lunedì 7 maggio 2007

Scontrino fiscale come conquista civica

LA REPUBBLICA PALERMO - SABATO, 05 MAGGIO 2007

Odissea del consumatore dal barbiere al pollivendolo

Se il commerciante si offende alla richiesta dello scontrino

FRANCESCO PALAZZO

Forse è la reazione irrazionale alla possibile chiusura degli esercizi commerciali nei casi di infrazioni. Certo è che farsi rilasciare lo scontrino fiscale o una ricevuta di pagamento a Palermo è diventato davvero arduo. O meglio, se chiedi poi ottieni. Ma se va bene devi sopportare l´occhiataccia di certi esercenti. Se va male devi pagare di più perché in nero non si calcola l´Iva. È il ragionamento di un meccanico che ha rimesso a nuovo un´auto. Un venditore di polli allo spiedo, già arrivato a dieci euro alla faccia dell´influenza aviaria, utilizza un metodo niente male. Lo scontrino effettivamente esce dalla cassa, ma quasi sempre rimane lì svettante, lui dà soltanto un pezzo di carta con la quantità di ciò che ti spetta. Per molti parrucchieri per signora è prassi rilasciare una ricevuta di importo molto inferiore alla spesa effettiva. Dal barbiere la cosa può ripetersi, in modo leggermente più fastidioso, essendo quello un luogo dove si va pure per rilassarsi un attimo. Dopo la classica spazzolata finale, il capo cerca di capire che tipo sei e mentre da il resto si prepara a ogni evenienza. Quando dici la frase, per favore la ricevuta, ecco che improvvisamente si ricorda, con un plateale gesto che mima una dimenticanza occasionale. In due secondi ottieni ciò che hai chiesto. Insieme ai silenziosi insulti che il nostro artigiano del capello ti starà certo indirizzando e che ti pare di sentire in stereofonia. Anche in certe pescherie non si sfugge al giochetto. Scegli ciò che desideri, gentilmente il pescivendolo incarta, ti pare che tutto fili liscio. Ma al momento di incassare devi «ricordargli» che l´operazione si può dire conclusa con una piccola aggiunta di buona volontà da parte sua. Ti accontenta senz´altro, ma quando giri le spalle ti porti dietro uno strano sguardo gelido che ti fa sentire un verme e che ti accompagnerà sino a sera. E dei bar, cosa possiamo dire? Ne conosciamo uno dove in certi momenti della giornata, quando c´è poca gente e tutto è sotto controllo, il cassiere chiama le ordinazioni senza impegnare più di tanto la cassa, prende i soldi e avverte in viva voce che hai pagato ciò che stai mangiando e che hai diritto al caffè. Ti soffermi un attimo, neanche parli perché hai la bocca impegnata con il cornetto, guardi con compassione, lui capisce e sgancia l´agognato pizzino. Anche nel campo della ristorazione con servizio ai tavoli si può allestire una certa rispettabile casistica. Qualche giorno addietro all´uscita dal Massimo, nelle vie adiacenti, si è consumato il rito del kebap. Al momento del conto ti si presenta il classico anonimo foglio di carta sventolato dal ragazzo impegnato in sala. Ogni volta la solita, e quasi isolata, richiesta del documento ufficiale, che in genere arriva dopo minuti di incomprensibile attesa. In questo caso c´è stata una variante sul tema. «Se vuole lo scontrino vada alla cassa». Al nostro perché, nessuna risposta: in fondo non stiamo chiedendo i documenti a nessuno. Dall´esigua coda che umilmente attende, capisci che il gestore a uno a uno vuole conoscerli quei pochi screanzati che non hanno la serietà civica di uniformarsi al comportamento della massa, che paga senza fare tante storie. L´elenco potrebbe essere lungo, ma qui ci fermiamo. Dicendo che non si vuole fare di tutta l´erba un fascio, tanti commercianti si comportano bene. Tuttavia il gruppo dei furbi è bello grosso. Ed è anche difeso, non tanto per l´evasione sfacciata che tende a umiliare chi acquista, ma per gli aumenti sconsiderati dei prezzi seguiti all´introduzione dell´euro. Che è poi l´altra faccia della medaglia, in cui a perderci è sempre chi consuma. Qualche settimana addietro, in una dichiarazione televisiva, un esponente cittadino della categoria degli esercenti, giustificava la forte lievitazione dei prezzi al consumo con il fatto che è alla filiera, cioè nel percorso che dal produttore porta al venditore, che si determinano gli aumenti spropositati. E quando c´era la lira, avremmo chiesto, perché gli importi delle merci al consumo non aumentavano in maniera così galoppante? Ma i giornalisti, si sa, spesso non fanno la seconda domanda, si perde troppo tempo.

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