lunedì 9 giugno 2025

Parroci e parrocchie. Comunicare a tutti e meglio.

 PORTA DI SERVIZIO

Notizie Chiesa locale e universale

6 giugno 2025

Anche una parrocchia può sfruttare al meglio i canali del web

Francesco Palazzo

https://www.portadiservizio.it/2025/06/06/anche-una-parrocchia-puo-sfruttare-al-meglio-i-canali-del-web/



Ai tempi del Covid tanti aspetti delle nostre vite sono mutati, soprattutto quando più stringenti furono le necessarie limitazioni ai movimenti. Tutti allora iniziammo a utilizzare al meglio le opportunità fornite dalla rete. I cellulari e i computer diventarono finestre sul mondo globale e sugli universi familiari. Non si guardavano gli schermi soltanto per richiudersi nei propri perimetri, come si è tornati a fare, ma per dialogare con gli altri che non potevamo toccare.

Anche la vita delle parrocchie, vuote di fedeli, cambiò molto. Tutti ricordiamo le celebrazioni eucaristiche trasmesse in rete e veicolate attraverso i social. Ma anche i vari messaggi e le riflessioni che i presbiteri mettevano a disposizione sul web. Personalmente seguivo molto e con estremo interesse questa nuova, ancorché imposta, fase comunicativa dell’aspetto religioso. Ciascuno in genere conosce soltanto il prere della propria parrochia. In quei mesi conoscemmo tanti parroci.

Gli anni del Covid

Dopo la stagione emergenziale molte cose fortunatamente sono rientrate. Ma quegli anni ci hanno insegnato tanto anche in relazione alle buone pratiche che abbiamo messo in campo. Ci sono aspetti che meritavano e meriterebbero una riflessione mirata all’azione e non il completo abbandono che invece hanno conosciuto. In questo ambito di ragionamento parliamo proprio della possibilità, perché no, feconda, di tornare a utilizzare stabilmemte i social, e questa volta per scelta consapevole e non obbligata, al fine di fare conoscere al più ampio pubblico la vita delle parrocchie.

Sia chiaro, nulla può sostituire la presenza fisica e le relazioni, spirituali, di fede oltre che umane in questo caso, che si sviluppano quando ci si incontra direttamente. In realtà per qualsiasi comunità, a qualsiasi livello di aggregazione, ciò è imprescindibile. Ma si può trovare sempre una via di mezzo.

Alcune proposte

Ad esempio, per cominciare, anzi ricominciare, dopo la pandemia, i presbiteri delle varie parrocchie, rettorie e altri luoghi di culto, potrebbero mettere a disposizione di tutti dei video con le omelie domenicali e quelle legate a giornate importanti come Natale, Pasqua e altre ricorrenze di rilievo.

Oppure proporre, anche a più voci, riflessioni storiche, teologiche, spirituali, sociali, pastorali, a partire dai nomi che le chiese hanno, sui culti specifici che presentano relativamente ai vari santi, sui rapporti con i territori dove insistono, sulla presenza di gruppi all’interno delle comunità parrocchiali, sulle attività svolte. Non solo questo, anche se già sarebbe tanto. La questione va affrontata a più ampio raggio. Occorrerebbe curare al meglio, e certamente in alcuni casi già verrà fatto, i siti web delle parrocchie, in modo che nella trasposizione sui social tutto giunga chiaramente alla comunità cittadina più ampia e anche alle altre parrocchie. Perché può capitare che non so cosa fa la parrocchia che sta a un chilometro da me. Se lo sapessi potrei fare meglio un’attività o potremmo farla insieme.

E decido di dare una mano!

C’è un grande lavoro nelle comunità parrocchiali, me ne rendo conto scrivendo per questa testata di parroci e comunità parrocchiali, che rimane circoscritto in ambiti molto ristretti. Peraltro, va anche considerato che la massima pubblicizzazione via social delle vite parrocchiali può portare ad una convergenza di presenze fisiche da non trascurare. Mi è piaciuta l’omelia, il messaggio, la riflessione di quel parroco e magari voglio andare a conoscerlo. Sono rimasto colpito dall’attività di quel gruppo parrocchiale di cui ho letto su facebook. E decido di dare una mano. Anche perché si trova magari a due passi da casa e non lo sapevo. I social, lo sappiamo sin troppo bene, inutile nasconderlo, sono pieni di trabocchetti e pericoli, alcuni anche assai gravi. Nonché di una marea inarrestabile di false notizie. Ma sono pure, possono essere, e in moltissimi casi lo sono, un portentoso mezzo di comunicazione in positivo. Soprattutto quando si veicolano contenuti tesi alla crescita spirituale e umana.

Da questo punto di vista sarebbe importante che tutte le parrocchie avessero una persona esperta nella creazione, nell’uso e nell’aggiornamento dei siti web e nell’interazione professionale con i vari social. Devo dire che qualche volta mi capita di ascoltare via social sacerdoti non siciliani proporre riflessioni sul vangelo o su altri aspetti della vita non legati a celebrazioni liturgiche specifiche. Sono spunti che aiutano e che possono aprire e favorire riflessioni personali. In definitiva, si tratta di curare entrambi gli aspetti delle vite parrocchiali senza che si perda nulla per strada. Comunità di fede convocate in luoghi precisi e che da quel luoghi parlano al (e col) mondo attraverso le tante infinite strade che il web, la rete immateriale, permette di percorrere.

https://www.portadiservizio.it/author/francesco-palazzo/ 

lunedì 2 giugno 2025

Biagio Conte, il murale e la porta santa.

 Il Mediterraneo 24

31 Maggio 2025

Viaggio nella vita di Biagio Conte attraverso i murales nella Missione di via Archirafi

Francesco Palazzo

https://www.ilmediterraneo24.it/cronaca/periferie/viaggio-nella-vita-di-biagio-conte-attraverso-i-murales-nella-missione-di-via-archirafi/



A Palermo il 30 maggio si è aperta una nuova porta santa. Per inaugurare il grande murale, 23 pannelli e 18 artisti, realizzato sui muri esterni della Missione Speranza e Carità di Via Archirafi, la missione è stata svuotata, chiuso il portone d’ingresso e poi riaperto. Per ripetere il primo ingresso di Biagio Conte, 33 anni fa esatti il 30 maggio, dopo tredici giorni di digiuno, nella struttura abbandonata.

Anche i poveri hanno diritto a un tetto e a un letto, c’era scritto nei cartelloni allora. Le opere sono un dono dell’Associazione Calapanama. “Noi disegniamo il sabato alla Cala – dice Mariella Ramondo – con il cappello chiamato panama. Una ragazza ci ha appellati Calapanama. Siamo pittori, musicisti, letterati. Abbiamo realizzato il muro della legalità alla caserma Carini e dipinti sulla Divina Commedia. Siamo nati nel 2021. Realizziamo anche cravatte della legalità, questa con il volto di Impastato. Abbiamo portato in giro per cinquanta chiese una mostra su don Puglisi, ora si trova nella chiesa di San Marco al Capo”.

I dipinti, che costeggiano il perimetro della Missione, riproducono i momenti più importanti dell’impegno di Biagio Conte. Si inizia con l’immagine del fratello laico e del suo cane, Libertà. Un dipinto, che ritrae anche il cardinale della Sagunto espugnata, ricorda gli esordi alla stazione centrale. “Andò dal cardinale Pappalardo – ricorda don Pino Vitrano, che con Biagio ha fondato la missione – e alla richiesta di cosa potesse fare per i poveri, il frate laico gli disse che poteva benedirli. Dopo una settimana Pappalardo fu lì”.

La più giovane dell’Associazione Calapanama è Giusy Lo Medico. “Lavoravo in un negozio di oggetti etnici, ho sempre dipinto e ho fatto un percorso scolastico specifico, una cliente mi ha segnalato i Calapanama e sono entrata nell’associazione, ora è questa la mia professione. Dovrei ritrarre Falcone e Borsellino in una scuola a Bagheria”. La fotografo davanti ai due dipinti dove ha messo mano, quello che del viaggio di Fratel Biagio in Trentino e l’altro che riproduce la spianata del Foro Italico con Biagio che prega insieme ai musulmani.

