domenica 27 aprile 2025

Papa Francesco e Don Pino che si guardano all'ingresso della chiesa di Brancaccio.

Porta di Servizio

Notizie Chiesa locale e universale

21 aprile 2025

Papa Francesco a Brancaccio, una visita che toccò i cuori

Francesco Palazzo



La gigantografia del Papa chiamato dalla fine del mondo, come ebbe a dire quando per la prima volta parlò al mondo il 13 marzo del 2013, venuto a mancare il lunedì di Pasqua, campeggia ancora sulla facciata della chiesa di Brancaccio, Parrocchia di Maria Santissima del Divino Amore e San Gaetano.

È forse un caso unico, non solo in Sicilia, la presenza dell’immagine del Papa, in genere messa in piccoli riquadri nelle sagrestie, così grande e a tutti immediatamente visibile. Ricorda l’indimenticata visita di Francesco il 15 settembre 2018 a Palermo e nel quartiere Brancaccio, a 25 anni dall’omicidio per mano mafiosa di don Pino Puglisi.

E proprio accanto alla gigantografia del Papa della Misericordia, nella facciata di San Gaetano, campeggia quella di don Puglisi.  Due protagonisti fondamentali del cattolicesimo del ventesimo e del ventunesimo secolo.

La visita a Brancaccio

Quando Francesco venne a Brancaccio, per me che lì sono nato e per la gente del luogo, fu una grande e gioiosa mattinata di festa e fervente partecipazione.  Il Papa argentino, dopo aver salutato le tante persone che lo attendevano, entrò in parrocchia quasi da solo per un momento di preghiera e di meditazione nel luogo di culto dove don Pino aveva annunciato il vangelo e combattuto non la mafia in generale, ma i mafiosi del rione in particolare. Ne uscì fuori sorridente, rilassato, sotto lo sguardo della bianca Statua di San Gaetano che sorge a poca distanza nella piccola piazzetta e del busto di don Pino in bronzo che da anni gli fa compagnia.

 

Un Papa che parlava a tutti

In questo rinnovato e ravvicinatissimo venerdì di passione, non soltanto per la cristianità ma per il mondo intero, visto come Francesco è riuscito a parlare veramente proprio a tutti, vedere la scomparsa del grande Papa dal minuscolo angolo di osservazione di un quartiere palermitano può avere un senso molto profondo dal mio punto di vista.

Soprattutto se consideriamo che questo papato ha, sin dal primo momento, dedicato attenzioni particolari e costanti alle dimensioni esistenziali e geografiche fuori dalle grandi direttrici economiche e sociali da tutti battute.

Il Papa e don Puglisi

Non possiamo inoltre non fare una riflessione, guardando contemporaneamente a Francesco e a Pino Puglisi, sul giorno in cui il capo della Chiesa ha abbandonato, improvvisamente, lasciando attonito il mondo intero e ciascuno di noi, le sue spoglie mortali.

Nel lunedi dell’Angelo si ricorda proprio l’accesso delle donne al luogo dove Gesù era sepolto. La risposta dell’Angelo, narra ad esempio il Vangelo di Marco, è sorprendente. Spiazzante. Quello che cercate non è più qua, è risorto. Andate ad annunziarlo agli altri.

Ecco, se vogliamo trovare ciò che persone di prima grandezza della storia umana e religiosa, come Francesco e Don Pino, hanno lasciato, occorre cercare tra le pieghe vive della storia presente e futura e non nei loro corpi mortali.

Quelle due grandi gigantografie rimarranno nella facciata della chiesa di San Gaetano per tanto tempo ancora. Ricorderanno sì che un giorno un grandissimo Papa venuto dalla fine del mondo ha calcato i passi semplici e forti del Beato Puglisi, un piccolo prete di periferia, nei luoghi del suo martirio.

Ma ci diranno soprattutto che per guardare e guarire le ore difficili delle nostre esistenze personali e collettive bisogna partite sempre dagli angoli meno visibili, dalle stazioni meno affollate, dalle pietre scartate.

Ecco, se c’è per chi scrive un insegnamento che Francesco e don Pino ci comunicano è proprio questo. Allora sì, il dolore dei momenti in cui i riferimenti si congedano. È normale, umano. Ma anche la concreta speranza che proseguire nei loro solchi è possibile da subito, sempre e per sempre. Per tutti. Nessuno e nessuna esclusi. Todos, todos, todos, annunciò nell’agosto del 2023 ai giovani a Lisbona. Tutti, tutti, tutti. Dipende solo da noi che questa profezia si realizzi.


venerdì 18 aprile 2025

Confraternite del venerdì santo a Palermo. Tra passato, presente e futuro.

 

Porta di Servizio

Notizie Chiesa locale e universale

16 aprile 2025

Venerdì Santo, fede e tradizione: viaggio fra le processioni di Palermo

https://www.portadiservizio.it/2025/04/16/venerdi-santo-fede-e-tradizione-viaggio-fra-le-processioni-di-palermo/?fbclid=IwY2xjawJvLepleHRuA2FlbQIxMQABHti9mSNwfEHmcH-52MQ0GD1-dONfgzIJ81qbG--_6kCKNi3Rt-zFevZUyPsq_aem_I41qO7g26yNN7FGd2ExKhQ

Francesco Palazzo




Il Venerdì Santo, nel centro di Palermo, si intersecano diverse processioni con i simulacri dell’Addolorata e del Cristo morto. Frangenti in cui fede, emotività, cultura popolare, tradizioni millenarie, curiosità e migliaia di vite si mescolano.

Sei confraternite storiche

Ho fatto un istruttivo viaggio nelle chiese già quasi pronte per il Venerdì Santo e ho ascoltato i superiori e alcuni componenti delle sei confraternite più antiche. Santa Maria dell’Itria dei Cocchieri, dalle parti di Via Alloro, Maria Santissima Addolorata del venerdì in Sant’Isidoro Agricola – Chiesa dei Fornai, vicinissima all’Ospedale dei Bambini.

E ancora Maria Santissima Addolorata De La Soledad, in via Maqueda, presso la chiesa di San Nicola da Tolentino,  Maria Santissima Addolorata degli Invalidi e Mutilati di guerra, dall’altra parte di via Maqueda, nella chiesa di Santa Ninfa ai Crociferi, Santissimo Crocifisso al Borgo,  presso piazza Croci, Chiesa di Santa Maria di Monserrato, Maria Santissima Addolorata dei Cassari – parrocchia San Giacomo la Marina – Chiesa Santa Maria La Nova, dietro piazza San Domenico.


 I Cocchieri, dal 1596 a oggi

Nicola Stanzione, superiore della Confraternita dei Cocchieri, ci dice che i fondatori sono stati i cocchieri delle casate benestanti e aristocratiche. In particolare quelli delle famiglie Campo e Del Carretto, nel 1596, caratterizzandosi per la processione del venerdì santo nel quartiere della Kalsa. Escono alle 16 e 30. Lui è superiore da tre anni, fine mandato nel 2025, nel 2026 nuove elezioni, è confrate da oltre 15 anni ed è tra i più giovani, visto che c’è chi ha 60 anni di confraternita.

Dal 2024 sono state ammesse le donne modificando lo statuto, c’erano pure prima ma non avevano diritto di voto, ora possono pure diventare superiori.

Sono un centinaio, i numeri non sono più quelli di una volta, si fa sempre più fatica, e non soltanto in questa confraternita, ad attrarre i giovani. Sottolinea che la loro processione cerca di non scadere nella teatralità. Sino al dopoguerra c’era qualche vecchio cocchiere, adesso la confraternita accoglie tutti. Durante la processione ci si fermava davanti ai palazzi nobiliari che facevano offerte floreali all’Addolorata e al Cristo, ancora oggi due famiglie lo fanno.

La chiesa è proprietà della confraternita, si celebra messa la domenica alle 11, dipendono dalla vicina Basilica di San Francesco per le celebrazioni. Viene evidenziato che la confraternita de La Soledad è nata prima ma per un po’ si era estinta e poi rifondata, loro invece ci sono sempre stati dal 1596. La processione presenta dei figuranti che indossano le livree degli antichi casati.

 La tradizione dei Fornai

Nella chiesa della processione dei Fornai parlo con alcuni confrati, tra cui Attilio, Emanuele, Francesco e Stefano. Vi sono due congregazioni, quella dei Panettieri di Gesù e Maria e quella del Venerdì Santo di Sant’Isidoro Agricola, quest’ultima con il titolo dei Fornai.

C’è stato un momento in cui da una confraternita sono diventate due. Sono 45 i confrati, ogni due anni come per le altre confraternite ci sono le elezioni con supervisione del centro diocesano per le confraternite. Quest’anno una novità con l’incontro tra l’angelo e il diavolo.

Tutta la tensione, dicono, si risolve quando arriva la Madonna in piazza, ciascuno pensa alle proprie vicende personali. Mentre parliamo vediamo due ragazzi che simulano una processione con una minuscola vara di cartone.

