e dannosa. Proponiamo altro davanti agli occhi di quanti passeggiano tra le nostre bellezze.
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