Don Pino, col cappello dei Calapanama, spiega tutti i dipinti. Ci dice che la Missione ha sperimentato un ecumenismo pratico donando materie prime legate all’esercizio delle diverse fedi. Mentre parla alla folla radunatasi dentro la missione, ricorda l’ulivo proveniente da Gerusalemme regalato da Rita Borsellino e la prima palma piantata da Frate Biagio quando la struttura conteneva solo quattro tende. Due pezzi di questo lungo murale ricordano la visita di Papa Francesco in missione nel 2018. Due persone della missione nel dipinto che ritrae il pranzo col pontefice ora non ci sono più – chiosa don Pino – che è una miniera di ricordi. Come quello che riprende la scritta sul frontespizio della missione. “Un giorno vennero dei funzionari ricordando che avevano fatto tanto. Da dentro la chiesa sentii Biagio gridare contro di loro, utilizzando la frase: “Il Signore sino a oggi ci ha soccorso”.

Mariella Raimondo racconta che la gente del luogo ha collaborato. “Nel pezzo di murale che ritrae la croce piantata da Biagio allo Sperone ci sono i volti di diversi bambini della zona. Mentre dipingevo è come se fossi guidata da Biagio”. Don Pino svela un episodio. “Quando Biagio andò allo Sperone a piantare la croce, due gli si avvicinarono intimandogli di andare a piantarla ai Rotoli. Lui andò avanti. Dopo tanti anni i due lo andarono a trovare piangendo, chiedendo scusa e pregando di aggiungere un crocfisso, cosa che facemmo subito. Oggi in quel luogo c’è il murales che ritrae Biagio”.

Non poteva non esserci il primo pulmino della missione notturna. Si vede Biagio con la conchiglia del pellegrino, immagine arrivata in missione dopo la morte. Uno dei dipinti, ci dice don Pino, parla di una pesca miracolosa. Un altro del terreno coltivato a Tagliava per dare da mangiare alla missione. Poi quello della permanenza presso i pastori a Raddusa. C’è la visita di Benedetto XVI, ritratto mentre saluta Biagio. Don Vitrano rivela che il papa intratteneva tutti per pochi secondi, alla delegazione della missione vennero dedicati cinque minuti. Ci sono pure ritratti gli ultimi anni di Biagio. Come il suo rifugio presso il Monte Grifone che sovrasta Palermo. Don Pino, e qua invece siamo agli inizi, ci descrive la conoscenza, attraverso un libro che gli era stato regalato da un pastore di Raddusa, di San Francesco da parte di Biagio. E un pezzo di murale lo ritrae ad Assisi. Viene pure riprodotto un suo viaggio a Bruxelles, che Biagio osserva mentre beve acqua da una bottiglietta. C’è anche il pellegrinaggio a Lourdes, in cui Biagio rivela la sua guarigione. Don Pino ci racconta la sua ritrosia, poi vinta, ad immergersi. Un libro a cielo aperto questa lunga opera d’arte a più mani. Dentro il quale non poteva mancare lo sciopero della fame, per scongiurare l’allontanamento dall’Italia di un giovane della missione, Paul, morto oggi, fatto da Biagio nel luogo dove la mafia uccise Don Puglisi. La cui statua compare nel disegno. Frate Biagio e don Pino. Due esempi di santità diversi e simili. Che tracciano dei percorsi di guarigione di Palermo. Che non stanno nell’alto dei cieli, ma che sono percorribili da tutti.





venerdì 30 maggio 2025

Di sera per strada o tra le famiglie, dai volontari di “Per la Rosa” un aiuto ai più poveri

 Il Mediterraneo 24

28 maggio 2025

Francesco Palazzo 

https://www.ilmediterraneo24.it/buone-notizie/di-sera-per-strada-o-tra-le-famiglie-dai-volontari-di-per-una-rosa-un-aiuto-ai-piu-poveri/





Ci sono pure la moglie del fruttivendolo che per Natale, Pasqua ed Epifania dona di tutto e il pescivendolo di famiglia a contribuire. Ma anche la persona inviata dai servizi sociali che, terminato il periodo, torna a dare una mano. Venerdì 23 maggio è la giornata mensile in cui, presso la sede dell’organizzazione di volontariato Per la Rosa, unità di strada diurna e notturna, con sede a Palermo in Via Corradino di Svevia 19, arriva il TIR di derrate alimentari provenienti dal Banco delle opere di carità, con sede a Carini. Silvia Modica è la presidente. “Il nome era stato pensato in riferimento alla violenza sulle donne. Ci siamo anche occupati di questo, ma con il Covid che ha devastato la città, ci siamo dedicati agli ultimi e alle famiglie che si sono ritrovate in povertà per mancanza di lavoro”. La sede dell’associazione è un unico vano, a partire dalle 16 si comincia a riempire. Gli apporti volontaristici sono tanti. Come il magazziniere di un supermercato che si occupa, insieme ai lavoratori di pubblica utilità inviati dal tribunale, della sistemazione di quanto arriva in un luogo non molto grande.

“Tutti i lunedì alle 20 – continua Silvia – usciamo con una squadra di 8 persone con 80/85 pasti completi e caldi, e tanto altro,  abbigliamento, coperte, scarpe”. Le tappe di questo notturno viandare sono Piazzale Ungheria, Piazza Tredici Vittime, poi dalle parti dell’Ucciardone, quindi il marciapiede adiacente il Nautico, si prosegue in zona Piazza Kalsa per finire alla Stazione. Altre realtà assicurano la stessa attività negli altri giorni della settimana. “Quando andiamo in giro – dicono Carmela Provenzano, vice presidente dell’associazione che conta 25 iscritti, e la sorella Daniela – ci rendiamo conto che queste persone, che nessuno vuole toccare, hanno bisogno non soltanto di cibo, ma di un abbraccio, una parola di conforto”. Riprende Modica: “Nonostante tutto ciò che si, fa tra il 2024 e il 2025 ne sono deceduti quattro a noi cari, perché dormire su una panchina o a terra è la fine della vita”.

Ci sono singole storie, alcune conclusesi bene, altre no. Una ragazza è riuscita a risalire, adesso ha un lavoro stabile. A un’altra persona avevano fatto avere una roulotte. Ci sono italiani e stranieri. Prima del Covid si sono dedicati all’accoglienza nel dormitorio Agape, servendo la cena due volte a settimana e concludendo con il dessert preparato da loro. Nel dormitorio San Francesco si occupavano della boutique, donando abbigliamento agli ospiti che afferivano da tutti i dormitori. Ma non c’è solo il lavoro sul territorio. Ce lo spiega la presidente: “Assistiamo 170 famiglie con i prodotti che ogni mese arrivano. Oggi immagazziniamo, nelle prossime settimane faremo la distribuzione a chi è in regola con l’ISEE”.

Le donazioni, in soldi o derrate alimentari, giungono anche dai privati. L’associazione finanzia le proprie attività pure con eventi benefici. Un concerto il 24 maggio a Bagheria. Un altro spettacolo, dal titolo “Un giallo musicale o quasi”, è previsto a Palermo il 29 maggio. La sera del 23 maggio c’è stato uno spettacolo teatrale, “Mai capitato al mondo“, in memoria del 33° anniversario della strage mafiosa, organizzato anche dalla compagnia “I senza dimora”. C’è pure l’attività di raccolta davanti ai supermercati e per ritirare i prodotti in scadenza. I panifici e i bar donano l’invenduto. Per i piccoli di due case famiglia, ai quali portano pure del cibo, stanno organizzando per il 7 giugno la visita ad un maneggio a Partanna Mondello, dove si divertiranno con i cavalli e i giochi. Silvia ricorda una giornata importante. “Il 17 novembre 2024, Giornata mondiale del povero che festeggiamo ogni anno, abbiamo fatto un pranzo alla Chiesa della Gancia con 160 persone e 20 tavoli apparecchiati, con la partecipazione del Banco delle opere di carità e dei volontari di Fra Loris”. I lavori di scarico proseguono. L’attività ferve. Appena il tempo di indicare altre storie, visi, sofferenze. Silvia Modica conclude: “Tanto altro si fa, spesso ci si interroga se potremmo fare di più. Può darsi, ma senza un valido aiuto da parte delle amministrazioni, non si può”. Mi trasferisco sotto l’Albero Falcone per il rito annuale della memoria. Anche chi pensa ai più poveri e sofferenti, rifletto mentre suona il silenzio, contribuisce a costruire dignità e giustizia a Palermo. 



mercoledì 21 maggio 2025

Il Palermo all'ottavo posto. Palermo in coda alle classifiche.