I portatori, come in tutte le processioni del Venerdì Santo, sono i devoti.  Alle 16 e 45 esce il corteo, i confrati sono quasi tutti del quartiere, le donne danno un supporto ma non sono ufficialmente nella confraternita, nata nel 1922. 

 Soledad e il legame con la Spagna

Per la Confraternita Maria Santissima Addolorata De La Soledad, che significa ‘solitudine’, incrocio il superiore, Dino Vaccaro e alcuni confrati. La confraternita nasce nel 1590, è la più antica.

Ha un legame diretto con la Spagna. Il primo vagito è nella vecchia chiesa di Santa Lucia, ma siccome era fuori dalla cinta muraria della città, i padri trinitari spagnoli vollero qualcosa all’interno delle mura, venne data una cappella della chiesa di San Demetrio.

Coi i bombardamenti della seconda guerra mondiale la chiesa è stata distrutta, è rimasta in piedi la cappella de La Soledad con l’originaria Madonna Addolorata, che sorge accanto alla Questura. Questo luogo è territorio spagnolo. La sede antica della confraternita era in via Rua Formaggi, ora è in via Maqueda. La processione esce alle 17 e 30.

C’è un gruppo femminile che non ha ufficialità, i confrati sono circa 40, quasi tutti con origini in zona. Anche questa confraternita come tutte partecipa alla vita della parrocchia e segue un cammino spirituale con il parroco.

Hanno un manto della Madonna proveniente dalla Regina di Savoia e da un paio d’anni il console spagnolo partecipa alla processione. Ricordiamo che la Semana Santa spagnola affonda le sue radici nel Medioevo.

Il simulacro attuale della Madonna addolorata è stato regalato dal padre del superiore. Qualche settimana prima del Venerdì Santo c’è la ‘scinnuta’. Tirano fuori la Madonna dalla cappella, fanno tre giri di navata e la mettono dalle parti dell’altare maggiore accompagnati dalla banda. Tutto l’anno la Madonna ha un abito giornaliero, nei giorni della quaresima ne mettono un altro, il Giovedì Santo indossa l’abito e il diadema per la processione.

 

Invalidi e mutilati, i ‘più giovani’

Per la Confraternita Addolorata degli Invalidi e Mutilati di guerra ho incontrato il superiore Fabio Randazzo. È la confraternita del Venerdì Santo più recente, fondata nel 1925 da una scissione della confraternita dei Cassari. Siamo dopo la prima guerra mondiale, la confraternita prende il nome dell’Associazione degli invalidi e mutilati di guerra.

L’obiettivo della processione è quello di raggiungere la Casa del Mutilato in via Scarlatti, accanto alla caserma dei vigili del fuoco. In quel momento l’Associazione degli invalidi e i mutilati di guerra rende omaggio all’Addolorata e al Cristo morto e quest’anno, in occasione del centenario della confraternita, l’Associazione ha regalato un abito all’Addolorata, ricamato su una stoffa lamellare in argento, realizzato a Ciminna.

La confraternita è di supporto alla comunità dei Padri Camilliani. C’è un gruppo femminile non ufficiale. Il padre dell’attuale superiore lo è stato per due volte sino al 2007, lui sta cercando di introdurre i figli a questo impegno. I confrati sono 35. Nel manto nero dell’Addolorata è presente il tricolore. La processione esce alle 17.

                                                 

      Il Crocifisso che piega le braccia

Della processione della Confraternita Santissimo Crocifisso al Borgo, nata nel 1820, ne parlo con il superiore Gaetano Di Marco. La loro particolarità è quella che il Cristo ha le braccia che si piegano, prima della processione si fa il rito della deposizione, il Cristo in croce parte dalla chiesa di San Giuseppe al Borgo Vecchio qualche ora prima della processione che si avvia alle 17.

Quasi tutti i confrati, circa un centinaio, sono originari del Borgo Vecchio. I portatori sono tutti ragazzi del Borgo. La processione si ferma davanti l’Ucciardone.

 

I Cassari

Per la confraternita dei Cassari, nata nel 1755, con uscita alle ore 17, parlo con diverse persone, tra le quali l’attuale superiore, Roberto Lo Coco, e quello che lo sostituirà, Emanuele Molina. Oggi le vare escono con i fiori già collocati, prima si ornavano in strada.

Siccome faceva parte della confraternita il personale di servizio delle casate nobiliari, quando i simulacri arrivavano davanti i palazzi più importanti uscivano i nobili e portavano l’omaggio floreale all’Addolorata e al Cristo. In quella giornata il personale di servizio aveva la giornata libera.

I confrati si vestono come si vestiva il personale di servizio. Anche in questo caso i confrati collaborano con le attività parrocchiali. Fanno pure le 40 ore, in una settimana dalle 10 alle 18, da martedì a sabato, sono impegnati in un percorso di adorazione, ciascuno di loro si alterna con i parrocchiani. Ogni 13 del mese hanno il cenacolo con il parroco.

Dal 2000 c’è un ramo femminile istituito ufficialmente, si occupano del coro e della vestizione dell’Addolorata. I confrati stanno fuori in preghiera, quando viene vestita la vedono alla presenza del sacerdote, le donne vestono la Madonna in forma privata, preparano e stirano gli abiti, quelle che la vestono, in presenza delle mogli dei confrati, sono le nubili. I confrati sono 43, le donne una quindicina.

La spiritualità delle Confraternite

Chi ha approfondito la spiritualità barocca arriva a ipotizzare tre bisogni circa l’avvento delle confraternite. Servivano a far celebrare la Pasqua ai cristiani che non potevano accedere alle celebrazioni in orari e tempi non accessibili a tutti e a far vivere loro la festività quando la liturgia era diventata giurisdizione dei religiosi.

Il secondo aspetto coincideva con il suscitare la spiritualità attraverso le emozioni per accedere più facilmente al mistero, al sacro. Poi c’era la dimensione politica. Le confraternite celebravano l’unità del cristianesimo, le esteriorizzazioni rappresentavano un’unità ritrovata tra stato e chiesa.

Ma oggi, quali riflessioni si possono fare? Domenica 6 aprile si è svolta in una Cattedrale piena la Pasqua del confrate. Le confraternite, non soltanto quelle del Venerdì Santo, sono state sollecitate a rinnovarsi investendo sui gloriosi passati che stanno a fondamento delle loro storie, divenendo sempre più spazi di crescita cristiana nel territorio ed evitando che il passato si cristallizzi nella nostalgia per ciò che è stato.

L’arcivescovo, monsignor Corrado Lorefice, con parole chiare è entrato nell’omelia più nello specifico delle processioni del Venerdì Santo. Esortando le confraternite a vivere pienamente il triduo pasquale e sottolineando che le statue che si portano in giro devono essere segni di fede che ricreano l’esistenza rinnovandola. I gesti delle processioni, ha aggiunto, non devono essere solo esteriorità, va portato un Gesù che rigenera anche la vita delle confraternite. Le processioni devono essere sobrie e brevi, ha concluso. Non si perderà nulla ma si donerà più anima alle confraternite. Nel ricordare con forza Sara Campanella, ha rivelato che uno dei suoi nonni è inserito nella confraternita del Porto e Riporto.

 

Inciviltà: il potente dazio del sottosviluppo.

 PALERMO TODAY – 12 aprile 2025

Il sottosviluppo quotidiano che ci impoverisce...

Francesco Palazzo

https://www.palermotoday.it/social/segnalazioni/rifiuti-degrado-viale-croce-rossa.html


Siamo a Palermo, zona residenziale, viale Croce Rossa, a due passi dallo Stadio e dalla piazza intitolata a Papa Giovanni Paolo II. Scempi come quelli nella foto, con cicche di sigarette e ogni possibile tipo di rifiuti, vicino a un contenitore, peraltro in questo caso bello capiente, alle fermate dei bus sono la regola. Ovviamente, a ridosso o sotto le pensiline, attendendo i mezzi, i discorsi e i commenti su ciò che non va nel mondo, sui massimi sistemi, sui governi incapaci di qualsiasi tipo, livello e colore, si sprecano. Toccando quasi sempre le imperscrutabili profondità del qualunquismo e gli insondati baratri dei luoghi comuni più triti e ritriti.

Compreso il rito del richiamo ai famigerati poteri forti. Perché la colpa è sempre di qualcun altro. Oppure del destino cinico e baro. O del Nord, di Roma, dell'Europa, degli Stati Uniti, della galassia accanto. Capirete che tutto questo congetturare sull'aria fritta, colpevolizzare gli altri brutti, sporchi e cattivi, esternalizzare la risoluzione dei problemi, non permette di vedere i grandi contenitori per rifiuti o i semplici cestini a due passi... Se attraversate la strada, che ve lo dico a fare, la stessa disseminazione di rifiuti d'ogni tipo la troverete vicino ai bar, in qualsiasi altra ogni zona della città, periferica o centrale che sia. Questo, of course, dopo aver fermato l'auto in seconda o terza fila, a un tiro di schioppo dall'espresso e dal cornetto mattutini.

Questa inciviltà ampiamente diffusa, lucidamente e pervicacemente vissuta, è il vero dazio che ci autoimponiamo e che ci impoverisce. E non basteranno fondi europei o interstellari per farci guarire da una malattia gravissima e ad oggi senza cura alle nostre latitudini. Quella del sottosviluppo quotidiano.



