domenica 20 maggio 2007

Centrosinistra siciliano e patti centrsiti

LA REPUBBLICA PALERMO - DOMENICA, 20 MAGGIO 2007

Pagina I
L´INTERVENTO
Il patto centrista indebolisce il Pd

FRANCESCO PALAZZO

Vi sono tanti modi per leggere in positivo una sconfitta elettorale. In Sicilia il centrosinistra, perdendo spesso, si è specializzato in analisi consolanti a urne aperte. Su Palermo, a esempio, si fanno paragoni con il 2001. C´è stato davvero questo recupero? A prima vista sembrerebbe di sì. L´Unione ha preso 17 punti in più. Tuttavia, questo 37,84 per cento è davvero un´altra cosa rispetto alla prima sconfitta contro Cammarata e compagni? Si può ritenere di no. Perché il numero sia raffrontabile vanno eseguite infatti due sottrazioni. Tolto il 13,57 per cento delle liste orlandiane, cifra elettorale occasionale e perciò già evaporata, si arriva al 24,27 per cento. Non è finita, bisogna togliere quelle piccole liste che non rivedremo più e che non hanno portato grandi consensi. Via un altro 1,3 per cento e arriviamo al 22,97. Volendo, è questo il numero da paragonare al 2001. Allora si arrivò al 20,55. Ci sarebbe un 2,42 per cento di scarto, su cui intavolare discussioni sul miglioramento rispetto al terribile anno. E qualcuno ci prova, non soltanto sotto i fumi stordenti della sconfitta, ma anche dopo alcune notti di sonno ristoratore. Bisogna però dire che, partendo dal rappresentare strutturalmente meno di un quarto dell´elettorato, neanche si fosse candidata Santa Rosalia in persona l´Unione sarebbe riuscita a cavare un ragno dal buco nel capoluogo. Non ci sono ricette miracolistiche per uscire da tutto ciò. Certo, fa specie che il giorno dopo la batosta partano «segnali» di fidanzamento nei confronti dell´Udc e del Movimento per l´autonomia. Ciascuno è libero di immaginare tutti gli accordi possibili. Però, quando fai delle avance da una posizione di forza puoi immaginare di essere al centro del gioco. Quando ti sbilanci da una situazione di debolezza, la cosa migliore che ti può capitare è quella di dirigere il traffico ritenendo che tutte le macchine in circolazione ti appartengano. Ma non è così, a meno di non avventurarsi, ancora una volta, in improbabili letture di avvenimenti elettorali e inaugurando un nuovo genere letterario. Non più sconfitte che cercano di trasformarsi in vittorie, ma vittorie che perdono di vista la politica. È stato fatto ad Agrigento e a Cefalù, che non sono esattamente due piccoli borghi, dove in genere si sperimentano tutti gli incroci possibili. Ad Agrigento, Ds e Udeur, insieme a tre liste civiche, distaccandosi da altri pezzi dell´Unione, hanno sostenuto un uomo sino a ieri nell´Udc e vanno al ballottaggio contro il candidato del centrodestra. Il centrosinistra che va al secondo turno non arriva al 18 per cento, mentre lo schieramento compatto del centrodestra che sostiene l´altro candidato supera il 70 per cento. Non capiamo dunque in che cosa esattamente consista la contentezza di andare al ballottaggio in queste condizioni di forza residuale. Analogo ragionamento si può fare per Cefalù, dove il candidato sostenuto da Ds e Udc ha vinto. Anche in questo caso festeggiamenti, ma in una situazione in cui i Ds, che superano di poco il 9 per cento, per giunta insieme allo Sdi, sono al seguito e non protagonisti, in un´alleanza che vede l´Udc superare pure Forza Italia, obiettivo mancato in tante realtà. Insomma, per il centrosinistra la via per uscire dal collo della bottiglia non può intravedersi minimizzando sconfitte politiche pesanti o brindando dove si è marginali e divisi, anche se vincenti o speranzosi di esserlo tra una settimana grazie ad alleanze improvvisate e spregiudicate. Su tali basi le fondamenta siciliane, già gracilissime, del Partito democratico e della Sinistra europea, non potranno che indebolirsi ancora di più.

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