 Rosalio Il blog di Palermo

19 maggio 2025

Palermo calcio, da questo campionato è (quasi) tutto

Francesco Palazzo

https://www.rosalio.it/2025/05/19/palermo-calcio-da-questo-campionato-e-quasi-tutto/



Ciascun seguace di qualsiasi squadra, di qualsiasi sport, a qualsiasi livello, vorrebbe chiaramente che i propri colori si affermassero sempre e brillassero nel firmamento di questa o quella disciplina sportiva. Non sfugge ovviamente a questa regola chi segue più da vicino i colori rosanero e si appassiona alle sorti del Palermo. Parliamo di circa trentamila/cinquantamila persone, tra quelli che vanno allo stadio più o meno abitualmente o una tantum per le occasioni importanti e quanti opzionano il divano di casa e il televisore, su un totale della provincia di Palermo superiore a 1 milione e duecentomila abitanti. Poco più del 4% della sola provincia palermitana. L’1 per cento di tutta la Regione Siciliana. Insomma, relativizziamo. E dobbiamo pure relativizzare e scrutare meglio se guardiamo insieme al Palermo e a Palermo. Da tre stagioni i rosanero sono arrivati in vetta in serie B, che corrisponde ai play off giocati dal terzo all’ottavo posto. Le ultime due indiscutibilmente, il primo anno rimanendo fuori di un pelo ottenendo però gli stessi punti dell’ottava, il Venezia. Focalizziamo questo ottavo posto. Se Palermo, la città, per quanto riguarda la qualità della vita, lo sviluppo, la civiltà degli abitanti e tanti altri parametri relativi al quotidiano, fosse così in cima, in zona promozione, e non invece relegata, come è, in fondo a tutte le classifiche che appunto misurano ogni anno la qualità della vita, non sarebbe male. Magari i rappresentanti delle istituzioni cittadine che si recano allo stadio o sono tifosi e commentano potrebbero pensarci. Senza contare che il Palermo è in solide mani finanziarie, che spendono denari pure per lo stadio, ha un centro sportivo, ed è risalita velocemente dal baratro in cui era caduto nel 2019. Il City Football Group, holding finanziaria di prima grandezza, è stato chiaro. Se non siamo graditi possiamo pure andare via. Se così sarà, speriamo di no, magari i soldi poi li metteranno quelle poche centinaia di rumorosi e tumultuosi ultrà, incassando le royalty sulla proprietà intellettuale del grido, becero e incivile, “chi non salta è catanese” o robetta simile. A questi esimii rappresentanti del Palermo e di Palermo va ricordato che rappresentano, fortunatamente, solo e soltanto se stessi. E che la proprietà è invece benvenuta dall’altro 99% del Palermo e di Palermo. Frequentando il Barbera ho l’impressione che per alcuni la partita sia lo sfogatoio di problemi e frustrazioni personali. Ecco, per queste cose vi sono professionisti in grado di orientare meglio le esistenze.

Per quanto concerne il lato più tecnico, va tenuto conto che una squadra senza gioco e senza impegno, come sostengono migliaia di commissari tecnici della nazionale assisi sugli spalti del Barbera e una congerie di commentatori che i social e quello che a misura di social è diventato il giornalismo, moltiplicano a dismisura, non ottiene 49 punti il primo anno, 56 il secondo e 54 il terzo di cadetteria. Certamente si poteva e si dovrà fare meglio, ma le promozioni non sono un biglietto immacolato che si porta all’incasso come se vincere i campionati fosse un’investitura divina che si ottiene chissà per quale imperscrutabile motivo ad inizio stagione immersi nel solleone agostano. Vi sono tutte le condizioni per fare campionati più di vertice. Nel frattempo non si può andare allo stadio mugugnando insoddisfazione di continuo. Come si è fatto in questi ultimi tre anni, partita dopo partita. Tanto che non si capisce cosa si vada a fare allo stadio con questa disposizione d’animo perenne e triste. E non si parli dei tifosi che vanno in trasferta facendo sacrifici. Quelli li fanno i lavoratori che si spaccano la schiena dalla mattina alla sera. Non confondiamo il gioco e il divertimento con le cose serie. E comunque gli stadi non sono ambiti territoriali dove si può andare a dire di tutto a chi è in campo, arbitri compresi, lanciare fumogeni o fare scoppiare petardi. Il codice penale vale pure dentro gli impianti sportivi. Ed è davvero brutto, diseducativo, molto allarmante direi, vedere e sentire genitori con pargoli al seguito che vomitano parolacce molto al di sotto della cintola emulati ovviamente da coloro che hanno generato.

Personalmente, il prossimo campionato rinnoverò l’abbonamento. L’ho fatto sin dalla serie D, quando un imprenditore palermitano come Dario Mirri, più che parole, sport in cui al sud molti sono imbattibili campioni olimpici, ha messo in campo dei fatti portando subito i rosanero in C, successivamente trasferendo il progetto in mani strasicure e comunque continuando a seguire con passione da presidente in piedi appoggiato a un pilastro della tribuna autorità le partite al Barbera. Non perchè pretenda abbonandomi chissà cosa, magari di vincere lo scudetto e la Champions nel giro di qualche anno. Ma per sostenere un percorso serio che ha una sua importante solidità. Quando vado allo stadio oltre la partita guardo e valuto pure questo aspetto fatto di tanti dettagli. Magari a Palermo vi fossero altre realtà importanti, private e pubbliche nello stesso tempo, da sostenere come questa. Invece abbiamo il disinteresse della stragrande maggioranza dei cittadini da un lato, e i vari lamentatoi dall’altro. Atteggiamenti da sottosviluppo conditi pure di superbia. Che porta, nel caso specifico del Palermo calcio, a mettere alla berlina chi sta cercando di curare, con tutte le difficoltà che presentano le cose umane, il presente e il futuro della società di viale del Fante.

sabato 17 maggio 2025

Lo ZEN, il parroco, le due vocazioni e la Madonna a lutto per la tragedia di Monreale

 Porta di Servizio 

Notizie Chiesa locale e universale

15 maggio 2025

Padre Giovanni, la missione allo Zen: “Lavoriamo di più coi ragazzi”

Francesco Palazzo 

https://www.portadiservizio.it/2025/05/15/padre-giovanni-la-missione-allo-zen-lavoriamo-di-piu-coi-ragazzi/



La chiesa parrocchiale del quartiere San Filippo Neri, ai più noto come Zen, è molto grande, sia all’interno che all’esterno, con un lungo viale alberato e molto curato e un campetto di calcio nuovo dove quattro ragazzi si sfidano all’ultimo fiato.


LA MADONNA NEL QUARTIERE

Padre Giovanni Giannalia, nativo di Villabate, studi commerciali, linguistici e artistici, ma pure un periodo di lavoro dentro l’azienda familiare di infissi, è il parroco. Dentro la chiesa la Madonna di Fatima indossa un nastro nero come simbolo di lutto per i gravissimi recenti fatti di sangue a Monreale. Qualche giorno fa è stata portata in giro in silenzio per il quartiere.


LA VOCAZIONE 

“La mia vocazione è arrivata a 30 anni. Partecipavo agli esercizi spirituali dell’Istituto del Verbo Incarnato e ho sentito la chiamata del Signore. Ho lasciato il lavoro e la mia terra e sono entrato in questo istituto religioso divenendo missionario”. La famiglia religiosa del Verbo Incarnato è presente in tutti i continenti, la sede centrale italiana è a Montefiascone, in provincia di Viterbo. L’istituto è stato fondato in Argentina nel 1984 da Padre Carlos Miguel Buela. È composto da due rami: uno apostolico e uno monastico-contemplativo. C’è anche un ordine femminile, le Serve del Signore e della Vergine di Matarà. Anche questo istituto ha un ramo apostolico ed uno monastico-contemplativo. Una ragazza dello Zen da un anno è novizia a Monreale. Ed è una notizia che mi ha colpito.


IL RITORNO A PALERMO 

Padre Giovanni, dal cui eloquio spunta ogni tanto l’accento palermitano, continua. “Sono stato impegnato nella formazione per 7 anni, poi 13 anni parroco a Prato. Nel maggio 2022 divento parroco in questa parrocchia. Mi sono proposto io stesso per questa missione. Avevo nel cuore il desiderio di spendermi apostolicamente nella mia terra da cui mancavo da 20 anni”.


UN'ALTRA VOCAZIONE NATA ALLO ZEN

In comunità sono tre e abitano tutti in canonica. Ad un certo punto si apre la porta e fa capolino un prete in talare. Si tratta del viceparroco, ci dice padre Giannalia. È padre Filippo Riela, vissuto per tanti anni a cento metri dalla parrocchia, dentro lo Zen 2. Racconta la sua vocazione. “Siamo originari di Pallavicino. È venuta una zia mia a stare qua. Poi mio padre è stato licenziato a causa di un infortunio sul lavoro ed è venuto allo Zen 2. La vocazione è nata tramite mio nonno che mi portava sempre in chiesa. All’inizio un po’ mi vergognavo della mia vocazione perché lo Zen è un po’ così. Non venivo qua in chiesa, andavo in tutte le altre parrocchie. Un giorno mi sono chiesto il perché non dovessi venire qua, ho iniziato un cammino con tante difficoltà nel quartiere, ho conosciuto l’Istituto del Verbo Incarnato in parrocchia e la mia vocazione ha trovato un approdo”. La sua famiglia non sta più allo Zen ma ha ancora tanti parenti nel quartiere. “Nella famiglia di mio padre i figli erano 11. Diversi hanno provato allo Zen a seguire la vocazione religiosa ma non sono arrivati in fondo”.