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Il sottosviluppo quotidiano che ci impoverisce...
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venerdì 11 aprile 2025

Palermo - Sassuolo. Cinque piastrelle in rete alla prima della classe.

 

ROSALIO IL BLOG DI PALERMO – 6 APRILE 2024

Palermo – Sassuolo, dal Barbera e dintorni è (quasi) tutto

Francesco Palazzo

https://www.rosalio.it/2025/04/06/palermo-sassuolo-dal-barbera-e-dintorni-e-quasi-tutto/

 


Prima della partita

42 e 72. Non è la giocata di un ambo secco, tipo 31 e 47, sulla ruota di Palermo, ma la differenza abissale di punti prima dell’incontro al Barbera tra il Palermo e il Sassuolo. Non so se nella serie cadetta i rosanero abbiano mai giocato un incontro con una squadra che li guarda dall’alto di 30 punti di differenza. Magari sarà pure capitato in qualche altro campionato di serie B. Ma questo secco e plateale distacco con la prima della classe, ci dice tanto di quello che poteva essere il campionato del Palermo e non è stato. I rosa anche in questa partita come in altre si trovano a difendere l’ultimo posto, l’ottavo, che fa staccare il tagliando per la disputa dei play off. A Salerno la squadra di viale del Fante ha prevalso ma con qualche sofferenza di troppo, more solito, nella seconda frazione di gioco. Chi commentava la partita domenica scorsa analizzava la circostanza che la Salernitana sarebbe stata sesta, e non impelagata in piena zona retrocessione, con i risultati parziali dei soli secondi tempi. Ed è molto probabile che se si facesse lo stesso conteggio con i primi tempi dei rosanero, li troveremmo molto più in alto di come li vediamo. Va detto che oggi il Sassuolo potrebbe festeggiare sotto Monte Pellegrino la promozione matematica in serie A con un ritorno immediato nell’olimpo del calcio italiano. È solo questione di giornate perché ormai si è visto che gli emiliani hanno condotto un campionato a parte. E perciò pure una sconfitta non sposterebbe nulla. È quindi da vedere quale atteggiamento psicologico prevarrà nella loro conduzione della partita. Da ciò dipenderà molto il risultato del Palermo. Che certo ha tuttavia un impianto tecnico con i suoi giocatori in grado, in teoria, di battere un Sassuolo che volesse far punteggio pieno al Barbera. Un pareggio o peggio ancora una sconfitta, verosimilmente vedrebbero i rosa subito fuori dalla zona play off. I neroverdi emiliani, o Sasôl, in dialetto modenese, nascono nel 1920 e vengono rifondati nel 1974. Hanno disputato 11 campionati di Serie A consecutivi, 6 di Serie B, 2 di Serie C1 e 14 di Serie C2. La società è stata promossa per la prima volta in massima serie nel 2013, mentre il miglior piazzamento ottenuto in Serie A è il 6º posto della stagione 2015-2016, con cui ha raggiunto per la prima volta la qualificazione nella Europa League. Sono 11 i giocatori ad aver debuttato e giocato nella nazionale italiana nel periodo di militanza nella formazione neroverde. Situata nell’area modenese al confine con la provincia di Reggio Emilia, la città è nota principalmente per la produzione di ceramica e piastrelle, settori che rendono Sassuolo un grande centro industriale. Sassuolo ha poco più di 40 mila abitanti. Si stima che l’80% delle piastrelle italiane siano prodotte nel suo distretto ceramico e che circa i tre quarti della produzione siano destinati al mercato estero, con un fatturato complessivo di oltre 4 miliardi di euro. Insomma, rispetto a Palermo dal punto di vista economico una posizione ancora più abissale dei 30 punti di questo campionato. I giocatori del Palermo nel prepartita scendono in campo con le magliette che ricordano Sara, la giovane siciliana che è stata uccisa a Messina nell’ennesimo femminicidio. Prima della partita in tribuna autorità il presidente del Palermo ha portato un mazzo di fiori, un familiare di Sara lo ha adagiato nell’unica poltrona rosa, posto simbolicamente occupato, ad ogni partita, da ogni donna che avrebbe potuto, voluto e dovuto essere presente per tifare la propria squadra del cuore, e sopra vi ha deposto una maglietta rosa col suo nome. Va sottolineato che la violenza nasce innanzitutto dalle parole. E va detto che dentro gli stadi, codice penale alla mano, vengono tollerati parole e comportamenti che andrebbero banditi da luoghi dove si fa sport.
Sara vive, gridano dalla nord dopo aver srotolato un grande striscione che recita: Nel ricordo di Sara a difesa delle donne basta femminicidi!!

Partita

Il Sassuolo si presenta con una maglia nerazzurra, i padroni di casa, che attaccano verso la nord, classifica maglia rosanero. Il Palermo parte bene. Al quinto e al sesto minuto decise incursioni in area sassuolese. All’ottavo Pohjanpalo ci prova di testa su calcio d’angolo. Primo quarto d’ora, i rosa sono in campo per i tre punti, i modenesi per il pareggio. E così al18mo Pohjanpalo, fuoriclasse senza altri aggettivi, sugli sviluppi di un calcio d’angolo buca la rete degli avversari con un colpo di testa. Il Sassuolo subito replica, il portiere dei rosa è bravo a opporsi. Stessa cosa al 25mo. Sul capovolgimento Pohjanpalo timbra il secondo cartellino anche se è autorete. 2 a 0. Sino a questo punto la squadra a 72 punti sembra il Palermo. Al 29mo i rosa si rifanno di nuovo sotto. Al 30mo deve intervenire nuovamente il portiere rosa per neutralizzare un’azione del Sassuolo. Il Palermo in qualsiasi parte del campo aggredisce su tutti i palloni. Al 33mo Palermo ancora pericoloso. Dionisi dalla panchina vorrebbe che alcuni schemi venissero applicati meglio. Al 36mo gli ospiti per due volte si presentano minacciosi in area rosa. Quasi al 45mo con un’azione partita dalla propria area il Palermo va vicino al 3 a 0. Cosa che si realizza al 46mo dopo un tira e molla in area nerazzurra. Inutile a dirsi, sempre Pohjanpalo. Insomma, andare negli spogliatoi con tre gol di vantaggio non sappiamo da quanto non capitava al Palermo. Per giunta giocando con una supercapolista.

Il Sassuolo si presenta gasato prima del Palermo in campo e parte con due sostituzioni. Al 51mo il portiere del Palermo deve fare gli straordinari per togliere una palla dalla porta. Poi interviene con sicurezza in uscita. Al minuto 52 Palermo quasi sul 4 a 0. Al 54mo da fuori il Sassuolo fa la barba al palo a sinistra di Audero che però sembrava sul pezzo. Ma al 55mo Segre mette la quarta piastrella dentro la rete del Sassuolo. Che adesso è in confusione. Tira due volte ma alto sulla traversa. Altre due sostituzioni per il Sassuolo. Il Palermo non fa sostituzioni sinora, operazioni che spesso hanno confuso le partite, e pare aver esorcizzato la dannazione dei secondi tempi. Il Palermo adesso palleggia in sicurezza. Che però con il Sassuolo può creare problemi. E infatti al 66mo errore in difesa e quasi gol dei modenesi. Torna in campo dopo mesi il palermitano Di Mariano al posto di Ceccaroni, i rosa rimodulano la difesa. Al 71mo con Pohjanpalo i rosa vicini al quinto gol. Al 73mo il Sassuolo, con una difesa del Palermo che pare indebolita, fa il suo gol. Al 75mo fa il secondo. Il fantasma dei tempi secondi è ancora vivo? Dentro Verre e Ranocchia per i rosa, fuori Blin e Segre. Ma Pohjanpalo c’è e bolla il quinto gol, il suo terzo oggi al Barbera. Subito dopo il 5 a 3 del Sassuolo. Poi il Palermo quasi al sesto gol. All’87mo il Palermo in contropiede si mangia un gol fatto. Alla fine Vasic entra per Pierozzi, Diakité al posto di Brunori. Cinque minuti di recupero. Ce la faranno i nostri eroi a non prendere due gol? Ce la fanno.

