La Repubblica Palermo
– 5 agosto 2018
Le vane parole utilizzate
per il campo rom
Francesco Palazzo
![](https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi8hxdoErpiCKHrBTUgRgq2AVncN82JfnhXObTuKiC4cikH7UyF8i0dWfq1pnOjC5D1dhrwJhX9Z9fLaTkGmjnX9-SHx5xPCOi8hcARFzbmsiFlMy9i4TPCYMRwS3vI_J-zgxxsFm8BeWT6/s400/Campo+Rom.jpg)
Si apre una porta d’ingresso importante al Parco della Favorita. Che
deve essere tirato fuori dal limbo del vorrei ma non posso e dalle chiusure una
tantum stile paese dei balocchi.
Inoltre, il dire "prima
i palermitani", a parte il fatto che i componenti delle sedici
famiglie recensite nel campo lo sono, non ha senso.
Si utilizzano fondi dedicati
al reinserimento sociale delle persone abitanti in tali insediamenti e non si
mettono per nulla in discussione le tante altre correnti e straordinarie forme
di assistenza verso tutte le fasce sociali più deboli.
Aggiungiamo poi che,
dal dopoguerra, proprio dentro le sabbie mobili dei corretti aiuti
divenuti spesso assistenzialismo clientelare e fine a se stesso, il
mezzogiorno, con un elevatissimo concorso di colpa delle società meridionali, è
stato fatto fuori.
Non aggiungiamo adesso al danno pure la beffa di parole in
libertà. Che saranno pure di moda al momento. Ma sempre vane rimangono.
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