I GIOVANI E LE FAMIGLIE 

Padre Giannalia ascolta con molta attenzione. Padre Filippo saluta e lui riprende. “Conoscevo il quartiere da prima di arrivarvi come sacerdote. Avevo, e ho, dei cari amici che abitano proprio qui e uscivamo insieme. Venendo qui mi aspettavo un grande lavoro con i ragazzi e le famiglie. Sapevo che avrei trovato problematiche complesse e che sarei stato più esposto all’attenzione mediatica, e così è stato, soprattutto in quest’ultimo periodo purtroppo per i tragici fatti di Monreale. Spero di poter presto tornare sui media ma per testimoniare il bene di cui tanta gente, che qui vive, è capace e può costruire”.

“Nella mia precedente parrocchia a Prato mi trovavo in un contesto complesso per l’impatto che aveva avuto nella città, e nel mio quartiere in modo particolare, lo sviluppo di una comunità cinese che è arrivata a quota 40 mila (in una città di meno di 200 mila abitanti). Un po’ una profezia di quello che può accadere in Italia dove c’è un tasso di natalità bassissimo. Non è così in questa parrocchia che è anzi in controtendenza con una media di tre figli e famiglie molto giovani. Devo dire che questo me l’ha resa da subito molto simpatica, anche se vedo pure i tanti problemi legati ai giovani e alle famiglie”.


LE SINERGIE DEL QUARTIERE

Gli domando come lavora con le altre parrocchie vicine, con le associazioni e le scuole del territorio. “Con le parrocchie limitrofe siamo in contatto e ci sosteniamo a vicenda quando c’è qualche bisogno. C’è il desiderio di fare di più insieme e certamente dobbiamo sforzarci maggiormente in questo senso. Sul territorio sono presenti diverse scuole, la Falcone, lo Sciascia, l’Istituto Maiorana. Siamo in contatto e collaboriamo e anche qui speriamo di poter fare in futuro ancora di più. Stessa cosa con le associazioni. La parrocchia ha anche un gruppo forte di volontari che recentemente è stato in grado con le sue sole forze di eseguire lavori articolati e complessi all’interno della Chiesa. Oltre ai volontari, ci sono anche una ventina di persone impegnate nei lavori socialmente utili. L’interscambio con il territorio si è fatto più intenso e il nostro obiettivo adesso è lavorare di più con i ragazzi”. Al momento la parrocchia ospita una clinica oculistica che rimarrà per circa un mese offrendo visite gratuite alle persone bisognose alle quali poi, in caso di bisogno, vengono donati gli occhiali. Il campo di calcetto è stato ammodernato con il contributo della Caritas italiana e il giardino della parrocchia è mantenuto dal volontariato locale. L’età media delle persone che frequentano la chiesa è alta come dappertutto. Ma con le comunioni la cosa cambia di molto sottolinea il parroco. “Abbiamo otto turni di prima comunione, più di venti bambini ogni turno. È un evento molto sentito, anche se spesso è vissuto come una festa mondana che poco ha a che vedere con il senso profondo dell’Eucarestia. Da questo punto di vista siamo contenti della svolta che darà il nuovo progetto catechistico nel senso di un approccio ai sacramenti e alla fede più profondo, consapevole e che coinvolgerà maggiormente i genitori”. Ma cosa si può fare con un quartiere così? “Tantissimo e quello che accade è per noi un grido d’allarme fortissimo a lavorare e pregare di più per la rinascita del quartiere e la salvezza di tanti giovani e famiglie. In particolare, proprio nel mondo giovanile, già da tempo percepiamo un crescente disagio ed una debolezza diffusa che poi diventa emulazione di modelli sbagliati e distruttivi che purtroppo qui appaiano come vincenti. Anche in quest’ottica leggerei i recenti e terribili fatti di Monreale”.

L’agenda giornaliera di una parrocchia come questa lascia pochi spazi. Dobbiamo concludere. E lo facciamo con una domanda sull’avvicendamento in Vaticano. Padre Giovanni Giannalia ha le idee chiare. “Papa Francesco ha molto semplificato la comunicazione tra il Papa e la gente semplice. Papa Leone mi è piaciuto perché è apparso una figura mite e nello stesso tempo vigorosa”.

 


 


venerdì 16 maggio 2025

Nell'ultima di campionato le Aquile sbattono sul marmo di Carrara

 Rosalio - Il Blog di Palermo

 13 maggio 2025

Palemo - Carrarese. Dal Barbera e dintorni è (quasi tutto)

Francesco Palazzo 

 https://www.rosalio.it/2025/05/13/palermo-carrarese-dal-barbera-e-dintorni-e-quasi-tutto/




Prima della partita

Si gioca oggi la giornata in coda al campionato di B che era stata rinviata in occasione della morte di Papa Francesco. Per le zone play off e out molto è ancora da scrivere. Basti pensare che il Palermo, che si trova settimo in classifica con 51 punti, potrebbe arrivare quinto, sesto, settimo oppure ottavo. Otto combinazioni presenta questa specie di tombola dai molteplici potenziali risultati incrociati. La Carrarese è invece tredicesima e salva con 44 punti. Ovviamente arrivare quinti o sesti, piuttosto che settimi oppure ottavi, fa una bella differenza, e non soltanto nel turno preliminare che si svolgerà sabato 17, non sappiamo se al Barbera o fuori. Molto meno complicato è invece dare un giudizio sul comportamento a 360 gradi di una piccola minoranza di tifosi, ma tifosi non sono, in occasione dell’ultima gara interna con il Frosinone. Ma non soltanto in questo ultimo caso. C’è gente, ripetiamo una minoranza, che ritiene di potersi comportare in prossimità dell’impianto sportivo e fuori dallo stadio, come vuole. Pensando, con pensieri e azioni assai distorti, di rappresentare tutti. In realtà non rappresenta affatto i tantissimi che vanno pacificamente a vedersi le partite, né, tantomeno, rappresenta la città. E comunque pure stasera disertano e fanno tifo contro.

La partita

I soliti imbecilli che fischiano l’annuncio della formazione avversaria. Fuori Gomes dentro Ranocchia nel Palermo. Dentro Di Mariano fuori Pierozzi. Al quarto la Carrerese impegna seriamente Audero che plasticamente alza sulla traversa. All’11mo ci riprovano i bianchi di Carrara. I rosa ancora a motore spento. Nikolaou ammonito al 15mo. Al 16mo gol della Carrarese da fuori area. Sino a questo momento sembrano gli ospiti, che affondano ancora, con un obiettivo importante. Al 27mo Brunori si libera bene e viene ben lanciato ma davanti al portiere inciampa sulla palla. Al 29mo Pohjanpalo su un cross dalla sinistra con un colpo di testa va vicino al gol. Lund al 30mo su un cross dalla destra va a colpo sicuro ma il portiere avversario si supera. I rosa al 35mo di nuovo pericolosi con Brunori. Al 39mo da destra la Carrarese che attacca verso la sud impegna Audero che toglie la sfera dalla porta. Al 41mo Brunori riceve la palla e con un bel gesto tecnico si porta davanti il portiere, che para bene. Al 43mo Carrarese pericolosa dal limite. Alla fine del primo tempo il Palermo, che ha molto subito e poco concretizzato, è ottavo, una posizione indietro dal fischio d’inizio. Se la vedrebbero I rosa fuori casa con la Juve Stabia. Sinora i rosanero hanno fatto in genere meglio i primi tempi, peggio i secondi. C’è da sperare che stasera vada al contrario.

Ad inizio del secondo tempo entrano Ceccaroni e Le Douaron, per Nikolaou, ammonito, e Insigne. Al 52mo punizione da sinistra del Palermo, il portiere della Carrarese si supera e nega al Palermo il pareggio. Al 56mo la Carrarese rimane in dieci per doppia ammonizione. Al 60mo il Palermo ancora vicinissimo alla rete, l’estremo difensore si oppone ancora alla grande. Il Palermo ancora avanti ma non sblocca la situazione. Al 63mo tiro del Palermo dal limite dell’area che da la sensazione del gol gonfiando da fuori la rete. In tribuna esimii commissari tecnici saprebbero cosa fare. Al 73mo il Palermo spinge ma conclude con molta incertezza. Adesso è il festival dei palloni tirati in area senza un’idea da parte dei padroni di casa. Nei rosa entra Verre ed esce Ranocchia. All’87mo Le Duaron fa 1 a 1. Il Palermo ci riprova subito con un colpo di testa che poteva essere meglio finalizzato. Sino alla fine occasioni su occasioni mancate.