Dopo la partita

Non sappiamo l’ultima volta che il Palermo abbia fatto cinque gol e che in un incontro ve ne siano stati addirittura otto. Partita più che buona, con la solita amnesia tecnico tattica del secondo tempo che però questa volta non ha causato il delitto perfetto. Ma quasi. Va detto che senza Pohjanpalo questa partita avrebbe conosciuto un altro risultato. Ma va pure fortemente sottolineato che vincere con una squadra davvero forte come il Sassuolo non è semplice per nessuno. Chi scrive non ha capito perchè un difensore che esce, Ceccaroni, non venga sostituito da un altro difensore ma da un giocatore avanzato. Da quel momento i rosa hanno iniziato ad avere difficoltà. Palermo settimo a 45 punti. Venerdì si va a Bari, scontro diretto, per Pasquetta in casa con la Carrarese che ancora ha qualche chance per andare ai play-off. E comunque il grande difetto dei secondi tempi è ancora vivo. Visto che il primo tempo i rosanero lo hanno vinto tre a zero, il secondo perso tre a due. Un ultimo pensiero a Sara. Non si può assaporare per intero nulla, tanto meno una partita, dopo un terribile femminicidio. L’ennesimo. Quest’anno sono già 11 i femminicidi in Italia. È una tragedia che riguarda vergognosamente il genere maschile. Tutto. Tutti. Nessuno escluso.

giovedì 3 aprile 2025

L’associazione Parco del Sole e il suo impegno per la Ballarò ferita dal crack

 

2 aprile 2025

Viaggio con il presidente Massimo Messina nella periferia sociale nel cuore di Palermo e nei suoi problemi, tra impegno e speranze di cambiamento

Francesco Palazzo



Massimo Messina, dal 2017 Presidente dell’Associazione Parco del Sole, con sede a due passi dalla Cattedrale, nei locali della Chiesa di San Giovanni Decollato, lo intravedo da fuori sorridente che fa foto a un attore che intrattiene e indirizza i bambini dell’Albergheria che studiano e fanno pure altre attività. Salendo verso la stanzetta dove dialogheremo ci imbattiamo in un maestro di musica che impartisce lezioni di tromba a un ragazzo e a due ragazze. “Abbiamo in mente di creare una nostra banda musicale”, chiosa Massimo. Per larga parte del tempo sentiamo strumenti e voci di bambini in esercizio. Ed è un bel sentire. “Ogni anno – dice Massimo – a settembre apriamo le iscrizioni e in genere le dobbiamo chiudere perché sono in tanti a fare domanda. Le famiglie che ci mandano i figli sono quelle che riconoscono di avere un problema nel seguirli per lo svolgimento dei compiti e mostrano apprezzamento per le attività proposte”.

L’Associazione è stata fondata nel 2010 da don Cosimo Scordato, per decenni Rettore della Chiesa S. Francesco Saverio e adesso rettore di San Giovanni Decollato, incarico che gli venne affidato nel 2010 dopo la ristrutturazione della chiesa. “All’inizio c’erano un gruppo di studenti universitari e mamme del quartiere. Qua non si celebrano messe, tranne in alcune occasioni quali ad esempio quella del 19 luglio in ricordo di Paolo Borsellino alla quale spesso partecipa anche don Luigi Ciotti, a testimonianza di una collaborazione stretta con l’Associazione Libera. Lo scorso anno abbiamo celebrato la messa a Pasqua, forse pure quest’anno. La zona è quella che si sviluppa subito dietro la Questura e quasi a fianco della Squadra Mobile. I ragazzi e le ragazze seguiti sono una trentina per anno. L’Associazione si avvale pure, all’interno del progetto scuola-lavoro, di ragazze e ragazze provenienti dal Liceo Regina Margherita, dal Liceo Camillo Finocchiaro Aprile e dal Liceo Classico Garibaldi. Il 6 maggio faremo il punto su come è andata”. 

 Il programma pomeridiano giornaliero è fitto. “Dal lunedì al venerdì pomeriggio compiti e rapporti con le scuole e con gli insegnanti. Di pomeriggio, lunedì attività teatrale, martedì percussioni, mercoledì attività manuale, giovedì laboratorio di scrittura, venerdì vengono i ragazzi di Giocherella a far giocare i bambini. Ma c’è pure un laboratorio di sartoria. Negli anni mi è piaciuto aprire questo luogo e farlo conoscere alla città. Dentro l’Associazione ho dato prevalenza all’importanza della formazione”.

Ci chiediamo come mai la scuola pubblica in certi territori non predisponga servizi pomeridiani di questo tipo. Anzi può pure creare un problema, come la segreteria spostata dopo l’accorpamento delle scuole. Massimo Messina ha un passato di volontario. “Nel 1992 ho svolto il servizio civile presso il Centro Sociale San Francesco Saverio all’Albergheria. Avevo fatto domanda per andare al Don Orione a Palermo, comunità frequentata dalla mia fidanzata adesso moglie, ma mi mandarono al San Saverio. Esperienza che per me è stata fondamentale.  La motivazione che mi porta a fare tutto questo, pur essendo un credente, è laica. Prevale l’impegno sociale di sollecitare le persone a ribellarsi e un richiamo nei confronti della politica, non sopporto le diseguaglianze sociali.  Ho un lavoro sicuro, mi piace dedicare parte del mio tempo a questo”.

Il lettore deve sapere che la storia del Centro San Saverio, nato dalla comunità di San Saverio, è stata una delle esperienze più interessanti nel campo del volontariato sociale palermitano. Ancora esiste. Negli anni di maggiore impatto ha generato oltre che assistenza, attività imprenditoriali che hanno vissuto per tanto tempo di vita propria, come una trattoria, un’agenzia di viaggi e una gelateria. Adesso c’è una pizzeria. Ricorderete quel detto. Non bisogna dare il pesce insegnare a pescare. Chiedo a Massimo, che nella vita fa il vice dirigente presso l’Università di Palermo e si occupa delle carriere dei ricercatori, che tipo di problemi presenta il quartiere e come li affronta il territorio. “I problemi qua sono tanti. Sia all’interno che all’esterno delle famiglie. Molti contesti familiari sono magari con redditi bassi, visto che le mogli in genere non lavorano, ma vanno avanti dignitosamente. In altre case non di rado vi sono difficoltà economiche, anche legate a situazioni che vedono i padri fare i conti con il carcere. Io sono entrato nell’Associazione nel 2015. Devo dire che prima eravamo guardati con sospetto quando andavamo in giro per il quartiere. Ora sanno chi siamo e non ci sono più problemi. Il 23 maggio di tre anni fa con un pullman della polizia siamo stati con i ragazzi e le famiglie nel luogo della strage di Capaci con PIF e Tina Montinaro.  Prima era impensabile. Il 28 marzo da Piazza Casa Professa è partita una manifestazione chiamata Stati Generali SOS Ballarò, organizzata per i dieci anni dell’assemblea pubblica SOS Ballarò. “L’esperienza ancora continua – ci dice Massimo – ci vediamo ogni due settimane associazioni, scuole e parrocchie per confrontarci e capire come affrontare insieme il quotidiano e le difficoltà che si incancreniscono. La manifestazione Ballarò Buskers, con il quartiere pieno di artisti, è figlia dell’azione dell’assemblea SOS Ballarò. Le rivendicazioni della manifestazione del 28, che è stata partecipata ma ci sarebbe bisogno di tanta più gente del quartiere, sono diverse”.

   Le leggiamo dal volantino. A Piazza del Carmine è pronto da tre anni il Mercato Coperto ma rimane inutilizzato, Inoltre si chiede un piano di regolarizzazione del mercato dell’usato nato più di 30 anni fa nel cuore dell’Albergheria. Poi la gestione dei rifiuti e degli spazi pubblici. Infine la dignità e il benessere delle persone. Ovviamente, come tutte le realtà associative pure il l’Associazione Parco del Sole, che tecnicamente è un Associazione di Promozione Sociale iscritta al CESVOP (Centro Servizi per il Volontariato di Palermo) che partecipa a dei progetti anche natalizi ed estivi per consentire un minimo di gettone ai volontari che svolgono attività, ha la difficoltà del ricambio. “E’ un problema che esiste, soprattutto il Covid ha dato una mazzata alla presenza di volontari, a volte sembra prevalere la stanchezza, siamo un po’ in emergenza ma sono fiducioso. Farò un incontro con altre associazioni, mi piacerebbe rafforzare la squadra, ma quello che già facciamo ci mette dentro la forza per andare avanti. Anche perché qualche mamma dei nostri bambini si è pure lasciata coinvolgere, due in particolare assicurano presenza e servizi. C’è un consiglio direttivo e un’assemblea dei soci circa 30 persone”.

