giovedì 24 maggio 2007

Antimafia ruolo associazioni

LA REPUBBLICA PALERMO - GIOVEDÌ, 24 MAGGIO 2007

Pagina I
LA PROPOSTA

Fronte comune delle associazioni per la legalità
FRANCESCO PALAZZO

Un altro 23 maggio di manifestazioni è alle nostre spalle. Parole, cortei, musica, messe, dichiarazioni di esponenti partitici e di figure istituzionali. E poi tutto il resto. Ogni anniversario è come quello dell´anno precedente. Diciamolo francamente, nel campo dell´antimafia niente più sorprende, gli anniversari si rincorrono con parole e azioni sempre uguali a se stesse. Si deve tuttavia ricordare, fare memoria, sappiamo quanto sia importante strappare le vittime all´oblio.
Ma ormai sembra una memoria inchiodata su uno spartito che non riesce più a suonare una musica che davvero costituisca un problema per le mafie. Certo, c´è la confisca e l´utilizzo delle risorse che prima erano mafiose. Tanta gente fa lavoro meritorio in questo campo e sempre più Cosa nostra minaccia e interviene. Ma il sottrarre alla mafia i beni e poi riutilizzare gli stessi per fini sociali, cosa che peraltro si fa con incredibili ritardi e omissioni, è un processo che interviene solo e sempre dopo che il danno è stato fatto. A parte il fatto che, se proprio vogliamo dirla tutta, è davvero risibile il volume di ricchezza che si riesce a togliere al potere mafioso rispetto a quello che già si è consolidato e legalizzato. Bisogna, quindi, intervenire prima. Lasciando stare per un attimo il modo di porsi delle pubbliche istituzioni e dei partiti nei confronti della mafia, è bene concentrarsi su quello che la cosiddetta società civile legata al mondo dell´associazionismo riesce a mettere in campo collettivamente. La somma delle tante, e pur meritorie, azioni singole, rischia di avvicinarsi drammaticamente allo zero. Ognuno va per proprio conto, mai si prospetta la possibilità di una sintesi, di un´azione comune, di momenti programmati di confronto e verifica. Del resto sarebbe pure molto complicato, se non impossibile, mancando un luogo fisico (presente in molte città del resto d´Italia) dove conoscersi e riconoscersi per mettere insieme tutto l´immenso bacino di saperi e pratiche in questi decenni accumulato da tanti. I mafiosi tra loro si conoscono, a volte si combattono e per ora non lo fanno, sono in grado di approntare strategie di media e lunga durata. Viste le ricchezze che hanno accumulato, pare non siano tanto scarsi nel raccogliere i frutti del loro operato. Gli antimafiosi che operano nella società non sono invece capaci di aggregarsi e continuano a dare alle mafie un vantaggio immenso. Capita, talvolta, alle persone che pure operano genericamente nell´ambito di quella che possiamo chiamare genericamente antimafia, di non vedersi per mesi. Quando si parla, nel corso di fugaci e occasionali incontri, si tocca con mano quanto sarebbe importante potere lavorare insieme. E non che nel frattempo ognuno stia con le mani in mano. Si organizza, si commemora, si studia, si marcia, si polemizza. Solo che ciascuno lo fa in solitudine. E non si sente il limite di tutto ciò. In una città come Palermo ogni protagonista dell´antimafia, singolo o collettivo che sia, spesso è polemico con gli altri schierati sullo stesso fronte. Tutto ciò fa comodo al potere mafioso. Di chi è la colpa di questa disgregazione? Forse della tanto vituperata politica? Forse è il destino cinico e baro? Che cosa impedisce all´associazionismo antimafioso palermitano di agire come forte lobby di pressione? Non ci sono colpevoli esterni. Bisogna attrezzarsi per costruire la politica sociale antimafia del prima e non sempre quella repressiva del dopo. Altrimenti, a lungo andare, anche le commemorazioni annuali saranno sempre più sterili. La mafia fa bene il proprio lavoro, l´antimafia che opera nella società dovrebbe fare bene insieme il suo. Solo allora potrà veramente presentare

Nessun commento:

Posta un commento