Dopo la partita

Sei gare perse in casa in 19 incontri. E 14 sconfitte in totale. Solo poche squadre hanno fatto peggio. Nonostante la qualificazione ai play off la stagione poteva essere per il Palermo molto più performante. Anche in questa partita, come in tante del torneo, un buon volume di azioni d’attacco e poca raccolta in termini di gol. Col pareggio non cambia nulla. Il Cesena vince, siamo ottavi. Nella gara a turno secco dei preliminari andremo sabato a casa della Juve Stabia, che potrà accontentarsi di un pareggio per andare in semifinale. Il Palermo, se vuole tornare a giocare al Barbera, deve vincere. La cosa, vista dall’osservatorio di stasera, appare improbabile. Ma essendo il pallone rotondo e avendo il Palermo ottime individualità, tutto può succedere. Quello che possiamo dire è che questa squadra in tutto un campionato non è riuscita a trovare una propria identità di gioco, una parvenza se non episodica di continuità. Ma intanto per sabato, seppure a distanza, Forza Palermo.




martedì 13 maggio 2025

Palermo Frosinone, partita buona, ultrà da serie Z.

                      Rosalio - Il blog di Palermo

                               9  Maggio 2025

Palermo - Frosinone, dal Barbera e dintorni è (quasi) tutto


https://www.rosalio.it/2025/05/09/palermo-frosinone-dal-barbera-e-dintorni-e-quasi-tutto/

Francesco Palazzo 

Prima della partita

Dopo una giornata storica anche per chi credente non è, con l’habemus da Piazza San Pietro, si torna di sera sotto Monte Pellegrino. Almeno per le due ultime partite casalinghe ci sarà l’annuntio vobis? In casa il Palermo quest’anno ha confezionato il non invidiabile “bottino” di sei gare perse su 17 contro Salernitana, Cittadella, Catanzaro, Pisa, Cremonese, Sudtirol. Tre squadre su sei che non hanno certo fatto chissà cosa in campionato. Mancano dunque almeno nove punti, assolutamente alla portata dei rosa, che oggi metterebbero il Palermo a contendersi il prezioso quarto posto invece di ballare pericolosamente sulla soglia di accesso ai play off. Se non fosse per le prestazioni fuori casa I rosanero sarebbero molto distanti anche da questa pur precaria posizione. Chi ha ambizioni di promozione non può avere questo tabellino di marcia in casa. Basti pensare che le squadre che guidano il campionato hanno fatto delle gare interne il motore propulsivo della loro stagione. Le partite perse in totale sono state 14, soltanto cinque squadre hanno fatto peggio. Il Frosinone, che oggi scende al Barbera, pur essendo ancora impelagato nella zona bassa della classifica, ha perduto 12 incontri. I numeri del Palermo sono sicuramente peggiori di quelli dello scorso anno. Anche se dovesse vincere le due gare restanti, arriverebbe a 54 punti, lo scorso anno alla fine furono 56. Quella col Frosinone, anche senza scomodare sfide passate molto dure, presenta un rischio molto elevato. I ciociari hanno bisogno di portare via dal catino del Barbera almeno un punto, e potrebbe non bastare, per evitare i play out, visto che l’ultima partita la giocheranno in casa del già promosso capolista Sassuolo. Sia per la zona play off che per quella play out bisogna considerare troppe variabili. Tutto è comunque nelle mani del Palermo, con sei punti potrebbe ambire ad un prezioso, per i play off, sesto posto. Ma dopo le brutte sconfitte con Sudtirol e Cesena tutto può accadere. Ormai abbiamo capito che ogni partita per i rosanero è una storia a parte. Nessuna sicurezza. Oggi peraltro la difesa è in allarme, mancano due figure fondamentali come Ceccaroni e Magnani. Prima di entrare allo stadio da un gruppo di ultrà viene lanciata una bomba carta vicino al luogo dove le persone entrano allo stadio, in una zona super presidiata dalle forze dell’ordine. Ordigni che spesso fanno ingresso dentro lo stadio. Evidentemente è più facile ritirare le pericolosissime bottigliette d’acqua al prefiltralggio a inermi cittadini. È finito il nostro aiuto, il vostro tempo è scaduto, è scritto su uno striscione. Quindi c’è chi pensa che gridare e urlare chi non salta è catanese sia un aiuto. Fischi all’ingresso delle due squadre in campo, indirizzati ai rosanero. Accompagnati da un altro striscione, che recita: Ancora 180 minuti di agonia, poi chi ha fallito deve andare via. Poco prima del fischio d’inizio gli undici titolari del Palermo si stringono in cerchio. Una parte della zona del tifo organizzato è occupata da due gigantografie del tecnico e del riferimento dirigenziale della società. Con due grandi X e le scritte the end. Forse i soldi per le prossime stagioni del Palermo sono pronti a metterli loro. Due interi settori sono vuoti. Tutti sono ai margini, anche chi non vuole. Evidentemente c’è gente che si ritiene padrona di pezzi di stadio.

La partita

Al quarto Palermo vicino al gol. Al 12mo il Frosinone che attacca verso la sud va vicino alla rete. Al 13mo ci riprova il Palermo, buona occasione palla fuori. Al 23mo i gialli ciociari ci provano con un’azione dalla sinistra. Tiro sopra la traversa. Nel Palermo domina la paura. Ma Brunori c’è. Al 30mo con un tiro a girare dal limite buca la rete del Frosinone. Che cerca di reagire subito con un tiro pericoloso che però finisce di poco fuori. Le due zone della curva nord sono tenute ancora vuote con le persone schiacciate a destra e a sinistra, con plateali problemi di sicurezza. Si va negli spogliatoi con il Palermo adesso sesto a 51 punti.


Si ricomincia col botto, azione corale e Brunori raddoppia. Lancio delinquenziale di materiale infiammabile dietro e davanti la porta del Palermo. Intervengono i vigili del fuoco e forze dell’ordine. “Poliziotto pezzo di merda” gridano dagli spalti persone che dovrebbero vedere gli stadi con i binocoli. Al 60mo Brunori con un tiro da centrocampo va vicino al gol. Nel frattempo il Catanzaro va in vantaggio in casa del capolista Sassuolo e il Palermo torna in settima posizione. Al 67mo con un grande intervento il portiere del Palermo evita il gol del 2 a 1. Al 75mo palo del Frosinone, poi la palla entra, dubbi, il VAR dice che rimane il 2 a 0. All’82mo punizione dal limite dei gialli, palla poco sopra la traversa. Nel recupero Frosinone in gol ma c’è un fallo sul portiere del Palermo. The end.

Dopo la partita

Considerata la sconfitta del Bari il Palermo disputerà sicuramente i play off. È settimo, martedì vincendo la partita con la Carrarese potrebbe finire sesto la stagione. E potrebbe cambiare molto.

domenica 4 maggio 2025

L'isola pedonale alla Bandita e l'Associazione degli universitari.

 

Il MEDITERRANEO 24

2 Maggio 2025

Nuova vita per l’isola pedonale alla Bandita: “Così rigeneriamo Palermo dal basso”

Francesco Palazzo

https://www.ilmediterraneo24.it/cronaca/periferie/nuova-vita-per-lisola-pedonale-alla-bandita-cosi-rigeneriamo-palermo-dal-basso/


 

 

Si può recuperare un’isola pedonale abbandonata parlandone prima con gli abitanti e avendo il contributo anche alimentare di un macellaio e di una gelateria? È accaduto a Palermo, alla Bandita attraverso l’impegno di Gin APS, cioè l’associazione di promozione sociale “Giovani in”. Si tratta del Progetto “Boom. Polmoni Verdi in Espansione“. Con il supporto del professore di design Benedetto Inzerillo e la partecipazione dei promotori Jessica Albano, Laura Caracci, Isabel Simona Pupillo, Emanuela Lo Nardo, Simone Maio, Emanuele Di Lorenzo, ed Emanuele Patti nel ruolo di coach. Quanto realizzato è stato presentato al quartiere il 27 aprile: sono 64 gli aderenti all’associazione, molti della facoltà di architettura di Palermo. Ma anche di giurisprudenza, scienze della formazione, economa e belle arti.