Massimo ricorda come un periodo per lui molto impegnativo ma pieno quello del Covid. “Una delle mamme che le chiavi della sede l’ho conosciuta durante la pandemia. Mi sono fatto autorizzare a stare fuori, avevo la chiesa piena di sacchetti di spesa, mi riempivo l’auto e andavo a distribuire la spesa”.  Sabato andranno con i ragazzi e le ragazze a vedere il Don Chisciotte al Teatro Massimo. “Siamo stati più volte nella Sala Grande del Teatro e nella Sala ONU, siamo pure abbonati alla stagione del Teatro Savio con gli spettacoli della Compagnia delle Fiabe. C’è pure in sede una stagione concertistica grazie all’Associazione Kaleidos”. E non dimenticano le campane. Quelle che suonavano a festa nella Rettoria di San Francesco Saverio, retta da Don Cosimo Scordato, quando uno studente o una studentessa del quartiere raggiungeva la laurea. “Abbiamo una convenzione con il pensionato universitario – precisa Massimo – e assistiamo universitari del quartiere e diplomandi che vogliono accedere alle aule universitarie dopo il diploma. I professori in genere sono insegnanti in pensione”

Non possiamo non affrontare il problema della droga che circola soprattutto tra i giovani in questa parte di Palermo, come in altre per la verità. “Il problema esiste – conferma Massimo – a volte anche da queste parti davanti vediamo giovanissimi che sembrano in preda agli effetti della droga”. L’arcivescovo di Palermo, proprio a due passi da qui, la sera del festino del 2024 ha detto, salendo sul carro, parole durissime su questa tragedia. Al riguardo, la conversazione con Massimo Messina mi ha fatto venire in mente un episodio dello scorso anno. Ero di ritorno, il venerdì santo, dalla processione uscita dalla chiesa dei Fornai. Sul palco il prete aveva detto parole durissime sui venditori di morte, invitandoli ad andarsene se ve ne fossero là in mezzo. Mentre stavo per entrare proprio in mezzo al mercato di Ballarò, un tizio si avvicina cercando di vendermi qualcosa. Dico a Massimo che se si permettono di avvicinare uno sconosciuto evidentemente si sentono padroni del territorio. E chiaramente di questo non possono che risponderne alla mafia. Per dare una mano c’è un camper del comune con operatori specializzati. Poi l’importante legge antidroga approvata all’ARS.  “Con alcune donne, rivela Massimo, aiutate a liberarsi da contesti di coppia violenti ci sono state esperienze molto forti. Per un periodo una di loro ha dormito in chiesa”.

Finiamo parlando dell’imminente Pasqua in arrivo. Chiedo al mite, riflessivo e appassionato Massimo Messina, in cosa consistono dal suo punto di vista la passione e la resurrezione per Palermo. Non ci pensa molto. “La malattia dei tanti luoghi della nostra città dove non si vive per tanti motivi una buona vita, è la passione di Palermo. La sua Resurrezione coinciderebbe con la guarigione dei tanti territori del capoluogo dove la vita non è vita o non è pienamente vissuta. Il salto di categoria Palermo lo fa se tutta la città si salva”. Uscendo mi parla della bellezza di Palazzo Sclafani che ha di fronte. “L’altra volta ci sono entrato quando era aperto per le Vie dei Tesori per vedere da un’altra prospettiva la sede della nostra associazione”. Diceva don Puglisi: “Dovrebbe pensarci lo Stato, intanto ci siamo noi che diamo la spinta senza illuderci di poter risolvere tutti i problemi”. Massimo condivide. “Sì, spero che un giorno a Palermo non ci sia più bisogno della nostra associazione, vorrebbe dire che qua e nel resto della città tutto sarà finalmente diverso”. Quell’alba, guardando questa complessa, bella e sofferente città, che sembra talvolta fare cinque passi in avanti e spesso altri due o tre indietro, sembra non essere tanto vicina.

https://www.ilmediterraneo24.it/cronaca/periferie/lassociazione-parco-del-sole-e-il-suo-impegno-per-la-ballaro-ferita-dal-crack/?fbclid=IwY2xjawJbyyxleHRuA2FlbQIxMQABHYwHlIWwhgZi3-ehlwqum3iYwXmSGz9CAx9ofOamqJ23BaA5BVJaZrTOkg_aem_uaFhgpOlUJOOygeFev5HKw

martedì 18 marzo 2025

Palermo Città del Volontariato 2025. I dati del terzo settore in Sicilia.

 Il MEDITERRANEO 24 - 17 marzo 2025

Dal Terzo Settore un’opportunità per la Sicilia: il punto sul non profit nell’isola

Francesco Palazzo

https://www.ilmediterraneo24.it/buone-notizie/dal-terzo-settore-unopportunita-per-la-sicilia-il-punto-sul-non-profit-nellisola/



Palermo, dopo Bergamo, Cosenza e Trento, è Capitale italiana del volontariato 2025. L’inaugurazione sarà il 24 marzo alle ore 10 al Teatro Politeama di Palermo. Il CSVnet, associazione nazionale dei centri servizi per il volontariato, dal 2021 pubblica un bando con l’obbligatorietà che vi siano le adesioni di comune, Caritas diocesana e Forum del terzo settore, visto che i promotori oltre che il CSVnet sono l’ANCI, l’Associazione dei Comuni, la Caritas italiana e il Forum Italiano del terzo settore. Il CeSVoP (Centro Servizi per il Volontariato di Palermo) ha partecipato ed è arrivato l’importante riconoscimento. Il lancio dell’evento sarà fatto in due momenti. Il 18 marzo alle 9 e 30 nel Quartiere Sperone presso il Giardino delle parole con l’inaugurazione della Casetta dei Libri. Il 21 marzo a Pallavicino alle 9 presso Attia Taliu – Giardino di via Pallavicino durante la Festa di Primavera. Il programma annuale vede tante iniziative, molte in capo al CeSVoP, altre in collaborazione con gli altri due Centri servizi per il volontariato siciliani: il CSVE, Centro Servizi per il Volontariato Etneo (province di Catania, Siracusa, Ragusa ed Enna) e il CESV, che si occupa della provincia messinese.

Il CeSVoP comprende le province di Palermo, Agrigento, Trapani e Caltanissetta. Insieme, nel programma Palermo Città del Volontariato 2025, cureranno alcune iniziative sul volontariato siciliano, sul protagonismo civico dei giovani e sulla protezione civile. I tre Centri Servizi siciliani fanno comunque fisiologicamente azioni comuni, campagne comunicative, eventi giovanili, corsi di formazione.

Riavvolgendo il nastro di quello che è un grande movimento a livello nazionale, che mobilita in vario modo quasi 7 milioni di volontari, cerchiamo di aprirne la carta d’identità di come si svolge in Sicilia la vita del cosiddetto terzo settore. Terzo perché posto dopo il settore pubblico e quello privato. Lo abbiamo fatto con Nunzio Bruno, coordinatore dell’area comunicazione del CeSVoP, presso la sede che si trova a Palermo in Largo Villaura, 27. Abbiamo analizzato con attenzione dal sito del CeSVoP (cesvop.org) il Barometro RUNTS Sicilia. Il RUNTS è il Registro unico nazionale del terzo settore, istituito nel 2017 e attivo dal novembre 2021. Al 31 gennaio 2025 risultano sul RUNTS 9906 enti siciliani, anche se tale numero è destinato a calare poiché è in atto una procedura di cancellazione per oltre 800 enti che non hanno più i requisiti. Il dato siciliano è il 7,49% del totale degli iscritti in Italia (132.264), con un incremento del 17,37% in un anno (8.499 il 31 gennaio 2024). Ma di che natura sono questi enti? Abbiamo le Organizzazioni di Volontariato – ODV (2143), le Associazioni di Promozione Sociale – APS (3525), le Imprese Sociali (3399), gli Enti Filantropici (18), le Società di Mutuo Soccorso (8) e altri Enti di Terzo Settore (810). Rispetto alle altre regioni italiane si registra in Sicilia una preponderanza di Imprese Sociali e una presenza minore di Organizzazioni di Volontariato e Associazioni di Promozione Sociale.

Per quanto riguarda le singole province i numeri sono i seguenti. Ad Agrigento abbiamo 378 Imprese Sociali, 362 APS, 172 ODV e altri 45 Enti di Terzo Settore. A Caltanissetta 205 APS, 167 Imprese Sociali, 132 ODV e altri 27 Enti di Terzo Settore. A Catania 784 Imprese Sociali, 674 APS, 456 ODV e altri 148 Enti di Terzo Settore. A Enna 180 APS, 109 Imprese Sociali, 99 ODV e altri 18 Enti di Terzo Settore. A Messina 550 APS, 400 Imprese Sociali, 264 ODV e altri 102 Enti di Terzo Settore. A Palermo 823 Imprese Sociali, 823 APS, 547 ODV e altri 292 Enti di Terzo Settore.  A Ragusa 187 APS, 175 Imprese Sociali, 99 ODV e altri 47 Enti di Terzo Settore. A Siracusa 271 APS, 258 Imprese Sociali, 172 ODV e altri 71 Enti di Terzo Settore. A Trapani 305 Imprese Sociali, 273 APS, 202 ODV e altri 60 Enti di Terzo Settore. I dati numerici complessivi per provincia vedono avanti Palermo, Catania e Messina. Poi Agrigento, Trapani e Siracusa. Nelle ultime tre posizioni troviamo Caltanissetta, Ragusa ed Enna. Facendo una riflessione sui grafici, Nunzio Bruno ci fa notare un dato diverso sulla provincia di Palermo rispetto alle altre. Solo nel palermitano la presenza degli enti del terzo settore è prevalente nel capoluogo rispetto al resto della provincia. In tutte le altre province accade invece il contrario. Nei comuni capoluogo vi sono meno realtà di terzo settore rispetto al resto delle province. Le APS Associazioni di Promozione Sociale e le ODV Organizzazioni di Volontariato hanno ambedue scopi solidaristici, la differenza è che le ODV svolgono attività prevalentemente in favore di terzi (non soci), possono assumere lavoratori dipendenti solo nei limiti necessari al loro funzionamento, il numero dei volontari deve essere prevalente rispetto al numero dei lavoratori; le APS svolgono attività prevalentemente in favore dei propri associati, familiari o terzi e possono assumere lavoratori dipendenti con maggiore flessibilità rispetto alle ODV. L’Impresa Sociale è un ente privato che esercita in via stabile e principale un’attività d’impresa di interesse generale, senza scopo di lucro e per finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale, finalizzata all’inserimento lavorativo.