L’impegno di Gin Aps

Questo progetto, come gli altri, è stato finanziato dall’Agenzia Italiana per la Gioventù, dopo aver partecipato a un bando. Si tratta del primo gradino di accesso ai fondi europei. Gin APS è nata nel 2022. La prima attività è stata la distribuzione di coperte ai senzatetto. Poi percorsi più progettuali. Come la Summer School sulle Madonie e sui Monti Sicani, presso Petralia Sottana, Isnello, Polizzi Generosa e Palazzo Adriano. Con il patrocinio tra gli altri, delle Università di Palermo e Melbourne. Studenti e ricercatori hanno svolto 192 ore di attività, con il supporto delle comunità locali e di docenti universitari. Quattro le sezioni di rigenerazione: arredo urbano, patrimonio e identità, turismo e servizi. Sono venuti fuori 16 progetti e due tesi di laurea.
I coach sono stati Luisa Lombardo e Samuele Morvillo, i promotori under 30, Adriana Calà, Fabrizio Giuffrè, Roberto Ingargiola, Costanza Maria Pasta e Letizia Rosaria Cardinali. Un altro progetto finanziato è Ritratti di periferia. Attraverso workshop fotografici nei quartieri marginali della Sicilia, mira a raccontare volti, storie e paesaggi come luoghi di cultura e identità. I partecipanti saranno guidati da Gaia Chiarenza, esperta in comunicazione visiva, insieme a under 30 dell’accademia di belle arti di Palermo: Elisa Lentini, Chiara D’Arpa, Francesco Tuzzolino, Alessandra Barbera e Claudia Di Paola. Il 27 aprile si è concluso “Navigare il Futuro“, ha coinvolto i giovani sull’uso delle tecnologie digitali. Il coach è stato Davide Diprima, vicepresidente dell’associazione, i promotori Francesca Lombardo, Roberto Ceserani, Gabriele Lentini, Gaspare Catalano e Giuseppe Vella. Un altro progetto è stato presentato alla Regione. “L’obiettivo è quello di tornare nei comuni, facendo discutere e progettare i giovani locali delle singole realtà, il tentativo è far realizzare loro delle attività produttive che possano farli rimanere”. Ce lo dice la ricercatrice Luisa Lombardo.

Come nasce il progetto di rigenerazione urbana

Il presidente, Samuele Morvillo, triennale a Palermo, specializzazione a Ferrara e dottorato in corso ad architettura, ha le idee chiare. “L’università, sposando il concetto di univercittà, deve contaminarsi con il territorio abbattendo barriere culturali ma pure quelle fatte di muri spesso invalicabili”. Ci incontriamo presso la facoltà di architettura, sotto terra. Da lì Palermo non si vede. “Facciamo lavorare i giovani direttamente sul territorio. Solo nelle difficoltà, magari sbagliando, possono imparare”. Jessica Albano e Laura Caracci stanno finendo la triennale in design. Raccontano l’esperienza alla Bandita. “Siamo state bene accolte, solo qualcuno si è lamentato perché magari utilizzava quel pezzo di strada per passarci con la moto”. Hanno pure fatto delle esperienze nella foce dell’Oreto. Sono molto legati alla costa sud e alle pratiche concrete di liberazione dalla plastica. Si parla del sacco di Palermo che ha cancellato una fiorente economia legata al mare nella costa sud. Morvillo rivela una cosa curiosa. “Non abbiamo trovato solamente materiale risalente a quegli anni del sacco ma pure cose molto più recenti”. Segno che la mattanza di territorio continua.

Si parla dei giovani che se ne vanno. Ma c’è pure uno sguardo all’Europa. Hanno appena presentato un progetto Erasmus. Non sappiamo se dentro l’università di Palermo esistano altre associazioni di questo tipo. Speriamo di sì, perché non può che essere quello dell’univercittà la carta d’identità di un ateneo in dialogo con il territorio e interessato a lasciare in esso segni di cambiamento concreti.

 

Palermo - Sudtirol. I rosanero che fanno la scampagnata del primo maggio alla Favorita

 

ROSALIO – Il BLOG di Palermo – 1 maggio 2025

Palermo – Sudtirol, dal Barbera e dintorni è (quasi) tutto

Francesco Palazzo

https://www.rosalio.it/2025/05/01/palermo-sudtirol-dal-barbera-e-dintorni-e-quasi-tutto/


 

Prima della partita

Si gioca il primo di maggio, festa dei lavoratori ma pure anniversario ogni anno della strage mafiosa di lavoratori in Sicilia a Portella della Ginestra nel 1947. Lavoro che in Sicilia, al di là di qualche dato congiunturale positivo, porta sempre più giovani con titolo di studio ad andarselo a cercare fuori. Desertificando case e città. Incontriamo il Sud Tirolo, nome che identifica le province autonome di Trento e Bolzano e l’intero Alto Adige, realtà dove l’autonomismo è stato usato molto meglio che da noi. Basta solo pensare che la provincia di Bolzano per reddito disponibile procapite tra il 2021 e il 2023 si trova sul podio, seconda soltanto a Milano. Venendo a noi dobbiamo dire di due fatti di cronaca nera. Il primo per ordine di tempo riguarda gli scontri fra ultrà rosanero nei luoghi di don Puglisi dove alcuni di loro si erano recati per fare beneficenza. Si rimane senza parole. Soprattutto se il tifo organizzato invece di chiedere scusa protesta esponendo lo striscione Liberi di viaggiare, con riferimento al fatto che non potranno andare a Cesena la prossima partita. Ancora di più, ovviamente, si resta attoniti pensando alla morte di tre ragazzi a Monreale in un sabato sera. Fiumi di parole stanno scorrendo sulla provenienza da alcuni quartieri palermitani di questo carico di violenza armata. Chi condanna in toto certe realtà e chi sostiene l’importanza del recupero. Come se la cittadinanza piena sia tale solo nel quadrilatero della Palermo borghese. Mentre altrove è normale che sia solo un disperato tentativo caritatevole da ripetere all’infinito. Forse sarebbe meglio ammettere intanto che alcuni contesti mai si sarebbero dovuti creare. E che non si può sempre, pure di fronte a tre ragazzi uccisi, difendere l’indifendibile. Tornando al calcio registriamo che non si è ancora conclusa la vicenda dell’accordo per la gestione dello stadio tra comune e società. Andando alla quartultima partita del campionato, troviamo un Palermo che nelle ultime dieci giornate di campionato ha trovato la direzione giusta. Con un ottimo rendimento in termini di punti, 18, e gol, 22, numeri, rispettivamente, da terza e seconda in classifica. Siamo sesti, il quinto posto è con la vittoria della Juve Stabia sul Catanzaro a 5 punti, il quarto ancora più lontano. Ovviamente più in alto si arriva meglio si disputano i play off. Attenzione al Sudtirol, che pur con la vittoria contro la Juve Stabia nella giornata precedente rimane impelagato, seppure respirando un po’, in zona retrocessione.

La partita

Pochi spettatori. L’arrostuta del primo maggio ha avuto la meglio. Primi 15 minuti al cloroformio. I blu sudtirolesi dormono meno, anche se i rosa si rendono pericolosi con Pohjanpalo. I rosanero attaccano verso la curva sud. Al 17mo Di Mariano va vicino al gol. Al 27mo improvviso risveglio dei rosa, si scende sulla sinistra, ci mette il piede Pohjanpalo la palla giunge a Ceccaroni che insacca in bello stile sotto la traversa. Il Palermo adesso è in palla e giunge altre due volte minaccioso sotto la porta avversaria. Al 32mo ancora Ceccaroni ci prova dal limite e scalda i guantoni al portiere dei blu. I rosa pressano adesso con decisone per chiudere la partita. Al 36mo su colpo di testa trema la traversa dei sudtirolesi. Che provano a riportarsi vicini all’area avversaria e con un tiro da fuori quasi sorprendono Audero. Poi ci riprovano. Si va negli spogliatoi con i rosa meritatamente in vantaggio.

I rosa entrano in campo intontiti e i sudtirolesi fanno uno a uno. Ceccaroni si infortuna e va fuori. Non è una buona notizia. I blu adesso ci credono. Il fantasma dei secondi tempi aleggia sul Barbera. I blu sono a due passi dal 2 a 1, Audero si oppone con una grande parata. Il centrocampo sembra essersi liquefatto dopo un buon primo tempo, almeno nella seconda parte. Al 61mo Pohjanpalo dal limite calcia sopra la traversa. Al 64mo Segre con un colpo di testa va vicino al gol. Cambi. Lund esce per Vasic, Di Mariano per Pierozzi. Ma il Palermo continua pericolosamente a dormire. Al 73mo errore assurdo dei rosa, sugli sviluppi rigore per i trentini. 2 a 1. Le Duaron, Di Francesco e Pierozzi entrano. Ma ormai, a dispetto del sole palermitano, c’è il buio al Barbera. Quasi al novantesimo i rosa confusamente ci provano. Ma senza risultato. Invece sono i blu a riportarsi in avanti. Fine.

Dopo la partita

Il Palermo perde malamente forse la partita più delicata della stagione. I rosanero dovevano rimanere agganciati al quinto posto e invece devono adesso guardarsi indietro perché i play off potrebbero tornare a ballare. I sudtirolesi dovevano lasciare qui i tre punti e invece ne trovano altrettanti portando praticamente a casa la salvezza. Ora ci sarà la trasferta a Cesena domenica, che potrebbe di fatto riagguantare il Palermo. Poi le due partite in casa con Frosinone e Carrarese. Ma a questo punto difficile puntare una sola fiche di fiducia su questo Palermo così inaffidabile. Alla fine, sia detto con onestà intellettuale, chi ha preferito la scampagnata del primo maggio alla partita aveva visto lungo.

 


domenica 27 aprile 2025

Papa Francesco e Don Pino che si guardano all'ingresso della chiesa di Brancaccio.

Porta di Servizio

Notizie Chiesa locale e universale

21 aprile 2025

Papa Francesco a Brancaccio, una visita che toccò i cuori

Francesco Palazzo



La gigantografia del Papa chiamato dalla fine del mondo, come ebbe a dire quando per la prima volta parlò al mondo il 13 marzo del 2013, venuto a mancare il lunedì di Pasqua, campeggia ancora sulla facciata della chiesa di Brancaccio, Parrocchia di Maria Santissima del Divino Amore e San Gaetano.

È forse un caso unico, non solo in Sicilia, la presenza dell’immagine del Papa, in genere messa in piccoli riquadri nelle sagrestie, così grande e a tutti immediatamente visibile. Ricorda l’indimenticata visita di Francesco il 15 settembre 2018 a Palermo e nel quartiere Brancaccio, a 25 anni dall’omicidio per mano mafiosa di don Pino Puglisi.

E proprio accanto alla gigantografia del Papa della Misericordia, nella facciata di San Gaetano, campeggia quella di don Puglisi.  Due protagonisti fondamentali del cattolicesimo del ventesimo e del ventunesimo secolo.

La visita a Brancaccio

Quando Francesco venne a Brancaccio, per me che lì sono nato e per la gente del luogo, fu una grande e gioiosa mattinata di festa e fervente partecipazione.  Il Papa argentino, dopo aver salutato le tante persone che lo attendevano, entrò in parrocchia quasi da solo per un momento di preghiera e di meditazione nel luogo di culto dove don Pino aveva annunciato il vangelo e combattuto non la mafia in generale, ma i mafiosi del rione in particolare. Ne uscì fuori sorridente, rilassato, sotto lo sguardo della bianca Statua di San Gaetano che sorge a poca distanza nella piccola piazzetta e del busto di don Pino in bronzo che da anni gli fa compagnia.

 

Un Papa che parlava a tutti

In questo rinnovato e ravvicinatissimo venerdì di passione, non soltanto per la cristianità ma per il mondo intero, visto come Francesco è riuscito a parlare veramente proprio a tutti, vedere la scomparsa del grande Papa dal minuscolo angolo di osservazione di un quartiere palermitano può avere un senso molto profondo dal mio punto di vista.

Soprattutto se consideriamo che questo papato ha, sin dal primo momento, dedicato attenzioni particolari e costanti alle dimensioni esistenziali e geografiche fuori dalle grandi direttrici economiche e sociali da tutti battute.

Il Papa e don Puglisi

Non possiamo inoltre non fare una riflessione, guardando contemporaneamente a Francesco e a Pino Puglisi, sul giorno in cui il capo della Chiesa ha abbandonato, improvvisamente, lasciando attonito il mondo intero e ciascuno di noi, le sue spoglie mortali.

Nel lunedi dell’Angelo si ricorda proprio l’accesso delle donne al luogo dove Gesù era sepolto. La risposta dell’Angelo, narra ad esempio il Vangelo di Marco, è sorprendente. Spiazzante. Quello che cercate non è più qua, è risorto. Andate ad annunziarlo agli altri.

Ecco, se vogliamo trovare ciò che persone di prima grandezza della storia umana e religiosa, come Francesco e Don Pino, hanno lasciato, occorre cercare tra le pieghe vive della storia presente e futura e non nei loro corpi mortali.

Quelle due grandi gigantografie rimarranno nella facciata della chiesa di San Gaetano per tanto tempo ancora. Ricorderanno sì che un giorno un grandissimo Papa venuto dalla fine del mondo ha calcato i passi semplici e forti del Beato Puglisi, un piccolo prete di periferia, nei luoghi del suo martirio.

Ma ci diranno soprattutto che per guardare e guarire le ore difficili delle nostre esistenze personali e collettive bisogna partite sempre dagli angoli meno visibili, dalle stazioni meno affollate, dalle pietre scartate.

Ecco, se c’è per chi scrive un insegnamento che Francesco e don Pino ci comunicano è proprio questo. Allora sì, il dolore dei momenti in cui i riferimenti si congedano. È normale, umano. Ma anche la concreta speranza che proseguire nei loro solchi è possibile da subito, sempre e per sempre. Per tutti. Nessuno e nessuna esclusi. Todos, todos, todos, annunciò nell’agosto del 2023 ai giovani a Lisbona. Tutti, tutti, tutti. Dipende solo da noi che questa profezia si realizzi.


venerdì 18 aprile 2025

Confraternite del venerdì santo a Palermo. Tra passato, presente e futuro.

 

Porta di Servizio

Notizie Chiesa locale e universale

16 aprile 2025

Venerdì Santo, fede e tradizione: viaggio fra le processioni di Palermo

https://www.portadiservizio.it/2025/04/16/venerdi-santo-fede-e-tradizione-viaggio-fra-le-processioni-di-palermo/?fbclid=IwY2xjawJvLepleHRuA2FlbQIxMQABHti9mSNwfEHmcH-52MQ0GD1-dONfgzIJ81qbG--_6kCKNi3Rt-zFevZUyPsq_aem_I41qO7g26yNN7FGd2ExKhQ

Francesco Palazzo




Il Venerdì Santo, nel centro di Palermo, si intersecano diverse processioni con i simulacri dell’Addolorata e del Cristo morto. Frangenti in cui fede, emotività, cultura popolare, tradizioni millenarie, curiosità e migliaia di vite si mescolano.

Sei confraternite storiche

Ho fatto un istruttivo viaggio nelle chiese già quasi pronte per il Venerdì Santo e ho ascoltato i superiori e alcuni componenti delle sei confraternite più antiche. Santa Maria dell’Itria dei Cocchieri, dalle parti di Via Alloro, Maria Santissima Addolorata del venerdì in Sant’Isidoro Agricola – Chiesa dei Fornai, vicinissima all’Ospedale dei Bambini.

E ancora Maria Santissima Addolorata De La Soledad, in via Maqueda, presso la chiesa di San Nicola da Tolentino,  Maria Santissima Addolorata degli Invalidi e Mutilati di guerra, dall’altra parte di via Maqueda, nella chiesa di Santa Ninfa ai Crociferi, Santissimo Crocifisso al Borgo,  presso piazza Croci, Chiesa di Santa Maria di Monserrato, Maria Santissima Addolorata dei Cassari – parrocchia San Giacomo la Marina – Chiesa Santa Maria La Nova, dietro piazza San Domenico.


 I Cocchieri, dal 1596 a oggi

Nicola Stanzione, superiore della Confraternita dei Cocchieri, ci dice che i fondatori sono stati i cocchieri delle casate benestanti e aristocratiche. In particolare quelli delle famiglie Campo e Del Carretto, nel 1596, caratterizzandosi per la processione del venerdì santo nel quartiere della Kalsa. Escono alle 16 e 30. Lui è superiore da tre anni, fine mandato nel 2025, nel 2026 nuove elezioni, è confrate da oltre 15 anni ed è tra i più giovani, visto che c’è chi ha 60 anni di confraternita.

Dal 2024 sono state ammesse le donne modificando lo statuto, c’erano pure prima ma non avevano diritto di voto, ora possono pure diventare superiori.

Sono un centinaio, i numeri non sono più quelli di una volta, si fa sempre più fatica, e non soltanto in questa confraternita, ad attrarre i giovani. Sottolinea che la loro processione cerca di non scadere nella teatralità. Sino al dopoguerra c’era qualche vecchio cocchiere, adesso la confraternita accoglie tutti. Durante la processione ci si fermava davanti ai palazzi nobiliari che facevano offerte floreali all’Addolorata e al Cristo, ancora oggi due famiglie lo fanno.