Per quanto riguarda la presenza più elevata in Sicilia di imprese sociali si potrebbe spiegare con il fatto che questo spezzone di terzo settore sembra assumere un ruolo di “ammortizzatore sociale”: laddove c’è poco lavoro si cerca di creare lavoro con l’impresa sociale. L’impresa sociale può fare convenzioni a pagamento, può avere affidati dei servizi tipo casa famiglia con convezioni con comuni e tribunali. I centri di servizio per il volontariato (CSV) sono autonomi, nascono con la Legge 266 del 1991. Le fondazioni di origini bancaria devono destinare un quindicesimo del loro patrimonio in denaro da trasformare attraverso i CSV in servizi gratuiti agli enti del terzo settore. I CSV vengono gestiti e orientati dagli stessi volontari che stabiliscono quali sono i servizi più adatti. Per diventare centri servizi per il volontariato occorre partecipare a un bando.  

La maggiore difficoltà delle associazioni di volontariato è il ricambio e la difficoltà ad attrarre giovani per il calo demografico, la desertificazione della partecipazione, e anche per le modalità di partecipazione più informali, liquide. Spesso i ragazzi rifiutano il tipo tradizionale di volontariato, lo identificano con la carità. Il loro è un volontarismo più episodico, legato allo scopo e non alla partecipazione continua, poi magari nasce una nuova esigenza e si riattiva un altro gruppo, che è una modalità tipica dei social. Parlare di volontariato in generale è molto approssimativo; c’è una galassia di volontariati che poi si cerca di unificare unendo le caratteristiche comuni. Per quanto riguarda la formazione, va specificato che alcuni interventi specifici, tipo protezione civile, ambito ospedaliero, carceri, accompagnamento ai minori stranieri non accompagnati, affido familiare e disabilità mentale, richiedono una specifica formazione preventiva. Altre forme di volontariato più spontaneistiche hanno meno contatti con la formazione, però man mano che si confrontano sui problemi sono costretti a mettere nel loro bagaglio conoscenze teoriche e pratiche. Negli ultimi tempi i CSV hanno adottato un metodo formativo più legato ai territori e .i loro bisogni. Quindi più una formazione induttiva che deduttiva.

I CSV collaborano anche a individuare leadership di comunità, non persone messe da fuori.  E’ la comunità che genera i propri leader e a quel punto si interviene con la formazione e si facilita una continuità nel tempo. Le associazioni di volontariato hanno un certo ciclo di vita legato alle persone che ci lavorano.  Dopo il covid è aumentata la crisi economica, ci sono associazioni di volontariato che affrontano questa emergenza e altre che puntano più al cambiamento. Nei rapporti con le istituzioni, a partire dai comuni, i centri servizi hanno adottato i nuovi principi della coprogrammazione e della coprogettazione. Ci si siede attorno allo stesso tavolo, a pari livello amministrazioni pubbliche ed enti del terzo settore, non per mettere le pezze dove il pubblico non arriva, ma per disegnare insieme le politiche sociali coinvolgendo i cittadini. Il CeSVoP ha lavorato attorno al termine amministrazione condivisa attraverso un regolamento, nel massimo della trasparenza, e chiede ai comuni di fare patti di collaborazione con i cittadini.

Nelle province di interesse del CeSVoP oltre 30 comuni hanno sposato tale metodo. Grazie a questo approccio, ad esempio, a Bagheria è stato recuperato un bene confiscato. Gli enti del terso Settore hanno, proponendo un progetto al comune, hanno proposto allo stesso di utilizzare i fondi europei per il recupero e il riutilizzo sociale dei beni confiscati. Il bene è stato restaurato e restituito ai volontari. Si chiama Centro giovanile don Milani. Il Comune paga alcune spese, altre le affrontano il CeSVoP e i volontari stessi. Pure Palermo ha approvato il regolamento per la sperimentazione condivisa anche se esperienze significative ancora non ve ne sono. Il CeSVoP per fare in modo che le realtà si conoscano e si riconoscano ha istituito case e sportelli del volontariato nel territorio. I servizi base che queste strutture di secondo livello danno alle organizzazioni di terzo settore sono diversi. Informazioni per fare volontariato, consulenze amministrative, fiscali, normative e statutarie, indicazioni per realizzare progetti sociali e per fare formazione, assistenza nelle necessità di supporto logistico e per le esigenze di comunicazione. Tali servizi vengono forniti pure ai non iscritti.

Alla fine dell’anno di Palermo Capitale Italiana del Volontariato 2025, nei giorni attorno al 5 dicembre, giornata internazionale del volontariato, si organizzerà una convention del volontariato siciliano e vi sarà il passaggio di testimone alla capitale italiana del Volontariato 2026. Per l’occasione è stato invitato il Capo dello Stato, il presidente Sergio Mattarella. Infine, per lasciare un “monumento” a Palermo Capitale del Volontariato, si tenterà di creare una Fondazione di comunità: un ente che possa promuove e sostenere azioni di rigenerazione della città. Ciò perché la capitale del volontariato ha il seguente motto: “Il volontariato che non ti aspetti… il tuo”. L’obiettivo è quello di mettere il cittadino in una posizione attiva, in modo che prenda in mano le proprie capacità di trasformazione e di partecipazione e le utilizzi per migliorare la città.


Palermo Cremonese. Tre gol in un quarto d'ora.

 Rosalio Il blog di Palermo 

14 marzo 2025

Palermo – Cremonese, dal Barbera e dintorni è (quasi) tutto

Francesco Palazzo 

          https://www.rosalio.it/2025/03/14/palermo-cremonese-dal-barbera-e-dintorni-e-quasi-tutto/


Prima della partita

Anticipo di Serie B. Il Palermo torna a giocare al Barbera nella stessa posizione di classifica che aveva prima di andare a Genova a vedersela con la Sampdoria. Inutile dire che una vittoria contro i blucerchiati valeva oro ed era assolutamente alla portata del Palermo. Inutile dire che una vittoria oggi con la Cremonese consentirebbe al Palermo di mettersi nella scia della quarta posizione. Inutile, tuttavia, affermare pure che una sconfitta della Cremonese potrebbe rendere sempre più ampia la distanza dalla terza Spezia, un distacco tale che si potrebbero non celebrare i play off. Inutile dire che una sconfitta aprirebbe ampi scenari di crisi. il Palermo vinse all’andata fuori casa. Il ritmo sotto Monte Pellegrino dei rosanero torna ad essere quello dei tempi migliori. Abbiamo 16 punti nelle ultime 8 gare disputate al Barbera. Peraltro proprio dentro casa il Palermo ha subito soltanto 10 reti. Nessuno ha fatto meglio tra le mura amiche. Dunque le cinque gare in casa saranno decisive per individuare il piazzamento del Palermo nei play off. Dopo la Cremonese, i rosanero ospiteranno il Sassuolo, che magari potrebbe aver cucito già sul petto lo scudetto della promozione. Il 21 aprile, a Pasquetta, il Palermo se la vedrà con la Carrarese, per la festa dei lavoratori scenderanno nel catino del Barbera i sudtirolesi, il 9 maggio la regular season sotto lo sguardo del Castello Utveggio raggiungerà l’ultima puntata contro il Frosinone. Alcune di queste gare sono abbastanza “facili”. Occorre però sapere che in serie B non ci sono gare semplici e che alcune squadre potrebbero trovarsi in zona play out e dunque per nulla consenzienti a fare la parte delle vittime sacrificali. Ho letto da qualche parte che questa tra Palermo e Cremonese è la partita tra le due squadre dove c’è stato un più elevato turn over tra quanti hanno fatto gol. Il Palermo scende al Barbera con 39 punti, la Cremonese con 45. Nelle ultime cinque Palermo imbattuto, Cremonese con una sconfitta. L’unione Sportiva Cremonese ha quasi la stessa età di nascita del Palermo (1903), i colori del club sono il grigio e il rosso, e come grigiorossi sono individuati i calciatori cremonesi. Il terzo portiere del Palermo, Sirigu, 18 anni fa ha giocato nella Cremonese. Gigliorossi sono stati pure il compianto Gianluca Vialli e il campione del mondo spagnolo, Antonio Cabrini. Anche l’ex commissario tecnico della nazionale, Cesare Prandelli, ha indossato la maglia grigiorossa negli anni settanta. In organico alla Cremonese c’è l’ex rosanero Franco Damián Vázquez, elegante ed estroso trequartista che a Palermo ha segnato 22 reti in 91 partite tra il 2013 e il 2016. Leggiamo che l’accordo fra il Comune di Palermo e il Palermo FC per la gestione dello stadio è pronto. Si attende il nulla osta del Consiglio Comunale. La concessione dovrebbe essere di 80 anni con scadenza nel 2105. Quando il mondo non sapremo come sarà e che impatto avrà il gioco del calcio nella società. Il Palermo dovrebbe presentare entro due anni un progetto di ammodernamento per adeguare l’impianto agli standard UEFA in vista degli Europei del 2032. Il canone annuo include pure l’uso del Pallone di viale del Fante e dell’ex campo nomadi della Favorita. Intanto il Palermo ha ottenuto il via libera per gli interventi necessari a garantire l’idoneità statica dell’impianto entro il 18 marzo. Per tornare al prepartita, va detto che Cremonese e Palemo si somigliano abbastanza. Partite per avere un ruolo da protagoniste di prima fascia, hanno alternato cose buone ad altre molto meno. Qualità nella discontinuità, potremmo dire.