La chiesa è proprietà della confraternita, si celebra messa la domenica alle 11, dipendono dalla vicina Basilica di San Francesco per le celebrazioni. Viene evidenziato che la confraternita de La Soledad è nata prima ma per un po’ si era estinta e poi rifondata, loro invece ci sono sempre stati dal 1596. La processione presenta dei figuranti che indossano le livree degli antichi casati.

 La tradizione dei Fornai

Nella chiesa della processione dei Fornai parlo con alcuni confrati, tra cui Attilio, Emanuele, Francesco e Stefano. Vi sono due congregazioni, quella dei Panettieri di Gesù e Maria e quella del Venerdì Santo di Sant’Isidoro Agricola, quest’ultima con il titolo dei Fornai.

C’è stato un momento in cui da una confraternita sono diventate due. Sono 45 i confrati, ogni due anni come per le altre confraternite ci sono le elezioni con supervisione del centro diocesano per le confraternite. Quest’anno una novità con l’incontro tra l’angelo e il diavolo.

Tutta la tensione, dicono, si risolve quando arriva la Madonna in piazza, ciascuno pensa alle proprie vicende personali. Mentre parliamo vediamo due ragazzi che simulano una processione con una minuscola vara di cartone.

I portatori, come in tutte le processioni del Venerdì Santo, sono i devoti.  Alle 16 e 45 esce il corteo, i confrati sono quasi tutti del quartiere, le donne danno un supporto ma non sono ufficialmente nella confraternita, nata nel 1922. 

 Soledad e il legame con la Spagna

Per la Confraternita Maria Santissima Addolorata De La Soledad, che significa ‘solitudine’, incrocio il superiore, Dino Vaccaro e alcuni confrati. La confraternita nasce nel 1590, è la più antica.

Ha un legame diretto con la Spagna. Il primo vagito è nella vecchia chiesa di Santa Lucia, ma siccome era fuori dalla cinta muraria della città, i padri trinitari spagnoli vollero qualcosa all’interno delle mura, venne data una cappella della chiesa di San Demetrio.

Coi i bombardamenti della seconda guerra mondiale la chiesa è stata distrutta, è rimasta in piedi la cappella de La Soledad con l’originaria Madonna Addolorata, che sorge accanto alla Questura. Questo luogo è territorio spagnolo. La sede antica della confraternita era in via Rua Formaggi, ora è in via Maqueda. La processione esce alle 17 e 30.

C’è un gruppo femminile che non ha ufficialità, i confrati sono circa 40, quasi tutti con origini in zona. Anche questa confraternita come tutte partecipa alla vita della parrocchia e segue un cammino spirituale con il parroco.

Hanno un manto della Madonna proveniente dalla Regina di Savoia e da un paio d’anni il console spagnolo partecipa alla processione. Ricordiamo che la Semana Santa spagnola affonda le sue radici nel Medioevo.

Il simulacro attuale della Madonna addolorata è stato regalato dal padre del superiore. Qualche settimana prima del Venerdì Santo c’è la ‘scinnuta’. Tirano fuori la Madonna dalla cappella, fanno tre giri di navata e la mettono dalle parti dell’altare maggiore accompagnati dalla banda. Tutto l’anno la Madonna ha un abito giornaliero, nei giorni della quaresima ne mettono un altro, il Giovedì Santo indossa l’abito e il diadema per la processione.

 

Invalidi e mutilati, i ‘più giovani’

Per la Confraternita Addolorata degli Invalidi e Mutilati di guerra ho incontrato il superiore Fabio Randazzo. È la confraternita del Venerdì Santo più recente, fondata nel 1925 da una scissione della confraternita dei Cassari. Siamo dopo la prima guerra mondiale, la confraternita prende il nome dell’Associazione degli invalidi e mutilati di guerra.

L’obiettivo della processione è quello di raggiungere la Casa del Mutilato in via Scarlatti, accanto alla caserma dei vigili del fuoco. In quel momento l’Associazione degli invalidi e i mutilati di guerra rende omaggio all’Addolorata e al Cristo morto e quest’anno, in occasione del centenario della confraternita, l’Associazione ha regalato un abito all’Addolorata, ricamato su una stoffa lamellare in argento, realizzato a Ciminna.

La confraternita è di supporto alla comunità dei Padri Camilliani. C’è un gruppo femminile non ufficiale. Il padre dell’attuale superiore lo è stato per due volte sino al 2007, lui sta cercando di introdurre i figli a questo impegno. I confrati sono 35. Nel manto nero dell’Addolorata è presente il tricolore. La processione esce alle 17.

                                                 

      Il Crocifisso che piega le braccia

Della processione della Confraternita Santissimo Crocifisso al Borgo, nata nel 1820, ne parlo con il superiore Gaetano Di Marco. La loro particolarità è quella che il Cristo ha le braccia che si piegano, prima della processione si fa il rito della deposizione, il Cristo in croce parte dalla chiesa di San Giuseppe al Borgo Vecchio qualche ora prima della processione che si avvia alle 17.

Quasi tutti i confrati, circa un centinaio, sono originari del Borgo Vecchio. I portatori sono tutti ragazzi del Borgo. La processione si ferma davanti l’Ucciardone.

 

I Cassari

Per la confraternita dei Cassari, nata nel 1755, con uscita alle ore 17, parlo con diverse persone, tra le quali l’attuale superiore, Roberto Lo Coco, e quello che lo sostituirà, Emanuele Molina. Oggi le vare escono con i fiori già collocati, prima si ornavano in strada.

Siccome faceva parte della confraternita il personale di servizio delle casate nobiliari, quando i simulacri arrivavano davanti i palazzi più importanti uscivano i nobili e portavano l’omaggio floreale all’Addolorata e al Cristo. In quella giornata il personale di servizio aveva la giornata libera.

I confrati si vestono come si vestiva il personale di servizio. Anche in questo caso i confrati collaborano con le attività parrocchiali. Fanno pure le 40 ore, in una settimana dalle 10 alle 18, da martedì a sabato, sono impegnati in un percorso di adorazione, ciascuno di loro si alterna con i parrocchiani. Ogni 13 del mese hanno il cenacolo con il parroco.

Dal 2000 c’è un ramo femminile istituito ufficialmente, si occupano del coro e della vestizione dell’Addolorata. I confrati stanno fuori in preghiera, quando viene vestita la vedono alla presenza del sacerdote, le donne vestono la Madonna in forma privata, preparano e stirano gli abiti, quelle che la vestono, in presenza delle mogli dei confrati, sono le nubili. I confrati sono 43, le donne una quindicina.

La spiritualità delle Confraternite

Chi ha approfondito la spiritualità barocca arriva a ipotizzare tre bisogni circa l’avvento delle confraternite. Servivano a far celebrare la Pasqua ai cristiani che non potevano accedere alle celebrazioni in orari e tempi non accessibili a tutti e a far vivere loro la festività quando la liturgia era diventata giurisdizione dei religiosi.

Il secondo aspetto coincideva con il suscitare la spiritualità attraverso le emozioni per accedere più facilmente al mistero, al sacro. Poi c’era la dimensione politica. Le confraternite celebravano l’unità del cristianesimo, le esteriorizzazioni rappresentavano un’unità ritrovata tra stato e chiesa.

Ma oggi, quali riflessioni si possono fare? Domenica 6 aprile si è svolta in una Cattedrale piena la Pasqua del confrate. Le confraternite, non soltanto quelle del Venerdì Santo, sono state sollecitate a rinnovarsi investendo sui gloriosi passati che stanno a fondamento delle loro storie, divenendo sempre più spazi di crescita cristiana nel territorio ed evitando che il passato si cristallizzi nella nostalgia per ciò che è stato.

L’arcivescovo, monsignor Corrado Lorefice, con parole chiare è entrato nell’omelia più nello specifico delle processioni del Venerdì Santo. Esortando le confraternite a vivere pienamente il triduo pasquale e sottolineando che le statue che si portano in giro devono essere segni di fede che ricreano l’esistenza rinnovandola. I gesti delle processioni, ha aggiunto, non devono essere solo esteriorità, va portato un Gesù che rigenera anche la vita delle confraternite. Le processioni devono essere sobrie e brevi, ha concluso. Non si perderà nulla ma si donerà più anima alle confraternite. Nel ricordare con forza Sara Campanella, ha rivelato che uno dei suoi nonni è inserito nella confraternita del Porto e Riporto.