La partita

Sotto un cielo sciroccoso e una temperatura agostana si inizia. Nei maxischermi scorrono le cose che non è possibile fare, cioè il 90% di quelle che vengono fatte, compresa quella di non pronunciare slogan offensivi contro altri. E infatti subito dopo «catanese pezzo di merda» parte dalla nord. Se non sei in grado di fare rispettare le regole, inutile declamarle. Spettatori in aumento. Ceccaroni ammonito al 7mo. La Cremonese sembra più in palla. Più volte si sono presentati pericolosi nell’area avversaria. Al 14mo Brunori servito da Pohjanpalo da fuori fa la barba alla traversa. Il Palermo attacca verso la nord. Al 20mo quasi gol della Cremonese a due passi dalla porta, Audero si oppone. Al 23mo stesso quadro. Rosanero poco reattivi e propositivi. Al 24mo altra parata di Audero. I grigiorossi affondano facilmente verso la porta rosanero. Ammonizione di un grigiorosso. Mezz’ora di gioco, nessun tiro del Palermo che abbia centrato lo specchio della porta. Verso la fine del primo tempo il Palermo tenta qualcosa ma non si finalizza nulla. La Cremonese è molto più decisa e pericolosa. A Pohjanpalo giungono pochi palloni. Audero esce bene. Se i rosa non hanno subito gol il merito è suo. Nell’intervallo ciascuno ha la sua tesi vincente. Non c’è mestiere più facile e appagante che fare il commissario tecnico dagli spalti.

Al 50mo errore della difesa rosa, “calcio di rigore” dal limite dei grigiorossi, che sbagliano. Giallo per Brunori, pare per simulazione. E come fu e come non fu al 56mo Gomes, il migliore in campo, buca la rete grigiorossa. Audero si fa male alla gamba. Al 68mo rosanero pericolosi. Al 69mo fallo in area cremonese e rigore per il Palermo. Il VAR conferma e Brunori mette il secondo sigillo. Due tiri in porta due gol. Verre ammonito per un fallo a centrocampo. Al 74mo dormita della difesa rosa e i grigiorossi dimezzano le distanze. Al 76mo entrano Ranocchia, Segre e Vasic. Escono Gomes (uscita fischiata), Verre e Ceccaroni. Ancora dieci giri d’orologio. Ammonito Vasic. All’86mo i grigiorossi riprendono il Palermo. Negli ultimi minuti la Cremonese cerca di fare tombola. Brunori e Diakité fanno posto nei sei minuti di recupero a Le Douaron e Lund. Quasi sul finire i grigiorossi fanno tombola e si prendono i tre punti. Buio. E non perché sia sera.

Dopo la partita

Il Palermo, in attesa delle partite di sabato e domenica, che potrebbero peggiorare la situazione, va a letto con gli stessi punti di quando era entrato in campo ma adesso di nuovo fuori dai play off superato dal Bari. Ma non è questo il punto. Una squadra con un minimo di velleità di promozione, sapendo quando contano le partite in casa, non può giocare una gara così. Primo tempo brutto e secondo ancora molto peggio, allucinante, un incubo, perché i tre gol subiti sul 2 a 0 sono molto più pesanti di quelli fatti. I cambi proposti dal Palermo alla fine sono stati controproducenti, inspiegabile l’uscita di Gomes. Quelli fatti dalla Cremonese sono stati invece risolutivi. Con la vittoria, la Cremonese si avvicina allo Spezia e scongiura il mancato svolgimento dei play off. Bisogna vedere se li farà il Palermo. Alla fine i fischi sono arrivati a Bagheria, insieme al Dionisi vattene. È chiaro che sono adesso diversi gli incontri che il tecnico non ha letto bene nei momenti cruciali. Ma prendere un altro tecnico a poche partite dalla fine, ammesso e non concesso che il City Group metta il pollice verso, non è semplice. Il 30 i rosa vanno a Salerno, il 6 aprile scende al Barbera il tritatutto capolista Sassuolo. La società avrà il coraggio di rischiare un altro bagno di sangue casalingo con lo stesso tecnico? Una cosa va detta alla fine. Questa partita la stavano vincendo anche abbastanza casualmente i giocatori in campo. L’hanno persa dalla panchina. Ora il punto è che la società, visto che ha i denari, oltre che prendere pezzi grossi per il campo, deve soprattutto individuare dal prossimo anno un tecnico con caratteristiche molto diverse.

Un francescano nella chiesa di don Puglisi

 Porta di Servizio

Notizie Chiesa locale e universale

13 marzo 2025

Brancaccio, a “tu per tu” con don Gabriele Virga

Francesco Palazzo

  https://www.portadiservizio.it/2025/03/13/brancaccio-a-tu-per-tu-con-don-gabriele-virga/



Don Gabriele Virga è un sacerdote diocesano che guida la comunità di San Gaetano a Brancaccio. Quella dove Puglisi ha vissuto gli ultimi tre anni della sua vita. Recentemente è andato via, dopo una malattia, don Maurizio Francoforte. Molto vicino a Biagio Conte, i cui funerali si sono svolti presso la chiesa della missione Speranza e Carita dove è sepolto il frate laico.

Ci vediamo nel tardo pomeriggio di martedì 11 marzo presso la parrocchia. Don Gabriele è puntualissimo. Mi avvicino a lui mentre sta aprendo la porta per entrare in chiesa. Nel frattempo si sta congedando da due suore con le quali è stato in giro a visitare le famiglie. Non è un luogo privo di significato la chiesa di San Gaetano per chi scrive. Sono nato nel quartiere, ho frequentato la parrocchia da piccolo e sino all’età adulta.

L’incontro

Don Gabriele l’ho conosciuto in ascensore a fine ottobre 2022. Ho capito che andavamo nella stessa casa dopo il penultimo piano. Stava portando l’estrema unzione a un mio zio che se ne stava andando. Mi colpirono le sue profonde parole e lo sguardo partecipe una volta seduto dopo aver impartito il sacramento. Al telefono mi aveva detto che non poteva prima di un certo orario perché sarebbe stato in giro appunto con le suore nelle case del quartiere.

Mi è parsa una buona notizia. Le suore furono chiamate da don Puglisi, prima ancora che il Centro Padre Nostro di fronte la parrocchia, quello pensato e voluto da don Pino, entrasse in funzione.

Prima di incontrare don Gabriele mi soffermo davanti al Centro. Nella targa c’è scritto: Centro Parrocchiale di Accoglienza Padre Nostro, fondato dal Beato Padre Pino Puglisi il 16 luglio 1991 ed inaugurato dal Cardinale Salvatore Pappalardo il 29 gennaio 1993.

In questa palazzina c’è l’essenza di don Pino. Un centro parrocchiale, cioè in piena sintonia con la parrocchia che si trova dall’altra parte della strada, meno di quaranta metri, di accoglienza, completamente slegato da prebende e finanziamenti. Entrati in chiesa, sento il coro che si esercita.

Don Pino e don Maurizio

Don Gabriele deve affrontare con una volontaria l’accesso problematico in una casa. A volte occorre pure capire e incassare i no di chi non vuole il tuo aiuto. Mi ospita nell’archivio. Le foto di Puglisi e di don Maurizio si trovano una accanto all’altra. Don Gabriele, mi parli di queste due preti.

“Per quanto riguarda don Puglisi a me sembra di riscontrare in molti la sua eredità, la sua ispirazione, il suo modo di servire il quartiere.  Cerchiamo di incarnare il suo modo d’essere, non nel senso di fare quello che ha fatto lui, ma nel senso di provare a vivere le cose come le ha vissute e viste lui. La sua dedizione, il suo spirito di sacrificio. L’altra cosa in cui si vede la sua traccia indelebile è l’interesse delle famiglie verso l’istituzione scolastica. Poi c’è, nel suo nome, un flusso continuo, l’invasione di tanti ragazzi e ragazze, scuole, gruppi, movimenti. Mi sono chiesto cosa cercano. Secondo me l’uomo di fede che ha vissuto per la giustizia, per la legalità”.

“Il centro e il legame con la parrocchia”

Parliamo brevemente del mio casuale incontro serale o meglio notturno a metà luglio del 1993 con 3P.  Prosegue don Gabriele. “Il centro lui l’ha voluto di fronte la chiesa in modo che ci fosse uno stretto legame con la parrocchia. Al centro si fa catechismo e tre volte la settimana vengono i ragazzi del liceo Danilo Dolci, che si trova a cento metri, per il recupero scolastico dei bambini del quartiere. I ragazzi del liceo non possono stare da soli, quindi ci sono sempre dei volontari della parrocchia che fanno da supervisori. Il Centro Padre Nostro, come voleva don Puglisi, è completamente slegato da finanziamenti pubblici”.

L’esempio di don Maurizio

Don Gabriele parla cercando le parole giuste ad ogni passaggio. “Maurizio Francoforte aveva una personalità fortissima, anche se silente, molto silente, non era l’uomo mediatico, ma lui ha lavorato tantissimo proprio nel silenzio, con tenacia. Ho ammirato la sua praticità, cercava e trovava soluzioni per la parrocchia, per il territorio”.

Gli chiedo quali sono le attività parrocchiali. “Oltre quelle classiche, prima del Covid abbiamo fatto molti campi scuola con altre parrocchie del nord, con altri volontari che venivano per esempio dagli oratori delle chiese del nord. Stavano qua una settimana, andavano a prendere i bambini per esempio nella zona cosiddetta degli Stati Uniti e li portavano al Padre Nostro, si cucinava, i ragazzi dormivano lì. Questo ha funzionato molto”.

Il territorio

Stati Uniti e Via Hazon e dintorni sono i luoghi più sofferenti del territorio parrocchiale. “Il problema – sottolinea don Gabriele – è che le due zone dialogano pochissimo e non collaborano, ci sono problemi diversi anche se non molto differenti, ma sono due povertà diverse. La parrocchia è come se fosse composta da tre anime che non interagiscono, quelle più problematiche degli Stati Uniti e di Via Hazon e la terza parte, preponderante, composta da famiglie che potremmo definire della classe media. Ciò a livello parrocchiale rende molto difficile costruire la comunità, anche se noi giriamo casa per casa, con un servizio che stiamo assicurando a tappeto. Nelle zone più difficili molti non aprono, le famiglie disponibili hanno comunque dei punti di riferimento religiosi pregressi”.

Don Gabriele si ferma un attimo per argomentare meglio. “Noi lo facciamo per far capire alle persone che la parrocchia è vicina a loro e che in qualunque momento ci siamo”. Mi racconta che c’è un problema di divario generazionale che non si riesce a colmare.

“Ci sono pochi giovani e molti over sessanta – precisa Don Gabriele -, quei pochi sono i figli o i nipoti del periodo di quando la comunità era fiorente con Padre Ignazio Acquisto, Don Giuè, Don Puglisi, Don Mario Golesano e Don Maurizio. È un periodo di crisi sul quale secondo me incide, per quanto riguarda i giovani, l’eccessivo utilizzo dei cellulari già da piccoli. Fanno fatica a ragionare, a lavorare sul proprio vissuto. E non è una cosa che riguarda soltanto Brancaccio”.

“Ricreiamo un tessuto comunitario”

Percepisco che la parte di parrocchia non irrilevante numericamente che appartiene al ceto medio non collabora più come nel passato. Don Gabriele concorda. “Stiamo cercando con pazienza di ricreare un tessuto comunitario”. Ma oltre le ombre, che probabilmente riguardano la vita di tutte le parrocchie, ci sono pure le luci nel racconto di don Gabriele.

“C’è il bel gruppo del coro, un gruppo famiglie, coppie di persone sposate che camminano insieme al diacono, don Angelo. Poi c’è un ottimo servizio agli ammalati, li vanno a trovare portando anche la comunione. Non c’è più la confraternita. Si collabora molto con la scuola media, con il liceo Danilo Dolci, con la scuola elementare e con qualche associazione come ad esempio Quelli della Rosa Gialla“.

Oggi più attenzione per la legalità”

Parliamo di un gruppo attivo nel sociale che ha prodotto musical che hanno fatto il giro d’Italia con migliaia di spettatori. Non possiamo certo non toccare il tema delinquenza e della mafia. Il sacerdote ha le idee abbastanza chiare.

“La delinquenza ha un andamento sinusoidale, ci sono delle fasi più acute e delle fasi in cui il fenomeno è meno rumoroso. Ora per esempio temo quello che ogni anno si scatena contro le forze dell’ordine con le vampe di San Giuseppe. Riguardo all’antimafia, invece, c’è anche a Brancaccio una coscienza diffusa che prima non c’era. E c’è un po’ più di attenzione verso la legalità. Poi c’è sempre, non solo a Brancaccio, il virus culturale mafioso che continua a vivere”.

Un passato francescano

Prima di transitare verso l’impegno diocesano, don Gabriele ha attraversato il deserto. “Ero un fratello francescano, lo sono stato per 28 anni, a un certo punto mi è stata stretta quella forma di vita troppo rigida e per me è diventato tutto insostenibile, sia psicologicamente che fisicamente. Mi sono dovuto fermare per tre anni e chiedermi per quale motivo mi stava succedendo questo. Tale lungo periodo è stato però prezioso perché ho scoperto che il Signore mi stava chiamando ad un altro tipo di servizio. Sono in diocesi da quasi tre anni e questo di Brancaccio è il primo incarico che mi è stato assegnato. All’inizio è stato traumatico. Uscire da una forma di vita eremitica e trovarsi in trincea è stato duro durante il primo anno. Oggi devo dire che sono onorato di calpestare un territorio segnato dal sangue di un martire e di servire la gente che ha servito don Pino. La mia lunga crisi mi aiuta a stare vicino alla gente che soffre”.

“Facciamo ponte”

Da come scruta l’interlocutore durante l’ora del dialogo, questo appare chiaro. Don Gabriele cerca di catturare ogni esigenza di chi si trova di fronte a lui. Ma cosa può chiedere una comunità come quella di Brancaccio alla città e alla chiesa di Palermo?

“Bisogna rilanciare la fiducia in noi stessi come comunità, magari coinvolgendoci in piccoli gesti dove ci si chiede a vicenda un minimo di collaborazione. Nei confronti della chiesa diocesana occorre tenerla aggiornata, coinvolgerla, non isolarci, fare da ponte”.

Dalla morte di don Maurizio, dicembre 2024, la comunità aspetta che le venga assegnato un nuovo parroco, ma nel frattempo don Gabriele cerca di accompagnarla nel miglior modo possibile. Con le altre parrocchie della zona dialogate?

“Con le altre parrocchie vicine si collabora. Segnalo che intorno alla chiesa esistente nell’ex deposito delle ferrovie, che noi amministriamo, c’è una bella comunità da curare. Noi andiamo ogni domenica”.

La fede, un terzo occhio”

Ma cosa è la fede adesso per un francescano eremita di stretta osservanza passato a lavorare sul territorio? “La mia fede è un terzo occhio. Prima la fede era con meno responsabilità, un cammino di perfezionamento spirituale personale. Oggi la mia fede si sta arricchendo di un percorso di attenzione maggiore verso gli altri. Quando si chiude il portone della parrocchia a me continuano a rimanere in testa le persone con i loro problemi e l’impegno che ci vuole per tentare soluzioni possibili. L’occhio della fede è dinamico tuttavia, cresce sempre, si arricchisce di continuo”.

Il ricordo del Papa

Nel 2018 Papa Francesco pellegrino a Palermo nei luoghi del martirio di don Pino, entrò quasi da solo a San Gaetano. Chissà quali pensieri e meditazioni si è portato appresso. Nella facciata della chiesa, che per la precisione si chiama Maria Santissima del Divino Amore e San Gaetano, ci sono da quel giorno le gigantografie del Papa e di don Puglisi. Chiedo a Don Gabriele due parole sul pontefice.

“Papa Francesco ha segnato il futuro della chiesa, che dopo di lui non può più tornare indietro. Per quanto riguarda me, spesso mi sono stupito che la mia crisi spirituale e la sua soluzione è coincisa con questo papato e con Brancaccio. Non riesco a non collegare questi due aspetti”.

La porta sull’altare

Poi mi porta un po’ a visitare la chiesa. Rivedo la porticina che sbuca sull’altare. Da chierichetto entravo e uscivo da lì. Facciamo una foto davanti la mensa in legno semplice che fu di Puglisi. Siamo alla porta. “Quando verrà eletto il nuovo parroco lo saprai dai giornali”. Replico. “Magari, chissà…”. “Quello che vuole il Signore”, è il suo saluto finale.

Vado a riprendermi l’auto, ripasso dal Centro Padre Nostro. Prima era chiuso adesso è aperto con tanti giovani e un frate in visita. Don Pino è ancora in questo centro pagato a caro prezzo.

La sera del 15 settembre 1993 telefonò dalla cabina che c’era sul marciapiede di fronte al centro. Il commando mafioso di morte vedendolo decise di agire subito. Ma non sapevano che, poverini, come recitano Ficarra e Picone nel loro bellissimo pezzo su don Puglisi, ci sono diverse nascite. Parto naturale, cesareo, in acqua e parto per uccisione. Ci auguriamo che la vita di don Pino, che non è finita, riesca ad indicare alla sua parrocchia e alla Chiesa palermitana sempre più la strada da percorrere.